Giovedì, 07 Giugno 2018 04:05

Santa Maria Paganica: com'era dov'era o monumento al terremoto?

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Domenica scorsa, dalle colonne del Messaggero, il consigliere comunale dell’Udc Raffaele Daniele, presidente della commissione Programmazione e Territorio, ha lanciato una proposta sulla chiesa di Santa Maria Paganica.

L’edificio, com'è noto, giace ancora nelle stesse condizioni del 6 aprile. Il terremoto ha fatto collassare il tamburo, la cupola, la torre campanaria, le volte delle cappelle e gli elementi di copertura delle pareti laterali. Gravi lesioni si sono aperte anche sulla facciata, sulle volte, sulle pareti dell’abside e sugli archi trionfali. Inoltre si è verificato anche il distacco della parete frontale da quelle laterali con il ribaltamento della parte sommitale.

Considerata l’entità del danno e visto che i lavori di consolidamento e restauro non sono ancora iniziati, arrivati  questo punto non sarebbe meglio, è il ragionamento di Daniele, rinunciare all’idea di ricostruire la chiesa com’era e dov’era e puntare, invece, a trasformarla, con un progetto di “mantenimento delle rovine”, in un ricordo della devastazione del terremoto?

Daniele ha proposto di realizzare un concorso internazionale di idee e ha detto di aver in mente, come modello, quello della Sagrada Familia, la grande chiesa progettata da Gaudì diventata uno dei simboli di Barcellona, capace di attirare più di 3 milioni di visitatori l’anno.

Similmente, la “nuova” Santa Maria Paganica, complice anche la sua vicinanza a Palazzo Ardinghelli, che dal prossimo anno diventerà la sede distaccata del Maxxi, potrebbe diventare un monumento in grado di attrarre turisti da tutta Europa.

Con quali risorse realizzare tutto questo? Con i soldi pubblici ma anche, suggerisce Daniele, con fondi privati, frutto di donazioni o sponsorizzazioni - come si è fatto per Collemaggio (Eni) o, fuori L’Aquila, per il Colosseo (Della Valle).

La proposta del consigliere comunale – che più che alla Sagrada Familia fa pensare alla chiesa Do Carmo di Lisbona (foto sotto), la bellissima chiesa gotica distrutta dal terremoto del 1755 e lasciata da allora spoglia e senza copertura, o all’abbazia di San Galgano, in provincia di Siena – è interessante per due motivi: esce fuori da quella logica del “dov’era com’era” che ha impedito, finora, ogni tentativo di cambiamento e rinnovamento della città e ogni possibilità di introdurre, nel tessuto urbano del centro, inserzioni innovative; e riconosce l’importanza di avere, in futuro, un luogo, uno spazio pubblico, riservato alla memoria del terremoto. Qualcosa che, incredibilmente, alla vigilia del decennale del 6 aprile, ancora manca.

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Tuttavia, per quanto stimolante, l’idea di Daniele rischia di essere tardiva. Anche se i lavori nella chiesa non sono ancora partiti, non è del tutto vero, infatti, che la ricostruzione sia ancora all’anno zero.

Un progetto di restauro e consolidamento c’è ed è stato depositato al Segretariato regionale dell’Abruzzo diverso tempo fa.

E’ un progetto esecutivo che la Curia, proprietaria dell’edificio, commissionò a un gruppo di progettisti non aquilani prima che una norma dell’agosto del 2015 stabilisse che anche le chiese, a meno che non fossero parte di un aggregato privato, dovessero essere equiparate a edifici pubblici e dunque essere trattate, per ciò che concerne gli appalti, come tali.

Un parere dell’Avvocatura di Stato, tuttavia, ha successivamente stabilito che se prima di quella data erano già stati presentati, in via più o meno ufficiale, progetti dotati di una fattibilità tecnica e finanziaria, si poteva procedere con quelli, andando in deroga.

E' proprio il caso di Santa Maria Paganica. Per i lavori, è stato calcolato, servirebbero circa 20 milioni di euro; soldi che, in questo momento, non ci sono, nonostante la chiesa fosse stata inserita nel Piano strategico per il turismo e la cultura proposto, sempre nel 2015, da Dario Franceschini, che assegnava all’Aquila, complessivamente, 30 milioni di euro, destinati anche al restauro di San Massimo e al completamento dell’intervento di recupero delle mura urbiche.

Pur mancando le coperture finanziarie, una base di partenza, vale a dire un progetto di recupero, c’è. Accogliere una proposta come quella di Daniele significherebbe, viceversa, secondo il Segretariato regionale, perdere altro tempo. Altri anni, probabilmente.

La chiesa, inoltre, ha un importante valore storico - è una delle chiese capo quarto della città – ed è una delle parrocchie più grandi del centro. Sarebbe difficile far digerire a molti aquilani l'idea di rinunciarvi.

“Siamo aperti a discutere tutte le soluzioni” dice il parroco, Stefano Rizzo “L’importante è che Santa Maria Paganica torni a essere un luogo liturgico. Prima del terremoto, la chiesa era frequentata da centinaia di persone: era un luogo vivo, di partecipazione e incontro, oltre che di preghiera. Ed è importante che torni a esserlo”.

Ultima modifica il Giovedì, 07 Giugno 2018 16:49

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