Sta montando la protesta contro la bozza di regolamento del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga approvata dal Consiglio direttivo dell'Ente ad inizio dicembre.
Il vice presidente della Giunta regionale con delega ai Parchi, Emanuele Imprudente, ha convocato per il prossimo 5 febbraio alle 15, all'auditorium di palazzo Silone, un incontro aperto ai presidenti delle province dell'Aquila, Pescara e Teramo, quelli delle Comunità del parco e tutti i sindaci coinvolti. "Il regolamento rappresenta un passaggio cruciale per lo sviluppo dei territori - ha sottolineato Imprudente - e per questo motivo la Regione vuole farsi parte diligente in un percorso di ascolto e concertazione che consenta di esaminare al meglio tutte le posizioni e, se possibile, arrivare a una sintesi comune. Confido, data l'importanza della riunione, nella massima presenza".
D'altra parte, se è vero che il presidente del Parco, Tommaso Navarra, ha ribadito che "è stata redatta una semplice bozza" del regolamento "ad opera dei tecnici", inviata in visione "a tutti i portatori di interesse per le osservazioni", è vero anche che, stando alla delibera i termini scadrebbero l'8 febbraio.
Un tempo limitatissimo per avviare la necessaria fase di condivisione e ascolto dei portatori di interesse, delle associazioni e degli operatori oltre che dei frequentatori della montagna.
Carla Mannetti, assessora del Comune dell'Aquila, è stata durissima, parlando di comportamento "sconcertante" dell'Ente che ha seguito un percorso "che fa davvero rabbrividire"; il Parco vuole "costringere gli enti locali ad esprimersi frettolosamente e su una sorta di 'piatto' già servito, peraltro quando ancora il piano del parco non è stato pubblicato" ha sottolineato Mannetti. E non si può trascurare la circostanza che la citata bozza, approvata dal direttivo del Parco il 9 dicembre, è stata trasmessa al Comune dell'Aquila con ben un mese di ritardo. "Non è così che funziona. Oggi la democrazia partecipata prevede che l'elaborazione di documenti importanti come il regolamento del Parco debba essere effettuata dal basso e con gli strumenti di partecipazione e concertazione che consentono di giungere a un prodotto non solo condiviso ma che – nel caso di specie – contemperi adeguatamente la tutela delle svariate emergenze ambientali con uno sviluppo turistico ed economico ecocompatibile e, allo stesso tempo, redditizio per la comunità e per gli operatori".
A far discutere non è soltanto il divieto alle e-bike, sia chiaro.
Come ha evidenziato Alberto Bazzucchi, ricercatore CRESA/ISNART (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche), anche il Parco nazionale dello Stelvio ha approvato una bozza di regolamento: ebbene, confrontandola con quella del PNGSL si evince come si limiti a 24 pagine rispetto alle 89 del regolamento del Parco Gran Sasso. Rivela Bazzucchi che, per esempio, "l’articolo dedicato alle 'attività sportive' per lo Stelvio sta in una foto, per il PNGSL prende 3 pagine e mezzo. Sull'alpinismo: lo Stelvio dice che si pratica 'lungo le vie alpinistiche'; il PNGSL gli dedica un intero articolo, il numero 80, 547 parole e 3.711 battute spazi inclusi. Lascio alla lettura e all’interpretazione di ognuno le parti dedicate all’escursionismo, al bike, alle altre attività, alla presenza umana in generale. Questa storia della 'bozza' di regolamento del PNGSL è un vero e proprio feuilleton", sottolinea Bazzucchi.
Anche l'architetto e operatore Stefano Cardelli, sulle pagine del Messaggero, ha ribadito come si fatichi non poco a leggere la bozza, zeppa di "richiami a leggi e codicilli che si rifanno spesso alla segmentazione delle competenze tra Stato, Regioni, Province e Comuni", sottolineando lo "scollamento tra la Comunità del Parco, il Consiglio direttivo e presidente quali organi pensati per una governance sinergica ma ridotti alla condizione di 'separati in casa' senza più quella spinta propulsiva che fece nascere i parchi".
