Tenuta a lavorare in nero per 12 anni e poi cacciata per aver chiesto di essere regolarizzata.
E’ l’accusa che l’ex segretario provinciale dell’Ugl L’Aquila, Giuliana Vespa, rivolge ai vertici nazionali del sindacato.
“Dopo avermi fatto ricoprire incarichi di alta responsabilità (tra cui, appunto, quella di segretario provinciale ma anche di segretario di categoria, ndr) mi hanno commissariata in modo fazioso e ritorsivo quando ho deciso di protestare”.
E’ stata la stessa Vespa a raccontare tutta la vicenda in un’accalorata conferenza stampa tenuta nell’ex sede dell’Ugl L’Aquila: “Dopo aver lavorato per 12 anni in nero e aver ricevuto continue rassicurazioni verbali di assunzione e di sanatoria per la mancata contribuzione, la scorsa primavera il segretario generale Francesco Paolo Capone mi aveva garantito che avrebbe regolarizzato la mia posizione lavorativa una volta svolto il congresso provinciale all’Aquila”.
“Quel congresso” ha affermato la Vespa “si è svolto il 29 maggio e si è concluso con la mia elezione a segretario, all’unanimità. Su 50 delegati aventi diritto, sono stati ben 41 quelli che hanno sottoscritto la lista da me guidata. I restanti 9 non solo non hanno presentato nessuna lista ma non si sono nemmeno presentati al congresso. Sono stata eletta con il supporto del 90% delle categorie”.
“Dopodiché, il 3 ottobre, dopo aver sollecitato di nuovo il sindacato affinché mi assumesse, ho ricevuto una mail nella quale mi veniva comunicata una sospensione cautelare con contestuale commissariamento. La motivazione, del tutto menzognera, era il mancato invio del bilancio 2017, che io però avevo mandato, e a provarlo ho diverse prove documentali, il 3 ottobre, dopo che la stessa Ugl mi aveva spedito i moduli ufficiali solo il 31 agosto”.
“La cosa ancora più assurda” ha dichiarato la Vespa nel corso della conferenza stampa alla quale ha partecipato, anche se solo da uditore e in una posizione defilata, anche il vice sindaco dell'Aquila Guido Liris “è che mentre io e l’Ugl L’Aquila venivamo commissariata con questa scusa pretestuosa, ben 46 strutture provinciali su 90, sette giorni dopo la comunicazione dell’avvenuto commissariamento, ossia il 10 ottobre, risultavano ancora inadempienti circa la presentazione dei bilanci. E quattro segretari di queste 46 strutture erano anche i membri della segreteria confederale che aveva deliberato il mio commissariamento. E’ lampante che si è trattato di una decisione faziosa e ritorsiva”.
“Il 9 novembre” ha concluso la Vespa “mi sono dimessa da ogni incarico all’interno dell’Ugl. Invito il segretario generale Francesco Paolo Capone, i vice segretari generali Giancarlo Favoccia, Luca Malcotti e Luigi Ulgiati a smentire la mia posizione lavorativa irregolare. Invito inoltre ad effettuare la medesima smentita l’attuale sottosegretario al ministero del Lavoro, l’onorevole Claudio Durigon, che fino a dicembre 2017 è stato vice segretario generale Ugl con delega al personale. I vertici nazionali chiedano scusa agli iscritti aquilani che, pur avendo espresso democraticamente la propria volontà sono stati traditi in modo vergognoso in quanto il nuovo commissario, calato dall’alto, è colui che rappresentava la sparuta minoranza nel congresso del 29 maggio”.
La Vespa ha raccontato di aver percepito, per anni, una media di 600 euro al mese per svolgere sia le mansioni da delegato e rappresentante sindacale sia le attività di gestione della sede Ugl. La Vespa - che continuerà a fare la sindacalista con una nuova sigla, alla quale aderirà anche Piero Peretti, anche lui ex segretario provinciale dell’Ugl L’Aquila ed ex responsabile nazionale del settore credito - ha annunciato di aver depositato un ricorso contro il suo ex sindacato per farsi riconoscere tutto l’arretrato, sia retributivo (stipendi, indennità di fine rapporto) che previdenziale.