Giovedì, 10 Ottobre 2019 13:12

Violenza sulle donne, l'appello del Centro Antiviolenza dell'Aquila al Comune: "Urgente la realizzazione della Casa rifugio in emergenza"

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Era il 20 febbraio 2019 quando l'assessore alle politiche sociali del Comune dell'Aquila, Francesco Bignotti, convocò le donne dell'associazione Donatella Tellini per comunicare l'imminente realizzazione, a L'Aquila, di una Casa Rifugio in emergenza.

Si trattò di un incontro costruttivo e propositivo, seppur tardivo, giunto a distanza di mesi dai primi appelli lanciati dal Centro Antiviolenza dell'Aquila e soltanto dopo la pubblicazione di una lettera aperta indirizzata, oltre che all'assessore Bignotti, all'allora assessora Monica Petrella e al sindaco Pierluigi Biondi, in cui la presidente del Centro Antiviolenza Simona Giannangeli sollecitava ad un confronto "sulla necessità non più rinviabile di una seria discussione circa l’urgenza di una casa rifugio in emergenza".

Nonostante i ritardi, fu allora che si mossero i primi passi concreti per la realizzazione della struttura: non solo fu individuato l'immobile da concedere in comodato d'uso gratuito all'associazione Donatella Tellini (due unità abitative contigue di un Progetto Case, per un totale di circa dieci posti) ma furono portati a termine anche i primi adempimenti burocratici necessari perché il progetto si concretizzasse.

A distanza di sette mesi da quell'annuncio, però, il progetto di realizzazione di una casa rifugio per le donne che subiscono violenza maschile è precipitato in una nuova impasse.

Per questo Giannangeli, dopo mesi di denunce e richieste di un nuovo confronto cadute nel vuoto, ha indetto oggi una conferenza stampa per "chiedere pubblicamente al Comune cosa osta a che la Casa rifugio in emergenza venga realizzata", le parole della presidente che ha sottolineato come sia "inspiegabile il motivo per cui l'amministrazione abbia deciso di bloccare un iter già in fase avanzata di realizzazione".

"A fronte della disponibilità mostrata dall'assessore Bignotti che, non solo accolse la nostra richiesta, ma firmò anche una nota, congiuntamente al dirigente Giannageli, indirizzata al sindaco Biondi, all'allora vice sindaco Guido Liris e al dirigente Tiziano Amorosi, per sottolineare l'urgenza e la necessità di realizzare la struttura - ha spiegato la presidente - e anche a fronte della disponibilità, aumentata, di patrimonio immmobiliare della città, esigiamo risposte da questa amministrazione che, nonostante le continue richieste e nonostante la bozza di convenzione per la concessione degli immobili che noi abbiamo provveduto a redarre ed inviare, non ci ha mai informato degli aggiornamenti sull'iter di realizzazione".

Un passo indietro.

La richiesta della Casa rifugio in emergenza fu avanzata dallo stesso Cav dell'Aquila, per via dello stallo in cui versa da anni la ristrutturazione dell'immobile da destinare alla Casa delle Donne, che oggi ha sede provvisoria in via Colagrande, nel quartiere del Torrione. La sede definitiva si aspettava già nel 2017, presso l'ex orfanotrofio nel complesso di Collemaggio, secondo la convenzione sottoscritta nel 2015 tra Comune dell'Aquila e Provincia e finanziata con i fondi Carfagna (3 milioni di euro), stanziati subito dopo il terremoto e destinati al sovvenzionamento di attività e progetti sociali.

Ad oggi, la realizzazione della nuova sede è ancora ferma al palo. "A Collemaggio ci sarà, come auspichiamo, la futura sede definitiva della Casa delle Donne che ospiterà anche l'Associazione Donatella Tellini, la biblioteca delle donne, il Cav e la Casa rifugio - ha spiegato Giannangeli - E' stata da poco pubblicata in Gazzetta Ufficiale la gara d'appalto, ma non abbiamo nessuna idea circa i tempi di realizzazione".

Di qui la richiesta di una Casa Rifugio temporanea per poter gestire l'emergenza, una struttura dedicata, a indirizzo segreto, che garantisca da un lato ospitalità temporanea alle donne che subiscono violenza e ai loro bambini, e, dall'altro, offra consulenza legale, psicologica e di orientamento al lavoro con l'obiettivo ultimo di ricostruire un percorso stabile e duraturo di uscita dal contesto di violenza. Attualmente, le Case Rifugio più vicine alla città dell'Aquila sono a Sulmona e a Tagliacozzo, e Pescara che ha una struttura attivata da poco. Le strutture, che hanno, in totale, poco più di una dozzina di posti e che devono far fronte già all'utenza proveniente dal territorio di riferimento, spesso non riescono ad ospitare donne delle zone limitrofe. Inoltre molte donne, dinanzi alla prospettiva di lasciare la città, rinunciano.

"Il Centro Antiviolenza dell'Aquila ha assistito circa 600 donne in dieci anni di attività su questo territorio - sottolinea Giannangeli - Continuiamo a fronteggiare quotidianamente richieste numerose e gravi di donne che si rivolgono al Centro e che vorrebbero allontanarsi dal contesto di violenza ma non possono farlo perché non ci sono le strutture. Di fronte al grande sforzo che le donne compiono nel momento in cui chiedono aiuto, perché non c'è da parte delle istituzioni la predisposizione doverosa di luoghi idonei ad accoglierle?".

Per Giannangeli "l'invito continuo che si rivolge alle donne di denunciare le violenze che subiscono poggia su una base ipocrita di mancata predisposizione di ciò che, peraltro, è previsto dalla legge: la Convenzione di Istanbul, la legge 119 del 2013 cosiddetta del femminicidio, e, in ultimo, il Codice rosso, una legge non molto appprezzata dai Cav. Da un lato continuano a dare strumenti normativi, dall'altro mancano le basi concrete".

"L'assessore Bignotti ha fatto quello che gli competeva, ci ha convocato e ha fatto un atto conseguente, dando il via a questa progettualità. Non capiamo oggi la mancata risposta anche in senso negativo - ha ribadito Giannangeli - Ai Centri Antiviolenza, compreso quello dell'Aquila, è stata da anni riconosciuta un'autorevolezza. Riceviamo numerose chiamate dalla Questura, dai Carabinieri, dai Tribunali per sopperire a vicende che riguardano donne che subiscono violenza".

"Questo atteggiamento da parte dell'amministrazione - ha conluso Giannageli - è irrispettoso nei confronti delle donne che in questa città, dove l'incidenza della violenza maschile nella vita delle donne è molto grave e significativa, hanno diritto ad avere una Casa rifugio in emergenza".

Ultima modifica il Giovedì, 10 Ottobre 2019 17:04

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