Giovedì, 06 Febbraio 2020 14:03

Centrale Snam Sulmona, Parco Majella smentisce VIA del Ministero

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L’area in cui la Snam intende costruire la sua centrale di compressione e il suo metanodotto, in località Case Pente di Sulmona, è un’area di inequivocabile importanza per la tutela della fauna protetta, in particolare dell’Orso bruno marsicano, sulla quale l'Unione Europea ha investito in Abruzzo circa 10 milioni di euro.

Lo mette nero su bianco il Parco nazionale della Majella, in un dettagliato documento strettamente tecnico, predisposto a seguito di una richiesta del Comune di Sulmona e redatto dagli zoologi e dai botanici dell’Ente, che è stato svelato stamane dagli attivisti del Coordinamento 'No hub del gas'“Il progetto della centrale – scrive il Parco – è localizzato su una delle porte di accesso al Parco Nazionale della Majella e, con il tratto di metanodotto che attraversa la valle Peligna, interessa un’area limitrofa a ben cinque zone speciali facenti parte della Rete Natura 2000, al centro delle aree protette abruzzesi in un’area che funge da cuscinetto e corridoio faunistico tra esse, nel territorio di A.P.E. (Appennino Parco D’Europa) di cui l’Abruzzo è Regione capofila e firmataria della Convenzione degli Appennini”.

Il documento del Parco passa quindi a descrivere sia gli agro-ecosistemi dell’area (“caratterizzati da un mosaico di habitat ad alta valenza ambientale”) sia la fauna che frequenta regolarmente l’area, come l’Orso bruno marsicano, il Lupo (presente con ben due branchi) e il Gatto selvatico. Tra la fauna acquatica spicca la presenza del Tritone crestato italiano e del Gambero di fiume, due specie tutelate dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat”.

Una particolare attenzione il Parco dedica alla presenza dell’orso nell’area interessata dal progetto Snam. ”Nel corso del 2019, ben 5 differenti individui di Orso bruno marsicano hanno utilizzato l’area durante il periodo estivo, attratti dalle abbondanti risorse trofiche disponibili in sito. I dati del monitoraggio sulla specie condotti dal personale afferente al Parco Nazionale della Majella, ai Carabinieri Forestali e alla Regione Abruzzo, effettuati nell’ambito della 'Rete di monitoraggio dell’Orso bruno marsicano', istituita dal Ministero dell’Ambiente, hanno dimostrato inequivocabilmente l’importanza dell’area come sito di alimentazione, in particolare nei mesi estivi e in quelli precedenti il periodo del letargo. I dati dei collari Gps posizionati su orsi catturati dal personale del PNM così come quelli delle analisi del DNA su campioni biologici rinvenuti nell’area hanno evidenziato come diversi orsi maschi, ma anche femmine riproduttive con cuccioli, utilizzano sistematicamente, ogni anno, i numerosi alberi da frutto e gli arbusti ricchi di bacche presenti nell’area. (…) L’area è sempre stata utilizzata negli anni dagli orsi che vivono all’interno del Parco Nazionale della Majella e l’aumento notevole del numero di individui che frequentano il Parco registrato in maniera scientifica e sistematica a partire dal 2012, con oltre 15 diversi individui e almeno 3 femmine riproduttive, ha determinato un utilizzo sempre più significativo del territorio in oggetto da parte di questa specie ad altissimo rischio di estinzione”.

Le conclusioni a cui giunge il parco sono nette ed inequivocabili, sottolinea il Coordinamento: "Questo ente non è stato chiamato ad esprimere il proprio parere, in qualità di ente gestore delle Aree Natura2000 sopra richiamate, in ordine al procedimento di VIA nazionale che ai sensi del D.lgs.152/2006 art.10, comma 3 contiene la Valutazione di Incidenza Ambientale ex Art.5 del DPR.357/97 e fa notare che nei confronti della fauna di interesse comunitario che gravita nella zona il decreto VIA di autorizzazione dell'opera non contiene misure di mitigazione, né misure di compensazione né azioni di monitoraggio degli impatti nella fase di esercizio della centrale di compressione".

Il Coordinamento 'No hub del gas' chiarisce come il documento del Parco smentisca in modo inoppugnabile le affermazioni della Snam, che ha sempre definito l’area di Case Pente come “marginale” e di scarsa rilevanza sotto il profilo ambientale e, soprattutto, azzeri l'attendibilità della Valutazione di Impatto Ambientale e della Valutazione di Incidenza Ambientale espresse nel 2011 da quella Commissione nazionale di Valutazione di Impatto Ambientale ministeriale che in questi anni è stata al centro di pesantissime critiche.

Il documento del Parco della Majella, di indiscutibile valenza tecnico-scientifica, è un’ulteriore importantissima ragione per riaprire la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e la Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.) sul progetto Snam. "Una valutazione condotta a suo tempo in maniera molto superficiale e del tutto superata, in quanto risalente a quasi 10 anni fa", ribadiscono gli attivisti. "Facciamo notare che oggi, proprio per tener conto dell'evoluzione delle conoscenze ambientali, la validità dei decreti di V.I.A. per qualsiasi opera non a caso è fissata in 5 anni; solo per un incastro di leggi e codicilli del 2008-2010 invece questo decreto V.I.A. è 'highlander', cioè senza scadenza, in palese conflitto non solo con la logica ma anche con le indicazioni delle normative comunitarie che evidenziano la necessità di tener conto delle nuove informazioni ambientali di cui si viene a conoscenza e dei cambiamenti ambientali".

Inoltre emerge un grave profilo di irregolarità nella procedura autorizzativa. "Pur essendo esterna a siti Natura2000, la centrale è posta a pochissime centinaia di metri dal loro confine. La norma prevede che anche opere esterne, se possono provocare incidenze sul sito (basti pensare alle ricadute delle emissioni sulla vegetazione), devono essere sottoposte a Valutazione di Incidenza Ambientale. Quest'opera è stata sottoposta effettivamente a V.Inc.A., seppur con le modalità superficiali che oggi finalmente sono emerse. Peccato, però, che il comma 7 del DPR.357 così reciti: La valutazione di incidenza di piani o di interventi che interessano proposti siti di importanza comunitaria, siti di importanza comunitaria e zone speciali di conservazione ricadenti, interamente o parzialmente, in un'area naturale protetta nazionale, come definita dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394 , è effettuata sentito l'ente di gestione dell'area stessi'. Qui il Parco sostiene di non essere mai stato coinvolto nel procedimento".

Il Coordinamento ha dunque ribadito con forza la richiesta al Ministero dell’Ambiente di disporre subito una nuova procedura valutativa V.I.A.-V.Inc.A., di fermare la procedura in corso relativa all’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) e di sottoporre l’intero piano nazionale dei gasdotti alla V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica), incredibilmente mai effettuata per evitare di far emergere quello che tutti i dati dicono: l'inutilità dello sviluppo di nuovi gasdotti e centrali in presenza di una sovracapacità già installata e della necessità di non sviluppare ulteriormente "opere fossili" che dovranno vivere fino al 2070, visto che oggi dobbiamo da subito affrontare il cambiamento climatico.

Ultima modifica il Giovedì, 06 Febbraio 2020 18:51

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