"E’ una ricostruzione volutamente confusa e denigratoria quella che sta facendo in questo ore il Forum H2O sulla situazione delle gallerie del Gran Sasso. Mischiare la questione dell’adeguamento alle norme comunitarie delle Gallerie del Traforo con i rischi ambientali, ipotizzati dalla procura di Teramo, non ha nessun senso. Tranne quello di alimentare un clima di sospetto e allarme".
Strada dei Parchi, la società concessionaria della gestione delle autostrade A24 eA25, risponde così alle ultime dichiarazioni del Forum abruzzesei dei movimenti per l'acqua.
"Proviamo a rimettere in ordine i fatti. Premesso che tutte le autostrade e le strade italiane sono tenute allo stesso obbligo, e quasi tutte non si sono adeguate in attesa di un annunciato intervento del governo in sede comunitaria. Vediamo come si deve muovere Strada dei Parchi".
"Come previsto dalle norme, su A24 e A25 Strada dei Parchi fa interventi concordati e autorizzati dal “proprietario delle autostrade”, lo Stato appunto".
"Tutti gli interventi e gli investimenti si fanno sulla base di programmi che durano cinque anni. Si chiamano Piani Economici Finanziari o PEF. Dentro questi piani, redatti con il Ministero che li approva, c’è scritto cosa fare nei cinque anni di durata e con quali risorse".
"L’ultimo piano approvato per A24 e A25 risale al 2009. In quel PEF, entrato in vigore il primo gennaio 2009 e scaduto a dicembre 2013, c’era la previsione di interventi per avviare l’adeguamento alle norme Comunitarie delle gallerie. Il tutto con risorse proprie della gestione. Niente interventi pubblici, quindi".
"Ad aprile 2009 il terremoto dell’Aquila ha indotto il ministero e la concessionaria a rivedere e modificare radicalmente gli interventi previsti nel PEF 2009/13. Visti i danni gravi riportati dai viadotti del cratere sismico dell’Aquila, tutti gli interventi finanziati da Sdp sono stati dirottati per la messa in sicurezza urgente delle strutture autostradali dentro l’area del cratere".
"Alla fine dell’estate 2013, sei mesi prima della scadenza del PEF, Strada dei Parchi, nel nuovo Piano economico finanziario 2014/18, ha proposto importanti interventi per l’adeguamento delle gallerie. Con l’obiettivo di recuperare anche quegli interventi saltati nel quinquennio precedente per via del terremoto. Nel PEF 2014/2018 era fissato un investimento privato del gestore di 220 milioni proprio per l’adeguamento delle gallerie".
"C’è un dettaglio che il Forum volutamente omette, anche perché farebbe crollare il suo fragile castello fatto di affermazioni denigratorie. Quel “dettaglio” è una constatazione: a tutt’oggi il piano che prevedeva la spesa di 220 milioni per gli interventi nelle gallerie non è stato approvato dai governi che si sono succeduti. Ricordiamo che ne sono passati cinque, di colorazioni diverse, ma il PEF di Strada dei Parchi è ancora fermo nei corridoi della burocrazia ministeriale. Un piano che, tra le altre cose, prevedeva investimenti per la messa in sicurezza sismica, questi sì finanziati anche dal pubblico".
"Ora è evidente che tutto ciò nulla ha a che vedere con l’annuncio, poi rientrato, della chiusura del Gran Sasso. L’ipotesi di chiusura nasce a seguito dall’avvenuto rinvio a giudizio dei dirigenti e della società concessionaria che, secondo la Procura, non avrebbero fatto e non stanno facendo nulla per scongiurare eventuali contaminazioni delle falde acquifere. Una posizione che non si concilia con quella espressa dal proprietario. Il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti in rappresentanza dello Stato ha detto, infatti, a Strada dei Parchi che non deve fare nulla in questo senso, in quanto la materia non fa parte del contratto di concessione. E che è l’autorità centrale del governo a sovraintendere alla materia. Per questo sarà nominato un Commissario di Governo a sbrogliare la matassa".
"Una sola constatazione. Senza la presa di posizione forte di Strada dei Parchi, oggi non ci troveremo davanti a una ipotesi di risoluzione radicale dei rischi di inquinamento del Gran Sasso. Per la prima volta su questo tema si sono confrontati tutti gli attori nazionali e quelli regionali. Sono state individuate delle soluzioni, non ancora tradotte in norma, volte a scongiurare la chiusura. Progetti concreti tesi ad avviare un percorso di risoluzione radicale del problema".