Giovedì, 09 Gennaio 2014 18:08

Rischio sismico e piano di Protezione civile, tutti i ritardi del Comune

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Il Comune dell'Aquila continua a non avere un piano di Protezione civile valido, aggiornato e adeguato ai tempi. E' la sintesi che si può trarre dall'audizione di Sergio Basti, direttore regionale dei Vigili del Fuoco, davanti alla seconda commissione consiliare, quella Gestione del Territorio presieduta da Enrico Perilli.

Va detto che l'ingegner Basti era stato chiamato a relazionare non, specificamente, sul piano di Protezione civile comunale ma, più in generale, sul rischio sismico del territorio aquilano e sugli strumenti che bisogna mettere in campo per prevenirlo e ridurlo.

Dall'audizione, tuttavia - la seconda di un ciclo di incontri programmato dalla stessa commissione, dedicati alle varie forme di rischio, da quello sismico a quelli ambientali – è emerso, per contrasto, come, nonostante esista, formalmente, un piano di Protezione civile, il Comune sia largamente inadempiente sotto il profilo dell'attuazione di alcune misure.

“So” ha detto il direttore regionale dei vigili “che un piano di Protezione civile, almeno a livello cartaceo, c'è, esiste, ma non ne conosco il contenuto. Detto così suona un po' vago e aleatorio ma del resto non spetta a me giudicare o fare delle valutazioni su un piano di Protezione civile comunale. Quello che posso dire è che, tra i vari enti chiamati in causa in caso di emergenza, il Comune è sicuramente quello più esposto. I vigili del fuoco non fanno riunioni di programmazione con i Comuni. Pertanto l'incontro di oggi, che ho molto apprezzato, sta semplicemente ad indicare che c'è stata una presa di coscienza da parte del Comune su materie tanto importanti e delicate come, appunto, la prevenzione delle varie forme di rischio. Spero che possano essercene altri e che possano nascere altri approfondimenti”.

A sentire Basti, sono diversi i punti sui quali il Comune è in difetto. Continua a mancare, ad esempio, una struttura fisica, un ufficio, di Protezione civile, attivo anche, come si suol dire, “in tempo di pace”, ossia in condizioni normali, non emergenziali.  

Altro punto dolente sono le cosiddette aree di accoglienza: ne sono state individuate una quindicina ma l'elenco, come ha ammesso anche Giuliano Di Nicola, consigliere comunale delegato al piano di Protezione civile, andrebbe aggiornato, perché alcune sono difficilmente raggiungibili o addirittura sorgono in zone a rischio idrogeologico (come ad esempio quella di Camarda). Altre, invece, sono di proprietà privata e spesso sono risultate inaccessibili (come tempo fa denunciarono i residenti di Tempera) quando non del tutto lucchettate (Murata Gigotti).

Sono, inoltre, spazi che andrebbero “infrastrutturati”, dotati, cioè, di una serie di servizi di base, come ad esempio gli allacci elettrici e telefonici e la costruzione di condotte fognarie. Tutte cose che finora non sono state fatte. Il Comune ha giustificato il proprio ritardo con la scusa dei pochi fondi disponibili in bilancio. Ma, ha precisato lo stesso Basti, “si tratta di interventi che non richiederebbero investimenti troppo alti o eccessivamente onerosi per le casse comunali. Per infrastrutture, infatti, si intendono allacciamenti alla rete elettrica e telefonica o fognature in cui convogliare i liquami dei campi di accoglienza, non di chissà quali strutture fisiche permanenti”.

Basti ha sottolineato anche come un piano di Protezione civile, una volta elaborato, non debba rimanere chiuso in un cassetto ma abbia bisogno, al contrario, di essere non solo revisionato e implementato di anno in anno ma anche opportunamente divulgato e comunicato alla popolazione. Con quali strumenti? Con tutti quelli disponibili, dai mezzi di informazione agli opuscoli illustrati: “Basterebbe un volumetto di una decina di pagine per spiegare ai cittadini che tipo di vulnerabilità presenta il territorio di residenza, quali sono i rischi e come affrontarli. Naturalmente” ha aggiunto Basti “non parliamo solo degli accorgimenti da seguire durante un'emergenza ma anche di quelli da osservare o mettere in atto prima che essa si verifichi, di ciò che insomma chiamiamo prevenzione. Come cittadino” ha concluso il direttore regionale dei vigili del fuoco “non mi sembra che questo passaggio sia stato fatto”.

Ultima modifica il Giovedì, 09 Gennaio 2014 18:51

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