Giovedì, 18 Aprile 2019 08:44

A24, Strada dei Parchi alza il tiro: "Il 19 maggio chiudiamo il traforo". Braccio di ferro con la Regione per la messa in sicurezza del bacino idrico. Forum H20: "Si vuole un Commissario?"

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Ed ora, Strada dei Parchi alza il tiro: alla mezzanotte del 19 maggio prossimo, la società concessionaria minaccia di chiudere il traforo del Gran Sasso, in entrambe le direzioni di marcia, a tempo indeterminato. La società del gruppo Toto, così, ha voluto dare seguito alla lettera inviata nei giorni scorsi alla presidenza del Consiglio, ai ministeri delle Infrastrutture e dell'Ambiente, a Prefetture, Regione, Ispra e Infn.

Sia chiaro: è davvero difficile a credersi che si possa arrivare a spezzare in due Regione Abruzzo, considerato che l'autostrada A24 è una infrastruttura considerata strategica. Tuttavia, la concessionaria ha deciso di battere i pugni sul tavolo. E per due motivi: il primo, l'inchiesta della Procura di Teramo per gli sversamenti di sostanze pericolose nel bacino idrico del Gran Sasso con i vertici di Strada dei Parchi finiti sotto indagine con i responsabili dei Laboratori nazionali del Gran Sasso e della Ruzzo Reti per l'ipotesi di reato di "inquinamento ambientale". Vogliamo "evitare la reiterazione del reato", la provocazione della concessionaria. Che, tra l'altro, ha ingaggiato una battaglia contro Regione Abruzzo, contestando la delibera del gennaio scorso che impone a Strada dei Parchi lavori per 104 milioni di euro - tra gli altri, il rifacimento delle condotte di captazione e l'impermeabilizzazione - così da mettere in piena sicurezza la falda acquifera. 

In sostanza, la società del gruppo Toto sostiene che i lavori dovrebbero essere svolti dal soggetto proprietario dell'infrastruttura, e cioé lo Stato e la Regione per ciò che attiene le sue competenze. E il Ministero delle Infrastrutture, stavolta, ha dato ragione al concessionario. Con una lettera a firma del direttore generale Felice Morisco, il dicastero ha chiarito che gli interventi richiamati dalla delibera di Giunta sono "estranei al rapporto concessorio, in quanto non contemplati dalla convenzione unica attualmente vigente".

Strada dei Parchi chiede che venga nominato un commissario straordinario per risolvere il problema dell'acquifero. E intanto, da giugno potrebbe decidere di aumentare di nuovo i pedaggi, tornando ai livelli dell'anno passato, non si dovesse arrivare alla firma sul piano economico finanziario che resta congelato.

Ora, la minaccia di chiusura del traforo forzando la mano, così, affinché i nodi sul tavolo vengano sciolti. 

Gran Sasso, tanta voglia di Commissario quando basterebbe per gli enti fare il loro dovere

"Tanta voglia di un...Commissario: parafrasando una nota canzone è quello che pare profilarsi per il caso Gran Sasso dove gli enti interessati, tranne la Procura, ci sembrano più cercare di attuare lo sport nazionale, lo scaricabarile, che applicare le proprie competenze e fare il proprio dovere. Su una cosa alcuni soggetti iniziano però a convergere: nominare un nuovo commissario straordinario dopo il primo, Balducci, che riuscì tra il 2004 e il 2008 a spendere oltre 80 milioni di euro senza risolvere nulla o quasi come attestato oggi dai periti della Procura di Teramo. Operazione che ebbe come unico vero risultato tangibile quello di far scendere il silenzio sulle enormi criticità del sistema Gran Sasso, rimaste sotto traccia fino al riemergere dei problemi nel 2016, peraltro solo per un fortuito errore di comunicazione, con l'incidente del diclorometano".

Così il Forum abruzzese dei movimenti per l'acqua.

"La Procura di Teramo recentemente ha chiesto a tutti gli enti di fare la loro parte. Ecco, non servirebbe alcun Commissario se tutti i soggetti coinvolti si adoperassero per fare il loro dovere applicando le loro competenze. A mero titolo di esempio, la Regione potrebbe approvare la Carta di Salvaguardia delle acque prevista dal 2006 e su cui dunque vi è un'omissione clamorosa da 13 anni. L'INFN dovrebbe allontanare immediatamente le 2.292 tonnellate di sostanze pericolose degli esperimenti LVD e Borexino (e la Regione non dovrebbe posticipare surrettiziamente il termine per l'operazione al 31/12/2020 come purtroppo previsto dalla Dgr.33/2019); sempre l'INFN dovrebbe rinunciare ad esperimenti che appaiono incompatibili con le norme vigenti, come Luna Mv; lo Stato dovrebbe reperire le risorse richieste dalla Regione; i Vigili del Fuoco, il CTR regionale, le prefetture e il Ministero dell'Ambiente dovrebbero chiarire come sia possibile sostenere la sussistenza della sicurezza del sistema per il rischio di incidenti rilevanti (direttiva Seveso) rispetto a quanto emerso dall'inchiesta della Procura di Teramo e a quanto ammesso dalla stessa regione che chiede 170 milioni di euro per attuare quella messa in sicurezza che evidentemente non c'è. E così via".

I commissariamenti in Italia e sul Gran Sasso si sono rivelati quasi sempre un fallimento senza risolvere alcunché. "Non vorremmo che con il Commissario arrivino poi anche deroghe proprio a quelle norme poste a tutela di cittadini e ambiente che gli enti non riescono a far rispettare da anni, dall'Art.94 del D.lgs.152/2006 (Testo unico dell'Ambiente) sulle distanze delle sostanze pericolose dalle captazioni a quelle sulle procedure di Valutazione Ambientale per gli esperimenti dei Laboratori. Insomma, non vorremmo che il commissariamento sia solo il modo per mascherare l'incapacità degli enti di agire per altri 10 anni. Citando un adagio utilizzato da eminenti personaggi 'A pensare male del prossimo si fa peccato ma spesso si indovina'".

Per quanto riguarda la questione dei tunnel, "leggiamo che Strada dei Parchi è sul piede di guerra per la Delibera Regionale 33/2019 con cui si individuano gli interventi necessari per mettere in sicurezza il Gran Sasso, per un ammontare di oltre 170 milioni di euro. Situazione che ci pare piuttosto singolare a leggere gli articoli di stampa, visto che:

  • nella Delibera viene allegata una delle proposte progettuali elaborate proprio da Strada dei Parchi (anche se la società tra le diverse ipotesi avrebbe voluto sposare quella per un terzo traforo, soluzione scartata dalla regione);
  • la regione chiede proprio allo Stato i fondi per attuare questa proposta e quelle giunte da INFN e Ruzzo per le rispettive strutture. Non capiamo, quindi, quale sia il problema.

Servirebbero maggiori particolari sulle doglianze della società e, anzi, invitiamo a pubblicare tutti i carteggi e il testo del ricorso al TAR annunciato dalla società".

Ultima modifica il Venerdì, 19 Aprile 2019 11:04

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