Giovedì, 21 Giugno 2018 20:51

Abruzzo trainato dal farmaceutico, Farmindustria: "In dieci anni export meglio di quello tedesco". Dompé: lo stabilimento dell'Aquila compie 25 anni

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La sede aquilana della Dompé compie 25 anni.

Era il 21 giugno 1993, infatti, quando, alla presenza, tra gli altri, dell’allora capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, del premio Nobel Rita Levi Montalcini e dell’allora ministro della Sanità Maria Pia Garavaglia, veniva inaugurato a Campo di Pile lo stabilimento del colosso farmaceutico, che non ha interrotto la produzione neppure dopo il terremoto.

Una ricorrenza che Sergio Dompé, presidente e amministratore delegato del gruppo, ha voluto celebrare presentando l’investimento con il quale è stato ampliato il sito  ampliato. 30 milioni di euro - che vanno a completare il contratto di sviluppo da 41 milioni (di cui 9,4 provenienti da Invitalia) siglato nel 2014 - grazie ai quali sono state realizzate due nuove aree di produzione - una palazzina di 4 piani destinata alla fabbricazione di granulati e un’altra di 3 piani destinata al confezionamento – e un nuovo magazzino. In tutto, circa 9mila metri quadri di nuovi edifici che vanno ad aggiungersi ai 36mila già esistenti (su una superficie totale di di 157mila metri quadri) e che porteranno la capacità produttiva dello stabilimento a 50 milioni di confezioni l’anno.

Alla cerimonia hanno partecipato, oltre al patron dell’azienda, il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi; Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria; l’ex ministro e sottosegretario Claudio De Vincenti; l’ex sottosegretario Gianni Letta; il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, e il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.

Lo stabilimento e i nuovi investimenti

Nel sito aquilano della Dompé, specializzato nella produzione di farmaci di sintesi e di principi attivi biotecnologici, lavorano attualmente 241 persone (sulle 700 totali del gruppo), impiegate nella produzione e nei laboratori di ricerca. L'età media è di 41 anni. Il 44% dei dipendenti, di cui più della metà formato da donne, è laureato.

Sergio Dompé ha annunciato nuove assunzioni: "Nell'ultimo periodo abbiamo già preso 20-25 persone in più e probabilmente ne dovremo assumere altrettante nei prossimi 12 mesi. All'Aquila abbiamo aumentato la produzione dei farmaci non biotecnologici, tra cui oki e okitask, e abbiamo il più grosso granulatore che esista in Europa: oltre mille litri per più di 4 piani di altezza. Dal 1993 l'investimento complessivo è stato di circa 250 milioni, l'ultimo ammonta a 40 milioni".

In Italia, oltre che all'Aquila, la Dompé, il cui quartier generale si trova a Milano, è presente anche a Napoli. L'azienda ha stabilimenti anche all'estero, a Boston, Barcellona, Berlino, Parigi, Marlow (Regno Unito) e Tirana.

Quando Rita Levi Montalcini venne a inaugurare questo stabilimento” ha ricordato Sergio Dompé “non poteva sapere che 25 anni proprio qui sarebbe iniziata la produzione di un farmaco basato sul suo Nerve growth factor”. Il riferimento di Dompé è al farmaco basato sulla molecola dell'Ngf (Nerve growth factor) che cura una malattia rara dell'occhio fino ad oggi senza terapia, che fu oggetto degli studi che portarono al Nobel Rita Levi Montalcini. La produzione sarà avviata proprio nello stabilimento dell’Aquila. "Il farmaco serve per la cheratite neurotrofica che è una malattia molto rara dell'occhio e della cornea che porta nei casi più gravi alla cecità", ha affermato Dompé.

