Martedì, 11 Giugno 2019 18:51

Centrale di compressione del gas a Sulmona, Tar del Lazio respinge il ricorso di Regione Abruzzo: l'opera si farà

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Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato da Regione Abruzzo avverso la realizzazione di una centrale di compressione Snam in località Case Pente, a Sulmona. Dunque, resta vigente la delibera della presidente del Consiglio dei Ministri che, alla fine di dicembre del 2017, all'epoca del governo Gentiloni, aveva imposto il superamento del dissenso alla realizzazione dell'opera emerso in sede di Conferenza di servizi.

Una decisione che, di fatto, significa il via libera alla realizzazione del gasdotto Snam che, da Brindisi a Minerbio, attraverserà l'Italia lungo la dorsale appenninica, attraversando aree a forte rischio sismico e, nel centro Italia, le zone colpite dai terremoti degli ultimi dieci anni. 

In sostanza, con il primo motivo di ricorso la Regione Abruzzo aveva contestato il mancato assoggettamento a VAS del progetto relativo alla centrale di compressone; per il Tar, però, "nel caso in esame, non era necessario l'assoggettamento a VAS per la localizzazione dell'opera", trattandosi "di valutazione che spettava all'Autorità competente che gode, al riguardo, di ampio potere discrezionale"; in più, l'impianto "è anche destinato ad essere sottoposto ad una futura Autorizzazione Integrata Ambientale, senza la quale non potrà essere messo in esercizio". Con altro motivo di ricorso, la Regione Abruzzo aveva dedotto che la deliberazione assunta dal Consiglio dei Ministri "avrebbe svolto un'inadeguata comparazione e ponderazione degli interessi coinvolti, lasciando prevalere l'interesse 'economico' dell'operatore rispetto a quello 'ambientale' e sottovalutando gravemente, in particolare, il rischio derivante dall'inquadramento sismico del territorio di Sulmona". I giudici amministrativi, però hanno ritenuto che nel complesso "non può dirsi che vi sia stato uno sbilanciamento, nella comparazione e valutazione degli interessi confliggenti, a tutto vantaggio dell'interesse economico-imprenditoriale della Snam e a discapito dell'interesse ambientale e della sicurezza dei cittadini", anche perché "l'opera fa parte di un articolato progetto, di sicuro rilievo strategico, il quale mira ad assicurare l'approvvigionamento energetico ai cittadini e alle imprese nell'ambito di vaste aree regionali e dell'intero Paese".

Quanto ai sollevati rischi ambientali e sismici, infine, "è bene ribadire che la valutazione compiuta in materia di VIA dall'Amministrazione è espressione di discrezionalità tecnica e, pertanto, essa è insindacabile, se non per vizi macroscopici di irragionevolezza, illogicità, contraddittorietà e infondatezza", hanno disposto i giudici.

Ora, è destinata a riaccendersi la protesta dei territori che si sono battuti, in questi anni, contro la centrale di compressione e il metanodotto. 

Ricorderete che a seguito della delibera del Consiglio dei Ministri, la sindaca di Sulmona Annamaria Casini si era dimessa, facendo poi un passo indietro. Al sindaco dimissionario avevano espresso solidarietà Pierluigi Biondi, sindaco dell'Aquila, l'allora primo cittadino di Avezzano Gabriele De Angelis e Angelo Caruso, nella doppia veste di sindaco di Castel di Sangro e presidente della Provincia dell'Aquila [qui], che avevano sollecitato una mobilitazione dei parlamentari abruzzesi. Prese di posizione indignate erano arrivate anche da Regione Abruzzo: l'allora assessore Andrea Gerosolimo aveva parlato di "atto di una graviltà e viltà senza precedenti"; il sottosegretario alla presidenza Mario Mazzocca aveva annunciato il "ricorso per impugnare l'atto approvato dal governo", sostenuto dall'allora governatore Luciano D'Alfonso e dal vicepresidente Giovanni Lolli che aveva ribadito come la scelta del governo fosse "un errore da correggere, seguendo le strade che la legge ci permette di percorrere". 

Evidentemente, il tentativo della Regione di battersi avverso l'opera si è scontrato contro un muro.

D'altra parte, è stato chiarito da tempo che l'opera è considerata di importanza strategica e di preminente interesse nazionale. In realtà, la vicenda ha un respiro internazionale e attiene a rilevanti questioni geopolitiche che ruotano attorno alla silenziosa guerra del gas.

In questi anni, l'Unione Europea ha fatto di tutto per limitare la sua dipendenza dal gas russo, da Gazprom in particolare, braccio militare del potere di Putin, favorendo la nascita di corridoi a sud. Così, già ad agosto 2014 il consiglio dei direttori esecutivi della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) aveva imposto all'istituzione finanziaria europea di congelare i prestiti alla Russia, pari a circa un terzo del suo portfolio d'investimenti; una mossa politica che puntava ad aumentare la pressione sul governo di Mosca e a liberare svariate centinaia di milioni di euro per investimenti su altri fronti. Guarda caso, velocizzando le pratiche per il finanziamento di due delle più grandi infrastrutture per il trasporto di gas 'non russo' su cui hanno messo gli occhi da tempo la BERS e anche la Banca europea degli investimenti (BEI), l'altra istituzione finanziaria dell'Unione europea.

