Domenica, 26 Agosto 2018 18:32

Ponte Belvedere, Liris incontra i residenti del civico 29 di via Fontesecco che l'amministrazione sta pensando d'abbattere. Una proposta difficilmente perseguibile

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Si terrà questa sera alle 18, nel cortile del palazzo posto al civico 29 di via Fontesecco, l'incontro organizzato da alcuni residenti della zona col vice sindaco Guido Quintino Liris; un appuntamento che era già stato fissato qualche giorno fa, per fare il punto, in particolare, sulla situazione del Ponte Belvedere ma che ha acquistato ben altro significato, nelle ultime ore, a seguito dell'inattesa intervista rilasciata da Liris al quotidiano 'Il Centro' con cui ha aperto alla possibilità d'abbattimento della palazzina. 

"Si tratterebbe di una misura preventiva, precauzionale", ha spiegato Liris al collega Vittorio Perfetto; "sulla scia delle recenti tragedie, di Bologna e Genova, siamo arrivati, in breve tempo, a maturare una determinazione: le case, o qualsiasi edificio abitativo, anche commerciale, sotto ai ponti non possono stare. Né tanto meno il palazzo che sorge sotto al Ponte Belvedere". 

Parliamo di una palazzina costruita negli anni '30, dove vivono attualmente 30 famiglie, rientrate nelle loro abitazioni poco tempo dopo il sisma del 6 aprile non avendo l'edificio riportato danni particolari. Per loro, il Comune dell'Aquila avrebbe già pronta una soluzione: "Per gli affittuari, bisognerà prendere accordi con l'Ater - ha chiarito Liris - mentre per i proprietari abbiamo a disposizione gli appartamenti delle abitazioni equivalenti oltre al progetto Case e Map".

Come detto, la proposta è arrivata piuttosto inattesa: soltanto qualche giorno prima, infatti, lo stesso vice sindaco aveva assicurato, in una nota, che il ponte era sicuro - si sono avute "puntuali rassicurazioni di più tecnici" - e, d'altra parte, c'è uno studio dell'Università che l'ha messo nero su bianco. Non solo. Concluse le verifiche sui materiali relativamente alle fondazioni, ai pilastri e alle campate, il progettista incaricato dovrebbe redarre nel giro di 60 giorni il progetto definitivo ed esecutivo per intervenire, così come deciso dalla Giunta comunale con delibera del 13 dicembre scorso, sulla campata centrale "con la sostituzione dell'attuale struttura in calcestruzzo precompresso con una nuova struttura in acciaio; la scelta - è stato spiegato - consentirà di avere una struttura leggera con una maggiore sicurezza e fruibilità, uno skyline rinnovato, la possibilità di un disegno di illuminazione con eccezionale resa estetica". 

E dunque, ci si chiede: ma se il Ponte Belvedere è sicuro e, comunque, sarà oggetto di opere che ne renderanno la struttura ancora più affidabile, che senso ha abbattere una palazzina che, tra l'altro, ha retto al sisma del 6 aprile 2009? "Il ponte, ci hanno assicurato i tecnici, non costituisce di per sé un pericolo per un eventuale crollo", ha ribadito Liris, ma "vogliamo mettere in sicurezza l'intera zona perché vogliamo evitare che qualsiasi cosa dovesse cadere dal ponte possa danneggiare chi ci vive sotto". Ma che cosa dovrebbe cadere da un ponte sicuro e che avrà una campata centrale riqualificata con una struttura in acciaio? E ancora: preso per buono il ragionamento, si dovrebbe interdire anche il traffico veicolare e pedonale al di sotto del Ponte Belvedere. O no?  

Ci sono altre domande che attendono risposte. La prima: quanto costerebbe alle casse dell'Ente l'abbattimento della palazzina, lo smaltimento delle macerie, la riqualificazione dell'area e il trasferimento delle famiglie? Se non c'è alcun pericolo di crollo del Ponte che, anzi, verrà reso oggetto di lavori con un investimento di circa 2 milioni di euro, qual è l'interesse pubblico che giustificherebbe la scelta, anche e soprattutto agli occhi dei giudici della Corte dei Conti? E se si volesse perseguire la strada della massima sicurezza, non si potrebbe decidere, allora, d'abbattere completamente il Ponte Belvedere e di ricostruirlo nuovo, completamente in acciaio come era previsto almeno inizialmente? Di certo, l'ipotesi costerebbe molto meno, e avrebbe più senso. 

Anche perché, il "ventaglio di possibilità" che potrebbero essere offerte agli attuali inquilini del civico 29 non sono facilmente attuabili; innanzitutto, non si comprende il riferimento al progetto Case e Map: come potrebbero i proprietari accettare di lasciare la loro abitazione per un alloggio provvisorio e, comunque, per chiarezza: cosa vorrebbe fare il Comune dell'Aquila, cedere la proprietà delle abitazioni costruite a seguito del sisma? Parlando degli alloggi a patrimonio dell'Ente a seguito d'acquisto equivalente esercitato da alcuni cittadini, poi, si dovrebbero individuare appartamenti d'identico valore rispetto agli attuali, e non è affatto semplice.

Insomma, la proposta è destinata a far discutere e, comunque, pare difficilmente perseguibile. Ne sapremo di più stasera. 

Ultima modifica il Domenica, 26 Agosto 2018 22:50

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