"Questa non è una scelta nel nostro settore: investire in ricerca e sviluppo, nell'innovazione tecnologica, investire nella capacità produttiva è un obbligo, una necessità per quanto si cerchi di andare veloci, gli altri vanno veloci quanto noi se non di più e quindi chi si ferma è perduto. Se oggi abbiamo raggiunto questo traguardo, lo dobbiamo alla bravura dei nostri manager e dei nostri dipendenti ma anche all’aiuto che ci hanno dato le istituzioni, sia quelle nazionali che quelle locali, Provincia, Comune e Regione. L’Abruzzo è da sempre regione molto attenta, qui ci sentiamo molto più protagonisti e molto più in sintonia con le autorità che non in Lombardia, dove siamo solo siamo uno tra i tanti gangli del settore produttivo. Mi sento di dire anzi ai miei colleghi: venite in Abruzzo!”. Dompé ha voluto rendere omaggio anche alla figura di Eugenio Aringhieri, l’amministratore delegato del gruppo morto all’improvviso un mese fa a Boston, dove si trovava per lavoro. “Con Eugenio abbiamo lavorato insieme per 22 anni” ha ricordato Dompé “Non era solo il Ceo della nostra azienda ma anche e soprattutto un amico. Mi manca moltissimo”.

Farmaceutico, settore trainante in Abruzzo

“La farmaceutica italiana” ha affermato Scaccabarozzi “sta vivendo un momento straordinario, con 2,8 miliardi di investimenti e numeri in costante crescita. Il settore ha visto aumentare la produzione anche negli anni della crisi, con un +20% basato, peraltro, interamente sull’export, cresciuto del 77%. Siamo ancora dietro la Germania ma di questo passo non solo la raggiungeremo ma la supereremo a breve”.

L’Abruzzo, ha sottolineato il presidente di Farmindustria, lo ha già fatto: “Negli ultimi 10 anni, l’export delle industrie farmaceutiche presenti in Abruzzo è cresciuto del 140%, un risultato migliore di quello tedesco”.

Altro dato evidenziato da Scaccabarozzi riguarda l’occupazione. In Italia, nel settore farmaceutico lavorano 65mila persone. Nel biennio 2014-2016 c’è stata una crescita del 10% di assunzioni di under 35, la fascia di popolazione che forse ha pagato e continua a pagare il prezzo più alto della recessione iniziata nel 2008. Investire nel settore farmaceutico vuol dire, in prospettiva, ridurre anche i costi della sanità: “A chi dice che i vaccini sono frutto del cinismo di noi industriali” ha detto Scaccabarozzi “rispondo che per ogni euro che si investe nei vaccini lo Stato risparmia 16 euro di cure future. Se fossimo davvero cinici come vogliono dipingerci, diremmo alle persone di non vaccinarsi. Invece credo sia più giusto fare prevenzione”.

Per fare investimenti, però, ha ammonito il presidente di Farmindustria riferendosi all’incertezza del quadro politico italiano, servono stabilità e politiche industriali, “non pannicelli caldi che non portano da nessuna parte”.

Boccia: “In Italia ancora troppo diffusa cultura anti-industriale”

Anche Vincenzo Boccia ha voluto rimarcare l’importanza di scelte strategiche e lungimiranti.

Secondo il presidente di Confindustria, in Italia persiste ancora una certa cultura anti-industriale: “In economia” ha detto Boccia “non c’è contemporaneità tra causa e effetto. Quello che fai nel presente lo vedi domani. Per l’Italia l’industria rimane un settore fondamentale, siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa ma ciononostante rimangono ancora troppe sacche di cultura anti-industriale. Nel 2017 abbiamo registato il +7% di export: 540 miliardi di euro, di cui 450 provenienti dalla manifattura. Gli investimenti privati sono cresciuti del 30%. Tutto ciò è avvenuto nonostante i noti deficit di competitività del Paese dovuti a burocrazia, costo dell’energia, tempi della giustizia troppo lungi e carenze infrastrutturali. Se la politica ne risolvesse una parte, saremmo uno dei primi paesi industriali al mondo. Dobbiamo avere consapevolezza di ciò che siamo partendo dalle nostre potenzialità, dalla centralità della questione industriale. Chi è contro l’industria è contro l’Italia”.

Ultima modifica il Venerdì, 22 Giugno 2018 17:18

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