Venerdì, 01 Febbraio 2019 14:42

Sistema idrico Gran Sasso, Lolli: "160 milioni per messa in sicurezza"

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Giunge al termine il lavoro portato avanti nell’ultimo anno e mezzo dalla ‘Commissione tecnica per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso’, coordinata dal presidente vicario di Regione Abruzzo Giovanni Lolli, e che ha messo intorno al tavolo le Asl della provincia dell’Aquila e di Teramo, Arta, Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, le prefetture di L’Aquila e Teramo, i gestori del servizio idrico Ruzzo Reti e Gran Sasso Acqua, Ersi, l’ente regionale del servizio idrico, Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade A24 e A25, e Istituto nazionale di fisica nucleare per i laboratori del Gran Sasso.

Un lavoro condensato in una delibera di Giunta, la numero 33 del 25 gennaio 2019. Nel provvedimento il piano per mettere in completa sicurezza l’acquifero, definito a valle delle proposte messe sul tavolo da Strada dei Parchi, Infn e dai gestori del servizio idrico, alcune accolte altre no, per un investimento complessivo che si aggira sui 160 milioni di euro.

Ma andiamo con ordine.

“Siamo partiti da una delibera adottata dall’allora giunta Chiodi, che indicava come la Regione avrebbe dovuto verificare i lavori svolti all’epoca del commissariamento e avanzare una sua proposta per la messa in sicurezza. A quel provvedimento, non erano seguite attività significative; dunque, abbiamo approvato una prima delibera, chiarendo meglio i contorni del lavoro da svolgere, a partire, appunto, dalle verifiche sui lavori del commissario e fino alla costituzione della Commissione tecnica”, ha ricostruito Giovanni Lolli in conferenza stampa. D’altra parte, era già chiaro come il sistema non fosse in sicurezza rispetto alle captazioni potabili, nonostante gli interventi realizzati dal commissario con fondi dedicati, “un lavoro utile dal punto di vista progettuale ma evidentemente insufficiente dal punto di vista esecutivo” ha ribadito Lolli.

Intanto, la Commissione aveva già ottenuto la messa in funzione di spettometri di massa per l’accertamento di eventuali contaminazioni dell’acqua e la condivisione di un protocollo rigido che impone un permesso preventivo della Regione, oltre le tutele già previste dalle norme, per qualsiasi opera si intenda realizzare, nei laboratori o sul tratto autostradale. “Così, abbiamo ‘tamponato’ la situazione ma l’obiettivo era, ed è, rimuovere alla radice il problema facendoci carico, altresì, di salvaguardare la presenza dei laboratori e dell’autostrada. Dunque, abbiamo incaricato Infn e Strada dei Parchi, oltre ai due gestori della rete idrica, di presentarci progetti di messa in sicurezza, ciascuno per la sua parte; avevamo preventivamente avvertito l’Ispra, l’Istituto superiore della Sanità, il Ministero dell’Ambiente e l’Autorità di Distretto che hanno riconosciuto la bontà del percorso avviato”.

Come detto, alcune delle proposte pervenute sono state accolte, altre respinte. Tra le altre, è stata bocciata l’idea progettuale di Strada dei Parchi di realizzare una ‘terza canna’. Invece, sono state accolte e validate le proposte di completa impermeabilizzazione della pavimentazione delle due gallerie, con la sostituzione del sistema di convogliamento dell’acqua drenata dietro le gallerie, ora in cemento armato, con una condotta di acciaio inox, e delle condotte trasversali, quelle che portano l’acqua al canale in cemento per intenderci, ora in Pvc, con tubazioni di acciaio inox. Verranno sostituite anche le condotte di plastica o cemento della rete di scolo delle acque di piattaforma con condotte di ghisa sferoidale.

I lavori che dovranno riguardare i laboratori, invece, prevedono l’impermeabilizzazione dei pavimenti nei cunicoli perimetrali e l’ultimazione di quella già avviata. Inoltre, verranno realizzate ex novo le condotte di scarico in ghisa sferoidale, con idoneo sistema di depurazione delle acque scaricate nel torrente Gravone. Inoltre, entro tre mesi dall’approvazione della delibera, l’Infn dovrà presentare un piano di dismissione degli esperimenti che comportano l’utilizzo di sostanze pericolose oltre le soglie del decreto legislativo 105/2015. Non solo. Qualsiasi attività dovrà essere sottoposta a Vinca.

“Si tratta di lavori significativi – ha tenuto a sottolineare Lolli – con l’acqua che verrà necessariamente intorpidita, e dunque è prevista la realizzazione di due potabilizzatori, ai due diversi estremi, che saranno in funzione per il tempo necessario ai lavori ma rimarranno a disposizione per altre eventualità”.

