Venerdì, 12 Ottobre 2018 14:14

A24 e A25, fondi Masterplan per la messa in sicurezza: M5S difende Toninelli e parla di "fake news", ma l'evidenza degli atti è inconfutabile. Lolli: "Correggere in fretta l'errore"

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Oltre le considerazioni politiche, a lasciare interdetti è l’incapacità del Movimento 5 Stelle, a livello nazionale e regionale - dal ministro Danilo Toninelli fino ai consiglieri regionali – di ammettere che si è fatto un errore e di fare un passo indietro, per provare a risolverlo.

Parliamo della messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25 che il così detto ‘Decreto Genova’ stabilisce venga finanziata, in anticipazione, con i fondi del Masterplan per l’Abruzzo. Ancora ieri, i consiglieri regionali M5S – e la candidata presidente Sara Marcozzi, in prima fila – hanno inteso ribadire come l’anticipazione sulle risorse non ancora impegnate del Masterplan, a valere sulle annualità 2018 e 2019, in sostanza, sia stata autorizzata dalla giunta D’Alfonso con delibera 499 del 9 luglio scorso e che, di fatto, non si può in alcun modo parlare di scippo considerato che il ministro Toninelli si è impegnato a fare di tutto – parole sue – per ristorare le risorse in legge di Bilancio e non, come prevede il Decreto, a partire dal 2021. I consiglieri regionali pentastellati hanno parlato di “bugie”, “sindrome bipolare”, “propaganda elettorale”, “pantomina montata dal PD”, “fake news” portata avanti per 5 giorni da tutti gli esponenti dem “di ogni ordine e grado” con la complicità, pensate un po', di “parte della stampa locale”.

In realtà, basterebbe leggersi le carte - gli atti amministrativi, i documenti e le comunicazioni intercorse tra Palazzo Silone, il Ministero dei Trasporti e il Ministero per il Sud - per capire che, in realtà, non c’è stata alcuna mistificazione, anzi; il Decreto Genova è un obbrobrio amministrativo e va emendato.

Stamane, il presidente vicario della Giunta regionale Giovanni Lolli, il presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio e il direttore generale Vincenzo Rivera hanno ricostruito, atti alla mano, ciò che è accaduto dal 9 luglio scorso ad oggi, e la vicenda, nei suoi contorni, è chiarissima.

Con una premessa, doverosa: “siamo tutti d’accordo – l'ha sottolineato Lolli – che l’autostrada è di proprietà dello Stato; siamo tutti d’accordo che l’infrastruttura non è sicura; siamo tutti d’accordo che una legge ha stanziato 250 milioni di euro, a valere sul FSC nazionale, per la messa in sicurezza”. Qui sta il nodo, però: “quella legge aveva un difetto, diventava esecutiva nel 2021. Dunque, ci siamo battuti affinché le risorse fossero anticipate: e di nuovo, ci siamo trovati tutti d’accordo”.

E dunque? Regione Abruzzo ha approvato la discussa delibera richiamata dal Movimento 5 Stelle, la 499 del 9 luglio: “consento qualche intemperanza alla consigliera Sara Marcozzi, che stimo e rispetto – le parole di Lolli –; essendo candidata alla presidenza, però, potrebbe ritrovarsi a scrivere tante delibere e dovrebbe almeno imparare a leggerle, prima”. Che cosa è scritto nel provvedimento? Testuale: la Giunta regionale delibera di ‘consentire temporaneamente per la realizzazione degli interventi, l’utilizzo da parte del Ministero Infrastrutture e Trasporti dei fondi FSC assegnati e non trasferiti in favore della Regione Abruzzo e che non possono essere oggetto per copertura di Sal entro il 31.12.2018, perché non riferibili a procedure contrattuali esecutive o in esercizio’. E’ il punto contestato, su cui si è fatta confusione.

Cosa si intende per ‘fondi FSC assegnati e non trasferiti’? Va innanzitutto chiarito che il fondo FSC assegnato dall’Europa all’Italia ammonta a 11.5 miliardi di euro: una parte resta di competenza del Ministero per l’esecuzione del Piano Operativo Nazionale, condiviso con le Regioni e spalmato sui territori (all’Abruzzo, spettano 380 milioni); un’altra parte, invece, viene trasferito alle Regioni stesse per la messa in opera dei così detti Patti di Sviluppo, il Masterplan in altre parole, che destina 753 milioni all'Abruzzo sugli interventi individuati. Ebbene, “i 753 milioni sono già, di fatto, trasferiti – hanno ribadito Lolli e Rivera – e, dunque, per fondi non trasferiti si intendeva far riferimento alle risorse del Piano Operativo Nazionale che, stando a Regione Abruzzo, non ha visto andare in appalto neanche 1 euro sui 380 milioni destinati”. Chiaro?

