"In un'era dove il fresco dei climatizzatori è praticamente entrato a far parte del corredo genetico degli uomini fa specie sapere di luoghi ove l'utilizzo degli stessi risulta quasi del tutto sconosciuto. Tra questi le carceri italiane in generale e quello di Sulmona in particolare. In valle Peligna come tutti avranno notato, in questi giorni sembra di stare ai tropici e più che al "fresco" di un istituto di pena la sensazione che si vive è quella di stare in un vero e proprio altoforno".
La denuncia arriva da Mauro Nardella, componente della segreteria confederale Uil CST Adriatica Gran Sasso, che, in una nota, sottolinea come oggi le strutture carcerarie, compresa quella di Sulmona, siano "un misto di cemento e ferro sormontato da guaina attira calore. Il tutto in un contesto ove la limitatissima libertà di movimento ne accentua il disagio, comportando stress e malesseri vari".
"La Direzione del penitenziario ha fatto tutto quello che poteva ma, ciò, non è assolutamente sufficiente stante proprio l'impossibilità oggettiva di stemperare, con semplici climatizzatori e per di più allocati nei soli box riservati agli agenti, una struttura a massima conducibilità termica".
"Nel reparto infermeria - si legge ancora nella nota - si sta vivendo il maggiore disagio. Ciò rappresenta un autentico controsenso visto che è proprio in tale contesto, ove sono ricoverati appunto detenuti con diverse patologie, che manca del tutto una tutela in termini di salubrità legata al caldo".
"Lo Stato deve fare qualcosa e presto - prosegue Nardella - Rivedere i parametri adeguandoli alle attuali norme in materia di salubrità è un passo che non può più procrastinare. Ne vale della salute di chi in tali contesti è costretto, per svariati motivi, a starci".
"Al garante dei detenuti chiederemo di partecipare, insieme a noi, all'opera di rilevamento e rivelamento delle cattive condizioni alle quali sono costretti a sottostare detenuti ed agenti di polizia penitenziaria", conclude la nota.