Tra le 58 schede parametriche parte 2 della ricostruzione privata che non sono ancora pervenute all’Usra, l’Ufficio speciale per la ricostruzione (il dato era stato fornito un mese fa alla commissione Bilancio del consiglio comunale dal responsabile dell’ufficio, l’ingegner Salvo Provenzano), c’è anche quella di Palazzo Branconi-Farinosi, uno dei palazzi storici più importanti del centro storico, situato all’incrocio tra piazza S. Silvestro, via Garibaldi e via Gignano.
Costruito nel XVII secolo per volontà della famiglia Branconio, il cui capostipite era quel Giovanbattista che fu anche consigliere di papa Leone X e amico personale di Raffaello Sanzio - quest'ultimo si ritrasse insieme a lui in un famoso dipinto conservato oggi al Louvre - il palazzo, di proprietà della Bper, ha riportato, in seguito al terremoto, danni strutturali importanti - crollo parziale del tetto, lesioni passanti nelle pareti perimetrali - oltre al danneggiamento dei suoi interni, che custodiscono, tra le altre cose, alcuni cicli di affreschi molto preziosi, tra cui quello dedicato a S. Clemente, simbolo del palazzo e capolavoro della pittura sacra aquilana e abruzzese, tra i pochissimi esempi di cicli pittorici completi presenti all’Aquila. Nonostante siano passati più di dieci anni dal sisma, l’edificio è ancora inagibile.
Nel 2013 la Bper, dopo aver espletato una gara a inviti, aveva affidato l’incarico della progettazione dell’intervento di restauro a un’Ati costituita da tre studi tecnici: lo studio Inverardi, dell’Aquila; lo studio Del Boccio di Sulmona e uno spin-off dell’Università di Firenze, DiaCon srl, fondato dal professor Giacomo Tempesta, docente di Statica presso l’ateneo toscano.
I progettisti hanno lavorato non solo di concerto con la Soprintendenza ma anche con l’Opificio delle pietre dure, uno degli istituti più importanti e rinomati a livello internazionali nel campo del restauro, che ha sede sempre a Firenze e che dipende direttamente dal Mibact.
Malgrado il progetto sia stato terminato quasi un anno fa, l’Usra non ha ancora ricevuto la parametrica parte 2. All’origine dei ritardi, sembrerebbero esserci alcune osservazioni che la banca (che non ha ancora deciso quale destinazione avrà in futuro l’edificio) avrebbe mosso negli ultimi mesi, rilievi e richieste di modifiche in corso d'opera al lavoro fatto dai tecnici che ne hanno messo in discussione alcune parti sostanziali.
L’impasse è arrivata a un punto tale che la scorsa settimana Provenzano ha convocato una riunione con tutti i soggetti e gli attori coinvolti (proprietà, progettisti, Soprintendenza e rappresentanti del consorzio di cui il palazzo fa parte) per cercare di trovare una soluzione.
In ballo c’è un contributo statale da 10 milioni di euro, ai quali ne vanno aggiunti altri 2, quelli che la Bper ha incassato dalla riscossione della polizza assicurativa che aveva acceso prima del terremoto (quando il palazzo ospitava gli uffici della giunta regionale).
Provenzano vuole chiudere la pratica prima della fine dell’anno, anche per non far calare il tiraggio e poter andare a Roma a chiedere altri fondi. “Sono ottimista” dice il responsabile dell’Ufficio speciale.