Il complesso delle opere “vale circa 160 milioni di euro, secondo una previsione ancora approssimativa. Abbiamo rimesso il progetto, così come approvato in Giunta, all’Istituto superiore della Sanità, al Ministero dell’Ambiente, all’Autorità di distretto: il problema non è abruzzese, è dello Stato. E d’altra parte, la messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso è stata indicata come priorità per il centro Italia. Dunque, a questo punto è lo Stato che dovrà prendersi carico della progettazione, immagino verrà incaricato il Provveditorato alle Opere pubbliche, e di trovare le risorse. La Regione Abruzzo, però, non dovrà stare a guardare: in questi mesi, abbiamo fatto un lavoro che non ci competeva. Sarebbe stato più semplice chiudere i laboratori e l’autostrada: al contrario, siamo onorati e felici di ospitare sul nostro territorio strutture nazionali strategiche che, come tali, sono però di competenza dello Stato che dovrà intervenire rapidamente. E dovremo vigilare”.

Lolli ha tenuto a chiarire due questioni, a margine della conferenza stampa. La prima: “la fase di progettazione sarà complessa, e ancor di più la fase di lavorazione. Ci saranno disagi enormi. Per capirci: quando verranno avviati i lavori, bisognerà chiudere una canna e, per legge, non si può circolare in doppio senso di marcia; dunque, il traffico verrà regolato con i semafori. Capite che dovremo sopportare, e per un tempo piuttosto lungo, una situazione non facile. Ma stiamo parlando del più importante bacino idrico del centro Sud”. La seconda: “vorrei fosse chiaro che non c’è alcun allarme. Le misure di verifica messe in campo ci consentono di tenere il sistema sotto stretto controllo. Dunque, nessun allarme: i lavori sono necessari e si faranno, ma ribadisco che non c’è alcuna emergenza”.

La delibera, e così gli atti della Commissione, sono disponibili sul sito istituzionale di Regione Abruzzo per chiunque volesse consultarli.

Osservatorio indipendente sull'acqua del Gran Sasso: "Passo avanti, ma siamo soltanto ad una prima dichiarazione d'intenti"

L'Osservatorio Indipendente sull'Acqua del Gran Sasso ribadisce quanto già affermato con il comunicato del 22 gennaio scorso: "l’atto segna un passo avanti verso la soluzione del problema, ma siamo soltanto ad una prima dichiarazione di intenti. L’impianto generale conferma quanto sostenuto in questi due anni dall’Osservatorio: molte delle nostre osservazioni si ritrovano nella proposta della Commissione Tecnica Regionale, ma non c'è molto da essere allegri perché tutto ciò dimostra che un coinvolgimento delle associazioni avrebbe accorciato i tempi e impedito i continui 'rimandi' a cui si è assistito fino ad oggi".

Ci sono voluti quasi vent'anni - denunciano gli ambientalisti - "82 milioni di euro, diversi incidenti e sversamenti di sostanze, il sequestro dei Laboratori, un processo con patteggiamento, un’altra inchiesta che ha portato a dieci indagati coinvolgendo la Ruzzo Reti SpA, l'INFN e la Strada dei Parchi SpA, decine di manifestazioni e iniziative pubbliche affinché, finalmente, la Regione Abruzzo e gli enti coinvolti proponessero un piano per la messa in sicurezza dell’acquifero".

Sul piano di messa in sicurezza l'Osservatorio si riserva di fare le proprie valutazioni tecniche analizzando i documenti progettuali, "ma desta non poche perplessità il fatto che alcuni interventi siano stati indicati come 'urgenti ed indifferibili', mentre per altri ci si limiti a chiedere una valutazione di fattibilità tecnica con analisi costi-benefici senza indicare i tempi entro cui concluderla e chi dovrà effettivamente procedere a tale valutazione. Assolutamente inaccettabile è poi che, ancora una volta, gli interessi dei Laboratori dell'INFN risultino prioritari rispetto all’interesse a bere acqua di 700.000 cittadini. Infatti, mentre la bozza di delibera indicava il 31/12/2019 come data ultima e non procrastinabile per la realizzazione del piano di dismissione degli esperimenti che comportano l’utilizzo di sostanze pericolose oltre la soglia del DLgs n. 105/2015 (Direttiva Seveso 3), magicamente nella delibera approvata la data si sposta di un anno al 31/12/2020. La motivazione di tale posticipo è contenuto in un passaggio della Delibera in cui si sostiene che, in virtù di accordi internazionali, i Laboratori indicano la data della fine del 2020. Eppure è noto da quasi due decenni che determinate sostanze non possono essere stoccate a contatto con un acquifero e tutti sapevano, quindi, che tale situazione doveva essere superata da molto tempo! Concedere ulteriori 24 mesi per fare quello che si sarebbe dovuto fare da anni rappresenta un nuovo schiaffo agli abruzzesi".

Ultima modifica il Sabato, 02 Febbraio 2019 12:11

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