Tra l’altro, l’incomprensione sembrava risolta.

Con nota 186 del 13 luglio 2018, a firma Danilo Toninelli, il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti comunica al Ministero per il Sud che “il presidente della Regione Abruzzo ha manifestato la propria disponibilità – con la delibera del 9 luglio – a rimodulare la quota di fondi FSC spettanti alla Regione per l’anno corrente” e, dunque, chiede - avendo mal compreso il provvedimento - “una valutazione in ordine alle modifiche e alle riprogrammazioni di risorse relative agli interventi inclusi nel Patto, nel Masterplan per intedersi”. La ministra Barbara Lezzi – con nota 225 del 18 luglio 2018 – prende atto della soluzione individuata, e cioè la rimodulazione dei fondi FSC 2014/2020, informando anche l’allora presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso.

A quel punto, il governatore - stante l'incomprensione - prende carta e penna e il 31 luglio invia una nota al Mit, al Ministero per il Sud, all’Agenzia della Coesione territoriale ed all’Ispettorato generale per gli affari economici del Mef, chiarendo che – come già era stato spiegato da Lolli e Rivera in una riunione tenutasi qualche giorno, il 26 luglio, convocata dal capo di gabinetto di Toninelli, il prof. Gino Scaccia - “i fondi FSC cui ha inteso far riferimento la Giunta regionale nella deliberazione giuntuale sono quelli del PO MIT Abruzzo (appunto, il Piano Operativo Nazionale), poiché in parte relativi a progetti di investimento per i quali sembrerebbero ancora non assunte le relative obbligazioni giuridicamente vincolanti”. Come è accaduto, invece, con le risorse del Masterplan, aggiungiamo noi.

Ed ribadisce D’Alfonso: “Nell’ottica della leale cooperazione istituzionale, si esprime fin d’ora il concerto della Regione ad una riprogrammazione del piano operativo Mit riguardante l’Abruzzo, mediante un temporaneo rallentamento dei flussi finanziari dei progetti non ancora cantierati ai soli fini di anticipazione dei fondi stanziati con il dl 91/2017 (quello, per intenderci, che concedeva 250 milioni per la messa in sicurezza di A24 e A25 dal 2021). Tra essi – segnala il governatore – ritengo sicuramente meno urgente il prolungamento dell’asse attrezzato di Pescara inserito nell’asse tematico A del richiamato PO, rimettendo comunque al Ministero ogni più ampia e approfondita analisi in merito”.

Più chiaro di così.

In altre parole, Regione Abruzzo concedeva “per leale cooperazione istituzionale” che una fetta del PO MIT, concertato con la Regione ma di competenza del Ministero, potesse essere usato per anticipare i fondi della messa in sicurezza delle autostrade, considerato che le risorse non erano state ancora vincolate, segnalando, tra l’altro, interventi che si sarebbero potuti congelare fino al 2021. Mai l’Ente ha autorizzato di toccare il Masterplan.

Tant’è vero che il giorno 8 di agosto 2018, il capo di gabinetto del ministro Toninelli, preso atto dei chiarimenti forniti da Regione Abruzzo, ha invitato il presidente D’Alfonso – e così il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti – a proporre, “con la massima sollecitudine, le modifiche da apportare al Piano operativo infrastrutture”, considerato che i 15 milioni per il prolungamento dell’asse attrezzato vengono considerati insufficienti. A dire che il capo di gabinetto del ministro Toninelli ha capito perfettamente i contorni della vicenda.

E dunque, con nota del 14 agosto 2018, il direttore generale Vincenzo Rivera propone “l’indicazione di un piano di temporaneo rallentamento dei flussi finanziari e delle relative concessioni di progetti per un ammontare di 45 milioni e 720 mila euro”, aggiungendo la sospensione temporanea del progetto di rinnovo del materiale rotabile ferroviario di cui all’asse tematico F per 30 milioni e 720 mila euro.

Come mai Rivera individua, appunto, 45 milioni e 720 mila euro? E’ ciò che manca per arrivare a copertura dei 250 milioni che è necessario anticipare: infatti, Regione Lazio si è impegnata per 34 milioni e 560 mila euro, altri 58 milioni erano stati già anticipati a Strada dei Parchi con la legge 205 del 2017, e i restanti 111 milioni e 720 mila euro dovranno venire dalla sospensione dell’obbligo per il concessionario di versare le rate del corrispettivo della concessione relative alle annualità 2015 e 2016, ciascuna dell’importo di 55 milioni e 860 mila euro, così come stabilito dall’art. 52 quinquies del decreto legge numero 50 del 24 aprile 2017. Su questi fondi, c’è un contenzioso ancora aperto tra il Ministero e l’Anas ma, ha tenuto a sottolineare Lolli, “se lo risolvano loro”.

