Mercoledì, 19 Settembre 2018 15:52

Belvedere e riqualificazione di via Fontesecco: siamo all’anno zero, o quasi

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Ponte Belvedere e riqualificazione di via Fontesecco: siamo all’anno zero, o quasi.

E’ emerso stamane in Commissione territorio, convocata dal presidente Raffaele Daniele alla presenza del vice sindaco Guido Quintino Liris e del commissario dell’Ater Gianvito Pappalepore.

Incalzato dal capogruppo di Articolo 1 Giustino Masciocco, a valle di una discussione che in città si è protratta per giorni, tra proposte più o meno credibili che si sono ‘rincorse’ sulle pagine dei quotidiani, il vice sindaco Liris, che a seguito dei tragici fatti di Genova aveva avanzato l’ipotesi d'abbattimento della palazzina posta sotto al Ponte Belvedere, al civico 29 di via Fontesecco, ha fatto il punto della situazione chiarendo che non è stata ancora assunta alcuna decisione.

Anzi, siamo lontani dal definire un progetto di riqualificazione per la zona.

Partiamo dal Ponte. Ebbene, il vice sindaco ha confermato che l’infrastruttura è sicura; d’altra parte, è stata già oggetto di relazioni tecniche da parte del Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università degli studi dell’Aquila e di ulteriori verifiche istruite dallo studio di progettazione che si è aggiudicato l’appalto per redarre il progetto di recupero: non sono emerse criticità, se non per un piccolo slittamento della campata centrale e per uno stato di ammaloramento dovuto alla mancata manutenzione. Sta di fatto che il ponte è sicuro, è stato ribadito in modo chiaro.

Tuttavia, una strada certa per il completo recupero dell’infrastruttura non è stata ancora intrapresa. Con una delibera di Giunta comunale, la numero 545 del 13 dicembre 2017, l’amministrazione ha preso la decisione di intervenire sulla campata centrale del ponte, con la sostituzione dell’attuale struttura in calcestruzzo precompresso con una nuova struttura in acciaio. In cassa, però, ci sono 2 milioni circa: non è affatto detto che basteranno. E dunque, rispondendo alle sollecitazioni di Raffaele Daniele che, nel suo intervento, ha evocato “scelte coraggiose”, spingendosi a proporre di affidare il progetto di recupero all’archistar Santiago Calatrava – “il Belvedere potrebbe essere il primo ponte non pedonale progettato da Calatrava, assurgendo a simbolo della città, attrattore economico e turistico come il museo Guggenheim a Bilbao o la Tour Eiffel a Parigi” – il vice sindaco ha ribadito che “si è in attesa del progetto definitivo, per verificare la possibilità di procedere con l'esecutivo e, quindi, di andare a gara per la realizzazione dei lavori: se le risorse a disposizione non dovessero bastare, potremmo prendere in considerazione altre proposte”.

Eppure, con una nota del 17 agosto scorso, Liris aveva dettato tempi precisi: “una volta concluse le verifiche, presumibilmente entro 15 giorni – leggiamo dal comunicato stampa – il progettista avrà 60 giorni per redigere il progetto definitivo ed esecutivo. Si andrà quindi a gara per la realizzazione dei lavori”.

Detto del Ponte Belvedere, poche idee anche per la riqualificazione di via Fontesecco, col destino della palazzina al civico 29 che è lontano dall’essere definito. Come ricorderete, Liris – dalle pagine de Il Centro – aveva lanciato a qualche giorno dai fatti di Genova una proposta piuttosto inattesa, e cioè l’abbattimento della palazzina. “Si tratterebbe di una misura preventiva, precauzionale”, aveva spiegato, “sulla scia delle recenti tragedie, di Bologna e Genova, siamo arrivati, in breve tempo, a maturare una determinazione: le case, o qualsiasi edificio abitativo, anche commerciale, sotto ai ponti non possono stare”.

Parliamo di una palazzina costruita negli anni ’30, dove vivono attualmente 40 famiglie – 24 assegnatari d’alloggio Ater, 16 proprietari privati che hanno riscattato l’immobile – rientrate nelle loro abitazioni, classificate B e su cui è stato operato un intervento di recupero da 1 milione di euro, poco dopo il sisma del 6 aprile 2009.

In Commissione Liris ha ribadito che, all’indomani del crollo del ponte Morandi, il suo assessorato è stato “preso d’assedio” dai residenti che hanno posto il problema della sicurezza dell’immobile. “Mi hanno spiegato di avere paura, di non riuscire più a dormire”, ha chiarito. Dunque, in seno alla commissione intersettoriale, istituita su impulso del Ministero delle Infrastrutture che ha chiesto ai Comuni una ricognizione sullo stato delle infrastrutture, “è emersa l’idea di una riqualificazione dell’area, con l’abbattimento totale o parziale della palazzina al civico 29. Pochi giorni dopo, abbiamo avuto un incontro con i residenti e abbiamo verificato la loro volontà di lasciare quel palazzo, la disponibilità a prendere in considerazione soluzioni alternative. A quel punto, l’amministratore è stato invitato ad inviare lettere pre-stampate ai privati proprietari – l’Ater sta facendo lo stesso con gli assegnatari d’alloggio – per avere, nero su bianco, l’effettiva disponibilità ad avviare un percorso che è prima politico e poi tecnico amministrativo. Siamo in attesa delle loro risposte”. Questa è la situazione, al momento.

Liris ha tenuto a specificare che “gli strumenti tecnico-amministrativi e urbanistici” ci sarebbero, dai piani di riqualificazione urbana ai contratti di quartiere, ma non ha indicato dove si potrebbero trovare i soldi per dar seguito all’intervento. Quanto costerebbe alle casse dell’Ente l’abbattimento della palazzina, lo smaltimento delle macerie, la riqualificazione dell’area e il trasferimento delle famiglie? Non è dato saperlo, non essendoci ancora una bozza di valutazione tecnica degli uffici comunali. E poi, se non c’è pericolo di crollo del Ponte che, anzi, dovrebbe essere oggetto di lavori per ulteriori 2 milioni di euro, dove potrebbe ravvisarsi l’interesse pubblico che giustificherebbe l’intervento? D’altra parte, si tratterebbe di abbattere una palazzina riparata a seguito del sisma con 1 milione di euro di fondi pubblici. E ancora: che ventaglio di possibilità si potrebbero offrire agli attuali inquilini, ed in particolare ai proprietari privati? Si era parlato di cedere gli alloggi entrati a patrimonio del Comune a seguito d’acquisto equivalente esercitato da alcuni cittadini: è una strada effettivamente percorribile?

Risposte non sono arrivate. Si naviga a vista.

Da parte sua, il commissario dell’Ater Gianvito Pappalepore si è limitato a dire che, in effetti, la palazzina presenta alcune criticità – “una parte dell’edificio è completamente sotto al ponte e non viene assegnata mancando delle condizioni igienico-sanitarie adatte, c’è un problema di deflusso delle acque piovane dovuto, anche, alla incombente infrastruttura” – e l’Ater, di sua iniziativa, potrebbe pensare, dunque, di trasferire altrove i suoi inquilini. “Se il Comune dell’Aquila intende coinvolgerci in un percorso più ampio di riqualificazione dell’area, siamo a disposizione” ha assicurato Pappalepore, “ma vanno fatte le dovute verifiche. Stiamo valutando: al momento, non ci sono elementi per valutare compiutamente il da farsi”.

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Settembre 2018 16:34

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