Si terrà nel pomeriggio di oggi, sabato 4 febbraio, alle 18:30 a Piazza Regina Margherita un presidio per mostrare solidarietà al detenuto Alfredo Cospito, sottoposto al regime del 41-bis prima nel carcere di Opera ed ora per motivi di salute nel carcere di Opera, in provincia di Milano.
Il presido è stato convocato da un gruppo di aquilani riunitisi sotto il nome "L'Aquila solidale con Alfredo Cospito", lo scopo dell'iniziativa è quello di affiancare lo sciopero della fame che Cospito porta avanti ormai dal 20 ottobre contro il regime del carcere duro. Nella giornata nazionale di mobilitazione su questi temi i sostenitori del contrasto a questo tipo di detenzione scendono in piazza a far sentire la propria voce.
Per saperne di più sulle motivazioni della mobilitazione pubblichiamo il testo del volantino diffuso dal gruppo "L'Aquila solidale con Alfredo Cospito":
"Alfredo Cospito si trova dal 20 ottobre in sciopero della fame.
Sta protestando contro il regime di 41-bis a cui è sottoposto dallo scorso maggio per i suoi contributi, peraltro pubblici, al dibattito politico e alla stampa anarchica, e contro l’ergastolo ostativo che la procura di Torino ha chiesto di applicargli. Il 6 luglio scorso, infatti, il reato di “strage contro la pubblica incolumità”, per cui era stato condannato, è stato riqualificato dalla Cassazione in “strage contro la sicurezza dello Stato”, nonostante le azioni di cui è accusato (esplosione, in piena notte, di due ordigni a basso potenziale davanti la scuola allievi dei carabinieri a Fossano, CN) avessero uno scopo prettamente dimostrativo e non abbiano causato né morti né feriti.
La battaglia che Cospito sta meritoriamente portando avanti riapre il dibattito sulla necessità del superamento di due istituti inumani e incostituzionali, come l’ergastolo ostativo e il 41-bis, ma anche dell’intero sistema dei circuiti speciali di detenzione. Fin dalla sua istituzione il 41-bis è stato presentato come provvisorio e volto ad arginare lo stragismo mafioso, ma ben presto si è mostrato come uno strumento di vendetta, fondato su pratiche di vera e propria tortura per spingere i detenuti e le detenute alla collaborazione, attraverso l'isolamento totale e la privazione dei più elementari diritti umani. La sua estensione, per i reati commessi dal 2003, ai prigionieri politici, ne ha messo in luce anche un altro aspetto, quello del ricatto sociale e del monito verso chi si oppone e lotta contro guerre, ingiustizie e sfruttamento.
Ai detenuti e alle detenute politiche in 41-bis non ci si limita a chiedere la collaborazione totale, ma si vuole l'abiura delle proprie idee politiche per mandare un messaggio all’esterno, per cancellare ogni speranza di cambiamento sociale. L’applicazione di questo istituto repressivo-punitivo è stato definito da Amnesty International nel 2003 come “crudele, inumano e degradante”.
I detenuti e le detenute sono internati/e in celle di qualche mq, con fortissime limitazioni nell’ora d’aria, nei colloqui con i familiari, nella posta, nei semplici oggetti da tenere in cella, come penne, quaderni, libri, foto dei propri cari. Ad Alfredo è stato vietato di tenere in cella persino la foto dei suoi genitori, e questo non ha nulla a che vedere con la sicurezza dello Stato, ma ha molto a che vedere con la tortura, perché mira al progressivo annichilimento psico-fisico della persona che vi è sottoposta e a un fortissimo stato di stress. L’altro abominio repressivo contro cui Alfredo sta lottando è l’ergastolo ostativo, che riduce di fatto i detenuti a vegetare, senza neanche poter rendersi utili alla società con un lavoro all’esterno per esempio. L’ergastolo è la pena detentiva con la quale lo Stato prende possesso del corpo di una persona, arrogandosi la prerogativa di decidere se, come e quando restituirgliela attraverso la “libertà condizionale” per “buona condotta”, senza che il detenuto possa venire a conoscenza dei tempi e dei modi del suo eventuale rientro in società.
Oltre all’evidente inumanità di una punizione a vita, che cancella nell’individuo le idee stesse di “speranza” e di possibile reinserimento nella comunità, l’ergastolo è fortemente incompatibile con l’idea di “rieducazione” del condannato. Perciò è necessario sostenere l’abolizione dell’ergastolo in toto, nell’ottica di un futuro superamento dell’intera istituzione carceraria, strumento di confinamento delle marginalità sociali e della povertà (basti vedere da chi è oggi costituita la grande maggioranza della popolazione carceraria e quali sono i reati di cui questi detenuti sono accusati), nonché di controllo e repressione rispetto a tutte le potenziali conflittualità sociali, politiche e sindacali.
Anche L'Aquila è parte integrante di questo sistema di tortura e negazione dei diritti della persona. Non solo per la presenza di un super-carcere ma perchè in esso è rinchiusa al 41-bis la più alta percentuale di detenuti/e a livello nazionale. Sentiamo dunque la necessità di ripristinare uno stato di diritto che rispetti i dettami costituzionali e che superi definitivamente vecchi codici giuridici repressivi del periodo fascista.
FUORI ALFREDO DAL 41-BiS! TUTT* LIBER*"