Sabato, 26 Maggio 2018 13:10

Richiedenti asilo: a L'Aquila 677 'espulsi' dal circuito dell'accoglienza

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Tra il 2016 e il 2017, in provincia dell'Aquila 677 richiedenti asilo sono stati espulsi dal circuito d'accoglienza.

Ad oggi, in Italia il Ministero dell'Interno non sa quanti siano i migranti che hanno perso il diritto all'accoglienza logistica, economica, informativa, legale o di altro genere. "Stiamo procedendo al monitoraggio e alla raccolta dati presso le Prefetture e provvedendo a stilare una statistica che sarà disponibile a breve", chiariva il Viminale alla metà di gennaio scorso. Eppure, lo strumento della 'revoca' esiste da quasi tre anni e consente alle Prefetture di farvi ricorso in casi diversi. I più frequenti sono la "mancata presentazione presso la struttura individuata ovvero l'abbandono del centro d'accoglienza da parte del richiedente, senza preventiva motivata comunicazione", oppure la "violazione grave o ripetuta delle regole delle strutture [...], compreso il danneggiamento doloso di beni mobili o immobili, ovverto comportamenti gravemente violenti".

In attesa che il Ministero renda noti i numeri, Altreconomia ha contattato le Prefetture italiane e un terzo di queste ha accettato di comunicare i dati relativi ai provvediment del biennio 2016/2017. 

Sono impressionanti. 

In quell'arco temporale, infatti, 35 uffici prefettizi hanno emesso oltre 21.900 provvedimenti. A Bologna, dove all'inizio dell'anno risultano ospitati 2.214 migranti, le revoche sono state 2.202. Una sorta di 'turn over', come ad Ancona: 1.342 revoche in due anni a fronte di 1.378 cittadini stranieri che risultano accolti al 1 gennaio 2018. Come detto, in provincia delll'Aquila i richiedenti asilo 'espulsi' dal sistema d'accoglienza sono stati 677 (263 nel teramano), una media altissima rispetto al numero di migranti accolti ad oggi, più che nelle province di Padova (214), Verona (593), Belluno (350), Bolzano (450), Cremona (416), Lecco (653), Sondrio (68), Vercelli (556), Arezzo (600), Pistoia (657), Prato (571), Rieti (223), Ascoli Piceno (500), Modena (628), Piacenza (265), Rimini (245) e così via.

Dei cittadini stranieri espulsi, "si ignora la sistemazione, collocazione, destinazione di coloro che vengono allontanati" fa sapere il dirigente dell'Area Immigrazione ad Altreconomia. Altri lasciano i centri volontariamente. Significa che migliaia di persone - proiettando i dati al livello nazionale si ottengono qualcosa come 80mila provvedimenti di revoca delle misure d'accoglienza in due anni - sono state messe fuori dai centri: possono restare in Italia, ma debbono trovarsi un'altra sistemazione. Hanno fatto domanda di asilo e qualora dovessero risultare irreperibili per oltre un anno prima del colloquio con la commissione territoriale, la loro pratica verrebbe dichiarata estinta. 

Una cifra enorme atteso che i migranti ospitati nelle strutture di accoglienza italiane, al 22 gennaio scorso, erano 182.863.

Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati onlus di Trieste e vice presidente dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, si aspettava "un utilizzo sproporzionato di questa misura" ma non in questi termini. A leggere la normativa comunitaria 2013/33 in tema di revoca, si legge come "sia necessario fare ricorso ad un principio di gradualità che in Italia non è stato rispettato minimamente", denuncia ad Altreconomia. "Questo non significa che di per sé la revoca delle misura di accoglienza sia uno strumento illegittimo - aggiunge Anna Brambilla, avvocato e socio di Asgi - ma in questo modo si è dato in mano ai Prefetti un potere enorme che questi esercitano con assoluta discrezionalità, talvolta senza comunicare l'avvio del procedimento all'interessato, e in maniera molto differenziata da territorio a territorio". 

Quello che colpisce dei regolamenti istruiti dalle Prefetture italiane, "è il linguaggio: non è basato sulla responsabilizzazione delle persone ma tradisce una idea di esercizio del controllo su chi è accolto. Un approccio repressivo che non ha nulla a che fare con il diritto all'accoglienza". D'altra parte, i numeri delle revoche sono spia della qualità o meno dell'accoglienza: nei casi di 'allontamento volontario', in effetti, sono gli stessi richiedenti ad abbandonare i centri pur di trovare una sistemazione che ritengono più dignitosa".

Laddove è diffusa l'attenzione al percorso di inserimento sociale dei rifugiati, le tensioni interne alle strutture di accoglienza vengono gestite e ricondotte alla loro effettiva gravità e, per questo, i provvedimenti di revoca sono assunti come extrema ratio nei soli casi di situazioni penalmente rilevanti. Si pensi a Trieste, laddove i revocati nel biennio sono stati 93 su 1.329. Altrove, e L'Aquila è tra le città attenzionate, i numeri raccontano ben altro. 

 

 

 

Ultima modifica il Domenica, 27 Maggio 2018 20:22

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