Sabato, 01 Febbraio 2014 11:00

Ultimo saluto a Mario Celli, il giovane travolto da una slavina sul Gran Sasso

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Si sono celebrati nella chiesa di S. Mario, nel quartiere della Torretta, i funerali di Mario Celli, il giovane medico aquilano morto giovedì dopo essere stato travolto, lo scorso 28 gennaio, da una slavina a Campo Imperatore.

Centinaia di persone, soprattutto giovani - amici, colleghi di lavoro, persone con le quali condivideva la sua grande passione per la montagna - sono accorse al rito funebre, celebrato da Don Giulio Signora.  

Mario Celli era stato dichiarato morto dai medici dell'ospedale 'Mazzini' di Teramo giovedì all'ora di pranzo, dopo aver lottato per due giorni tra la vita e la morte. La sua scomparsa è l'ennesima tragedia che ha sconvolto, negli ultimi mesi, la comunità aquilana.

Dopo l'incidente, il giovane non aveva mai ripreso conoscenza. Per due giorni era stato in coma profondo, tenuto in vita dai macchinari. Dopo un lieve miglioramento delle prime ore, che aveva spinto i medici a dichiarare un 'cauto ottimismo', le condizioni cliniche si erano improvvisamente complicate nella notte tra martedi e mercoledi. 

Tantissimi i messaggi di cordoglio inviati da amici e colleghi ma anche da chi lo conosceva appena. "Ride in peace" hanno scritto sui social network molti dei suoi amici rider, ragazzi e ragazze che con lui - per molti anni - avevano condiviso la grande passione per la neve.

Anche la redazione di NewsTown si unisce al cordoglio di familiari e amici.

L'incidente

Mario Celli è stato travolto da una slavina nel primo pomeriggio di martedì.
Una valanga di neve di 250 metri l'aveva investito mentre era impegnato con il fratello Paolo in un fuoripista sullo 'Scontrone', nella zona dei Valloni. 

Era stato proprio il fratello a prestare i primi soccorsi. I due ragazzi erano ben attrezzati, essendo esperti snowboarder e pratici nell'attività del free-ride (fuori pista). I due erano muniti anche dell'ARVA, un apparecchio elettronico utilizzato per la ricerca di persone travolte dalle valanghe.

Grazie a questo congegno, Paolo era riuscito a riritrovare il fratello, sepolto dalla neve.

A nulla sono valsi, però, prima l'intervento di Gianluca Facchetti del Cai e di Nadia Garbuglia del 118, poi la corsa all'ospedale 'Mazzini' di Teramo, dove il personale medico ha cercato di curare il giovane ricorrendo all'ossigenazione extracorporea, una terapia sanitaria mai utilizzata prima in Abruzzo, e continuando, nel frattempo, a praticargli le tecniche di rianimazione per assicurare l'ossigenazione al cervello. 

Dopo le prime cure, il cuore di Mario Celli era tornato a battere, anche se era rimasto un'ora e mezza di arresto. Dopo un primo passaggio all'emodinamica, era stato ricoverato in rianimazione. Il ragazzo non presentava grossi traumi da caduta e la temperatura corporea - 26 gradi all'arrivo in ospedale - stava riprendendo lentamente a salire. Sottoposto a Tac nella tarda serata di martedi, i medici avevano mostrato un "cauto ottimismo". Poi, nella notte, il peggioramento, che ha portato i medici a dichiarare la morte cerebrale. 

 

 

Ultima modifica il Sabato, 01 Febbraio 2014 21:40

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