Dalla mezzanotte di oggi, lunedì 1° ottobre, è scattata la momentanea sospensione degli aumenti tariffari (pari al 12,89%) entrati in vigore su A24 e A25 il 1 °gennaio scorso.
Concertata da Strada dei Parchi, la società concessionaria della gestione delle due autostrade, con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a seguito della protesta dei sindaci e degli amministratori locali svoltasi a Roma il 19 settembre, la sospensione durerà tre mesi, fino al 31 dicembre 2018.
Per tutto questo lasso di tempo, pendolari, trasportatori e automobilisti torneranno a pagare i pedaggi secondo le vecchie tariffe, quelle rimaste in vigore fino al 31 dicembre 2017. Tanto per intenderci, sulla tratta Roma-L'Aquila si torneranno a pagare circa 11,60 euro, contro gli oltre 13 di adesso.
Il carattere provvisorio della misura è stato sottolineato una volta di più da Strada dei Parchi in una nota diffusa ieri sul proprio sito: "La concessionaria ricorda che solo con l’approvazione del nuovo Piano economico e finanziario (Pef), atteso da anni, previsto dalla Legge 228 del 2012, si potranno definire per il futuro pedaggi maggiormente attenti alle attese degli utenti e la realizzazione degli importanti interventi di messa in sicurezza antisismica di A24 e A25".
Si tratta del Pef da 3,1 miliardi di euro sul quale, nei giorni scorsi, è nata un'accesa discussione tra SdP e associazioni ambientaliste, dopo che queste ultime ne hanno anticipato alcuni punti. Tra le clausole contenute nel documento, ci sarebbe un ulteriore prolungamento della concessione fino al 2050, una ripartizione degli investimenti nettamente sbilanciata verso lo Stato (al quale toccherebbe scucire 2 dei 3,1 miliardi previsti) e l'affidamento in house dei lavori di manutenzione.
La società ha ribattuto che si tratta solo di "disinformazione e di rovesciamento dei fatti" ma anche la deputata del Pd Stefania Pezzopane e il consigliere regionale, presidente della comissione Territorio, Pierpaolo Pietrucci, hanno affermato di volerci vedere chiaro.
Intanto, nel decreto Genova appena firmato da Sergio Mattarella ci sono i 142 milioni di euro, provenienti dal Fondo per la coesione e lo sviluppo, che Strada dei Parchi aveva chiesto come "anticipazione", rispetto proprio agli investimenti previsti dal Pef, per avviare i lavori di messa in sicurezza antisismica sui viadotti e sulle gallerie di A24 e A25.
Con quella cifra, però, si potrà mettere mano, come hanno sottolineato di recente l'ad e il vice presidente di SdP, Cesare Ramadori e Mauro Fabris, solo a una piccola parte degli interventi, quelli riguardanti i casi che hanno presentato le maggiori criticità (viadotti A24-A25 di Popoli, gli svincoli di Bussi e Tornimparte, e il tratto di A25 che collega Pratola Peligna a Cocullo).
Della sicurezza di A24 e A25 hanno parlato, di recente, anche alcuni tg nazionali nonché la trasmissione di Italia 1 Le Iene. L'inviato Filippo Roma ha mostrato le condizioni di deterioramento del ferro e del calcestruzzo dei piloni di alcuni viadotti [guarda il video].
Ma "il fenomeno dello “scorticamento” dei piloni" scrive la società in una nota "è solo superficiale e non altera la stabilità delle strutture. E' invece frutto dell’uso massiccio di sale che nei mesi più freddi viene usato per impedire il formarsi del ghiaccio sulla superficie stradale. Con lo scioglimento, l’acqua mista al sale bagna le pile e provoca questi distacchi".
Quanto alla sicurezza antisismica dell'insfrastruttura, la società è tornata a ribadire che "viaggiare su A24 e A25 è sicuro".
“Chiariamo una cosa" ha dichiarato qualche giorno fa Mauro Fabris al TgR "Se le autostrade A24 e A25 fossero pericolose, non sarebbero aperte. C’è un costante monitoraggio, anche straordinario, vista la sismicità dell’area, in particolare su tutti i viadotti".
Sempre Fabris, insieme al Ramadori, aveva precisato, in occasione di un incontro pubblico tenutosi a metà settembre all'Aquila, che il terremoto dell’Aquila nel 2009 e quelli successivi del 2016/17 hanno “testato” la sicurezza antisismica dell’infrastruttura puntualizzando però che se si dovesse verificare una scossa di terremoto più forte di quella di 6.3 Richter che ci fu il 6 aprile di nove anni fa non ci sarebbero garanzie: “In caso di scossa superiore a quella magnitudo non le avremmo per nessuna infrastruttura del Paese”.