E forse, il punto sta proprio qui: in un momento storico in cui le aree protette vengono vissute con fastidio, se non con aperta avversione, dagli abitanti delle comunità che vi insistono, la soffocante burocratizzazione dell'Ente parco rischa di determinare uno scivolamento del dibattito verso prospettive radicali di rifiuto dell'idea stessa di tutela che mina alla radice le convinzioni che ispirarono la nascita del parco. Un gioco a perdere, per tutti. "Si avverte da lontano che il regolamento difetta del sostegno politico e del raccordo con le popolazioni", scrive Cardelli; "appare un lavoro di buona fattura burocratica, attento più al controllo e agli impedimenti che alla condivisione della tutela del paesaggio, un concetto che ha a che fare con l'uguaglianza dei cittadini".
Dovrebbero far riflettere, in questo senso, le parole affidate a Facebook da Daniela Tinti, botanico del Parco, il cui nome compare fra quelli dei tecnici che hanno partecipato ai lavori di stesura del regolamento, sebbene non sia indicato con chiarezza chi abbia effettivamente confezionato il documento approvato.
"La bozza di regolamento approvata è stata ottenuta dall’assemblaggio di altri documenti di varia natura e varia provenienza", spiega Tinti; "i disciplinari attualmente in vigore, le misure di conservazione, un regolamento tipo che il Ministero ha fornito ai Parchi e così via. Questo complesso lavoro è stato svolto da un consulente esterno incaricato dall’Ente, in tempi assolutamente record, e avrebbe dovuto rappresentare la base da cui partire per un lavoro di valutazione critica, standardizzazione, ma soprattutto - a parere mio, ma non solo - di un percorso condiviso e partecipato con i cittadini, le amministrazioni, i professionisti e tutte quelle figure che quel regolamento dovranno conoscerlo, applicarlo e farlo applicare, prima di tutto comprendendolo a fondo (soprattutto negli obiettivi imprescindibili dettati dalla Legge, e non da noi) e, auspicabilmente, condividendone i contenuti".
Tinti aveva immaginato "tavoli aperti in cui discutere i vari ambiti con i portatori d’interesse, in cui avremmo potuto esporre i paletti normativi e gli obiettivi di conservazione e, insieme a chi certamente ne sa più di noi su tante questioni, discutere soluzioni per raggiungere lo scopo conservazionistico senza inficiare le attività economiche di vario genere che faticosamente si cerca di far ripartire. E che possono senz’altro essere svolte, in tempi, modi e luoghi che si sarebbero potuti individuare insieme. Un processo faticoso e lungo, certo, ma dov’era stavolta la fretta dopo decenni di attesa per il Piano?".
E' chiaro, la fretta di approvare un documento di lavoro ancora tutto da elaborare si può facilmente comprendere se si pensa alla concomitante scadenza del mandato del Consiglio. "Quello che non si può comprendere è come, ancora una volta, siamo (e dico 'siamo' perché non mi sento priva di responsabilità, nonostante i ripetuti avvertimenti, la preghiera di non farlo e l’esatta previsione di quello che si sta verificando ora, per non parlare delle mie vicende personali che potrebbero anche importare relativamente…) riusciti a disintegrare quella poca fiducia residua, ammesso che ancora ce ne fosse, dei cittadini verso l’Istituzione", l'amarissima riflessione di Daniela Tinti. "La questione delle e-bike, che ha giustamente scatenato questo putiferio, è ovviamente ridicola posta in quel modo, fermo restando che non è ridicola la questione delle mountain bike sui sentieri di montagna (e sicuramente non è l’unico scivolone contenuto in quel regolamento). Ma non è niente in confronto alla leggerezza suicida compiuta con questo atto".
Più chiaro di così.
"Dopo decenni di esperienza dall’approvazione della L. 394, dopo sanguinosi conflitti e dopo che, faticosamente, qualche esperienza partecipativa seria l'Ente era pure riuscito ad attivarla, alla fine abbiamo sparato sulla Croce Rossa".
A questo punto, la speranza è che il Consiglio direttivo possa tornare sui suoi passi, aprendo davvero, e senza infingimenti, una fase di riflessione, confronto e condivisione con chi vive la montagna ogni giorno per fare in modo che il regolamento sia davvero strumento di rilancio del Parco e non, di converso, la definitiva pietra tombale sul rapporto con le comunità locali, mai così sfilacciato come oggi.
Biondi: "Per osservazioni altri 90 giorni"
"Ci sarà uno differimento di almeno novanta giorni dei termini per la presentazione delle osservazioni alla bozza di Regolamento del Parco Gran Sasso-Monti della Laga".
A dare l'annuncio è il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi.