Parliamo del TAP, il gasdotto trans-Adriatico che dovrebbe connettere Italia e Grecia attraverso l'Albania, pensato per portare in Europa gas naturale dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e, chissà, del Medio Oriente, attraverso le coste pugliesi e della così detta Rete Adriatica Snam, con cui il Tap dovrebbe allacciarsi proprio in Puglia, un serpentone di acciaio lungo quasi 700km che - nelle intenzioni - attraverserebbe appunto la dorsale appenninica

Il direttore energia della BERS, Riccardo Puliti, affermava già cinque anni e mezzo fa che la Banca era pronta a finanziare il TAP con un prestito fino a 700 milioni di euro. Non solo. Pochi mesi prima, era stata diffusa la notizia dell'approvazione di un finanziamento di 200 milioni di euro da parte della Banca europea degli investimenti a Snam per la costruzione di diverse tratte del gasdotto in Italia.

Poco più di un anno dopo, la stessa Snam - società controllata dal Ministero dell'Economia tramite la Cassa Depositi e Prestiti - entrò ufficialmente nel consorzio Tap: ad Oslo, l'amministratore delegato Carlo Malacarne sottoscrisse un accordo d'acquisizione del 20% delle quote rilevando le azioni possedute da Statoil, il colosso di stato norvegese del settore idrocarburi. Snam è divenuto così il partner industriale del consorzio. Chiaro il disegno? TAP ha un accordo con il governo dell'Azeirbajian per portare in Europa 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno, una fornitura che, nel caso, potrebbe anche raddoppiare; in Salento, si aggancerebbe alla Rete Snam - partner del Consorzio - per far fluire il gas nel cuore dell'Europa, così da consentire una fonte di diversificazione per i consumi rispetto ai contratti con Gazprom.

Con l'ingresso di Snam nel consorzio TAP si è rafforzata l'idea di fare dell'Italia una sorta di piattaforma per il passaggio del gas dalle regioni del Mediterraneo all'Europa del Nord. Tra l'altro, nella Penisola arrivano anche le forniture dalla Libia; due corridoi che, un domani, potrebbero anche essere la porta d'accesso per il gas in arrivo da Israele e Turchia, per non parlare delle scoperte che si stanno facendo al largo delle coste tra Egitto e Cipro. Insomma, una vicenda importante per la Ue, nel braccio di ferro con la Russia di Putin, e per l'Italia che, in questo quadro, spera di giocare un ruolo da protagonista. Ecco il rilevante interesse nazionale: non si tratta di portare in Italia, e in Europa, altro gas - i consumi scendono e non ce ne sarebbe bisogno - piuttosto di tagliar fuori la Russia che, al momento, garantisce i bisogni dei paesi europei giocando, così, un ruolo di forza sui tavoli internazionali.

E' su questo tavolo che si sta giocando il destino delle popolazioni appenniniche italiane, è per questo che il metanodotto Snam è così importante per il governo Italiano.

Poco importa, dunque, che il serpentone di metallo lungo 700 km sia stato pensato per attraversare una zona sismica a massimo rischio, interessata dai terremoti più distruttivi degli ultimi anni: l'aquilano - con lo stesso capoluogo d'Abruzzo e la sua frazione a est, Paganica, attraversata da una faglia sismica attiva - passando per le aree contigue all'amatriciano, colpite dal terremoto dello scorso 24 agosto, e fino alla Valnerina (Norcia) e ai Monti Sibillini (Visso e Ussita), terre dell'epicentro del sisma del 26 ottobre. Anzi, la nostra Regione assume una importanza centrale per la realizzazione dell'opera. Come lascia intendere la scelta del nome (Rete Adriatica), i corridoi di passaggio del gasdotto erano stati individuati lungo la costa. Oggi, il progetto prevede - al contrario - soltanto un tratto di lungomare. Da Biccari (Foggia) in poi, le difficoltà geologiche e un elevato grado di urbanizzazione della costa hanno imposto la scelta di un tracciato più interno. Appunto, sulle montagne molisane fino ad arrivare in Abruzzo e, di qui, su per Foligno fino in provincia di Bologna.

I motivi sono anche, e soprattutto, economici: tra Campochiaro (in provincia di Campobasso) e Sulmona esiste già un tratto del gasdotto Transmed che ha suggerito di sfruttarne il corridoio. Un gasdotto costa circa 2 milioni di euro per ogni chilometro, sfruttare il tunnel abruzzo-molisano vorrebbe dire risparmiare almeno 50 milioni. Ecco perché, per Snam, è cruciale l'Abruzzo interno. Ecco perché la società ha deciso di localizzare la centrale di compressione proprio a Sulmona. Nonostante si tratti di una zona a forte rischio sismico e di grande pregio ambientale. Il metanodotto, infatti, taglierebbe 3 parchi nazionali, un parco regionale e oltre 20 siti di rilevanza comunitaria.

In Abruzzo, il gasdotto - da progetto - dovrebbe essere collocato ad una profondità di 3 metri, con un diametro di 1.5 metri, e dovrebbe attraversare per 170 chilometri la provincia dell'Aquila da Sulmona a Montereale, passando per i comuni di Collepietro, Navelli, Caporciano, San Pio delle Camere, Prata d’Ansidonia, San Demetrio ne' Vestini, Poggio Picenze, Barisciano, L’Aquila, Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, e Montereale, per poi proseguire fino a Foligno. L’impianto di compressione di Sulmona è funzionale al trasporto sulle dorsali della rete nazionale - e alla successiva distribuzione nelle reti regionali - dei quantitativi di gas previsti dai punti di entrata a sud (25 milioni di metri cubi standard al giorno) e dei quantitativi giornalieri aggiuntivi previsti per il campo di stoccaggio di Cupello (Chieti).

 

Ultima modifica il Lunedì, 17 Giugno 2019 17:51

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