La soluzione ai problemi c’è, è quella delineata chiaramente da Rivera al capo di gabinetto di Toninelli alla metà di agosto; difficile dire come si sia arrivati al punto che i 250 milioni di euro siani stati ‘caricati’ a valere sui fondi del Masterplan per l’Abruzzo, e in minima parte del Lazio, cancellando, di fatto, la cassa per il 2018 e il 2019 e congelando gli interventi già previsti e sui cui sono state assunte obbligazioni giuridicamente vincolanti. Dimenticando, tra l’altro, che al concessionario sono stati già anticipati 58 milioni e gli è stato concesso, altresì, di non versare il canone previsto in convenzione per due annualità. L’ennesimo favore a Toto, verrebbe da dire.

“In queste ore, sto leggendo ricostruzioni meravigliose, fantasiose”, l’affondo di Giovanni Lolli. La prima: “si giustificherebbe la scelta di prendere le risorse dal Masterplan poiché ci sarebbero fondi ancora non impegnati; ora, detto che l’Abruzzo ha già firmato convenzioni con i soggetti attuatori per 700 milioni di euro sui 753 disponibili, di cui 536 milioni per progetti già caricati sulle piattaforme ministeriali, mi domando: gli 11.5 miliardi del PO MIT sono stati tutti appaltati? Assolutamente no. E dunque, se c’è un problema di cassa vorrei capire come mai lo Stato non intenda utilizzare la sua, di cassa, considerato che l’autostrada è un'infrastruttura nazionale e strategica”. Una domanda, quella di Lolli, rimasta senza risposta, almeno fino ad oggi. Non solo.

“Ci dicono che le risorse verranno restituite in legge finanziaria: faccio notare, però, che le amministrazioni parlano per atti. Toninelli si è limitato a dire che, d’accordo con la consigliera Sara Marcozzi, farà di tutto per ristorare i fondi con la legge di bilancio: e se poi non ci riesce? Che garanzia avrebbe Regione Abruzzo? E di nuovo: se i soldi verranno restituiti in breve tempo, come mai il Governo non utilizza la cassa disponibile del PO MIT? Si possono organizzare centomila conferenze stampa ma non si può sfuggire il punto: per la prima volta in Italia, per finanziare un’opera pubblica dello Stato si intende prendere i soldi da due Regioni. Perché?”.

Lolli lo dice chiaramente: “la sensazione è che sia stato un errore, e siamo stati confortati, in questo, anche dall’intervento della Ministra per il Sud che ha lasciato intendere che si sta lavorando ad un emendamento per sanare la vicenda. Ma i Cinque Stelle insistono, perseverano, ed il dubbio, a questo punto, è che l’errore sia voluto. Sarebbe gravissimo, e inaccettabile. E’ come se si dicesse ai liguri che il ponte Morandi a Genova verrà ricostruito con l’anticipazione dei fondi per lo sviluppo e la coesione di Regione Liguria”. La preoccupazione è esplicita: una volta autorizzata l’anticipazione, al momento in cui si tratterà di ripristinarla ci si potrebbe ritrovare in una contingenza economica tale da renderlo, di fatto, impossibile; in questo senso, Rivera ha lanciato un avvertimento piuttosto puntuale: il vecchio ciclo di programmazione partiva da un fondo di 854 milioni di euro che, nel tempo, si è ridotto a 544 milioni per motivi di finanza pubblica. Chiaro, no?

“Non permetteremo che accada”, l’affondo del presidente vicario che, per lunedì, ha convocato in Regione i parlamentari abruzzesi “di ogni colore”, i consiglieri regionali e i sindaci dei comuni interessati dagli interventi previsti nel Masterplan. “Può capitare di sbagliare, l’errore si può correggere e abbiamo già sul tavolo la soluzione: siamo disponibili a fare la nostra parte, come sempre, ma non si può consentire che si proceda nel senso ipotizzato dal Decreto Genova. E bisogna farlo capire in fretta al Governo: il decreto è stato approvato, a giorni si riunirà il Cipe e i fondi potrebbero essere già ridestinati, congelando, di fatto, la nostra cassa. E’ tempo d’agire”.

Ultima modifica il Lunedì, 15 Ottobre 2018 14:41

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