"Ho incontrato il presidente dell'Ente Parco, Tommaso Navarra, a Roccaraso, in occasione degli Stati Generali della montagna promossi da Fratelli d'Italia al quale era invitato come relatore. Ci siamo confrontati su diversi aspetti del documento per il quale, già da tempo, ci siamo attivati come Comune".
"Gli ho rappresentato le perplessità e le difficoltà riscontrate dal nostro ente e da molti dei soggetti interessati nella formulazione delle opportune valutazioni e considerazioni entro la scadenza dell'8 febbraio prossimo: la proroga è necessaria in quanto, così come concepita, l'ipotesi di regolamento comprime quasi totalmente le attività che possono essere sviluppate nell'area. Il presidente, a tal proposito, mi ha ribadito in maniera inequivocabile che siamo di fronte a una bozza e che, pertanto, le previsioni in essa contenute non fanno scattare le norme di salvaguardia, più restrittive rispetto a quelle attuali. È importante che su un tema che coinvolge tre regioni, 44 comuni e cinque province, vi sia un percorso partecipativo e condiviso nel modo più ampio possibile".
Il rapporto tra amministrazione comunale e Parco dovrà essere di confronto e dialogo. "Il dibattito deve avvenire in maniera deideologizzata e senza condizionamenti per due ordini di motivi. Uno è che il Comitato d'indirizzo sui fondi ReStart, nella prossima riunione, che si auspica verrà convocata a breve dalla Struttura di missione, visto che non si riunisce da quasi un anno, delibererà uno stanziamento di 9 milioni di euro, su cui c'è già il parere positivo del gruppo tecnico, che consentirà di finanziare il completamento del primo piano di infrastrutture sul Gran Sasso; l'altro è che, con l'approvazione del Piano del parco, bisogna aprire un confronto senza pregiudizi sul futuro del complesso sciistico di Campo Imperatore".
Tavolo in Comune promosso dagli assessori Taranta, Bignotti e Aquilio
Si è riunito stamane, negli uffici dell’Assessorato all’Ambiente, un tavolo di concertazione tra tutti gli amministratori dei comuni montani dell’aquilano, rientranti nell’area del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga, per confrontarsi sul futuro della nostra montagna anche alla luce del dissenso corale venuto fuori dalla lettura della bozza di regolamento del Parco approvata dall’Ente lo scorso 9 dicembre.
Un tavolo fortemente voluto dagli assessori Fabrizio Taranta, Francesco Bignotti e Fabrizia Aquilio con la partecipazione degli amministratori comunali, degli usi civici, e del Centro Turistico del Gran Sasso, "dove finalmente tutti si sono seduti insieme, senza distinzioni politiche, ma con il solo intento di condividere idee, proposte e considerazioni in nome di uno sviluppo ambientalmente sostenibile, a difesa della natura, ma non soggetto a vincoli fuori dalla proporzionalità e dalla insindacabilità. Unanime infatti la voce di tutti i convenuti sulla inammissibilità del documento redatto dal Parco, che riporta tutta una serie di divieti fissati dalle misure di salvaguardia delle direttive europee vigenti, dal divieto di utilizzo delle e-bike al di fuori di determinati sentieri alla presunzione di regolamentare le modalità di pascolo del bestiame e dell’uso civico in genere".
Ma non solo, sarebbero state individuate già un’infinità di osservazioni che rendono totalmente irricevibile il documento.
"Per non parlare dell’assoluta mancanza di considerazione delle stazioni da sci esistenti, della transumanza, dell’alpinismo, tutte attività che svolgono un ruolo determinante nello sviluppo del nostro territorio - basti pensare alla storica stazione invernale di Campo Imperatore, in passato tra le più importanti d’europa; alla transumanza e all’alpinismo recentemente riconosciuti quali patrimonio immateriale dell’Unesco – Un’unità di intenti condivisa che si concretizzerà da parte dell’Amministrazione dell’Aquila – quale comune capofila – nel farsi portavoce degli interessi delle collettività affinché il documento in esame venga totalmente riveduto in un’ottica più ampia, che sia in linea con gli indirizzi di sviluppo delle amministrazioni locali tramite una serie di tavoli di confronto tra le parti istituzionalmente coinvolte. Una visione che coincida anche e soprattutto con quanto espresso dall’art. 131 del codice dei Beni culturali e del Paesaggio che definisce il 'Paesaggio come il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni; e per cui la tutela del paesaggio, è volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso esprime, assicurando la conservazione dei suoi aspetti e caratteri peculiari'".