Lunedì, 09 Marzo 2020 15:14

Coronavirus, rivolta nelle carceri. Antigone: "Governo valuti misure alternative"

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Dopo la rivolta nel carcere Sant'Anna di Modena, ieri pomeriggio, con la morte di 6 ospiti del penitenziario - tre all'interno delle mura del carcere in sommossa e tre durante i trasferimenti in altre carceri per riportare la situazione alla normalità, a quanto si apprende per una presunta overdose di farmaci - le proteste divampano in altri istituti penitenziari italiani, 27 secondo il sindacato di polizia penitenziaria. Da questa mattina è in corso una protesta al carcere di San Vittore, a Milano: alcuni detenuti sono saliti sul tetto della casa circondariale. Sul posto sono arrivate le volanti di Polizia.

I detenuti chiedono l'indulto e maggiori garanzie per la sicurezza dal coronavirus.

In queste ore, la situazione più critica riguarda il carcere di Foggia, dove sarebbero stati oltre 50 i detenuti evasi: una trentina quelli che sono stati bloccati poco dopo dalle forze dell'ordine. Grazie alla mediazione di un dirigente della polizia, i detenuti stanno rientrando nelle celle. L'incendio appiccato davanti all'ingresso del carcere è stato spento dai Vigili del fuoco. Il carcere resta comunque presidiato dalle forze di polizia. Secondo le prime informazioni i detenuti avevano divelto un cancello della 'block house', la zona che li separa dalla strada.

Un tentativo di evasione è avvenuto anche al carcere dell'Ucciardone a Palermo. Alcuni detenuti per protesta contro lo stop alle visite in carcere per l'emergenza coronavirus hanno tentato di scavalcare la recinzione dell'istituto di pena per cercare di fuggire. Il tentativo è stato bloccato dalla polizia penitenziaria. Il carcere è circondato dai carabinieri e polizia in tenuta antisommossa. Ieri sera la protesta era scattata anche al Pagliarelli, il secondo carcere della città.

Altre rivolte, poi sedate, erano scoppiate ieri nelle carceri di altre città a causa delle restrizioni legate all'emergenza coronavirus. E a Verona ed Alessandria due detenuti sono morti per overdose da psicofarmaci, sottratti dalle infermerie durante le proteste.

Anche in Abruzzo è stata sventata, venerdì sera, una possibile protesta dei detenuti del carcere di Pescara. Gli ospiti del penitenziario sono rientrati nelle celle dopo una lunga trattativa. Ieri sera però gli stessi detenuti hanno dato vita ad una protesta sonora: hanno infatti sbattuto le inferriate fino alle 23, poi si sono fermati. Al momento sembra tutto tranquillo anche perché i vertici del penitenziario stanno parlando continuamente con tutti i detenuti rappresentando loro le misure adottate dal governo, quali la concessione di più telefonate con la famiglia in luogo dei colloqui. Lo fanno sapere fonti sindacali delle forse di polizia penitenziaria.

Tensione a Teramo dove, con non poche fatiche, il Comandante di Reparto ed il personale di Polizia Penitenziaria sono riusciti a mediare con la popolazione detenuta, ed a Chieti, con i detenuti che hanno manifestato la loro protesta durante la fruizione della 'permanenza all’aria' e hanno dichiarato lo sciopero della fame.

"Da tempo, ormai troppo, le rappresentanze sindacali denunciano le carenze organiche, la scarsa sicurezza nei luoghi di lavoro e la mancanza di risorse e mezzi", l'affondo di Paola Puglielli, Segretaria generale Funzione Pubblica CGIL Abruzzo Molise, e Giuseppe Merola, Coordinatore regionale FP CGIL Abruzzo Molise Polizia Penitenziaria. "Una cifosi politica ed istituzionale inaccettabile ed aberrante, che ha fatto collassare il sistema penitenziario italiano - continuano i sindacalisti, senza mezzi termini - con sempre più fuorvianti e paradossali ripercussioni sul benessere psico-fisico delle lavoratrici e dei lavoratori. Nelle carceri abruzzesi e molisane, la situazione è altrettanto allarmante: c’è una grandissima vacanza di poliziotti penitenziari, diverse strutture sono obsolete, mancano medici ed infermieri e vi è un alto indice di detenuti affetti da patologie psichiatriche. Il Provveditore Regionale Carmelo Cantone si è sempre mostrato scrupoloso ed attento a questi continui affanni, ma il Dipartimento centrale e il primo inquilino di via Arenula devono fare la propria parte. Lo Stato faccia sentire la sua autorevole presenza, prima che sia troppo tardi. I vertici vengano avvicendati immediatamente e gli Istituti tornino ad una normale e sacrosanta serenità, a tutela di tutta la collettività".

Intanto dal Pd arriva la proposta di consentire i domiciliari a chi è vicino a fine pena per affrontare il problema del sovraffollamento. Lo spiega il senatore Franco Mirabelli: "Si mettano ai domiciliari tutti coloro che hanno pochi mesi ancora da scontare per arrivare a fine pena". Anche il responsabile dem per la Giustizia Walter Verini sollecita il governo a "trovare soluzioni immediate".

Il Garante nazionale delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, esprime "forte preoccupazione" per le proteste da giorni in corso in diversi Istituti penitenziari, proteste "sfociate talvolta in violenze inaccettabili, con conseguenze gravissime, prime fra tutte la morte di alcune persone detenute". L’Associazione nazionale dirigenti e funzionari di Polizia penitenziaria aggiunge come sia "opportuno che tutti gli attori istituzionali coinvolti nel mondo carcere si facciano promotori di una corretta campagna di comunicazione, evitando strumentalizzazioni volte ad ottenere provvedimenti clemenziali". 

"Il problema – spiega a ilfattoquotidiano.it Alessio Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio di Antigone – è che in queste ore la cosa migliore sarebbe cercare di fare qualcosa per far diminuire la popolazione carceraria. Abbattere un po’ aiuterebbe la gestione interna, ma non è semplice". Si sta parlando di amnistia e indulto. "Tutto ciò alimenta le aspettative che, credo, non potranno essere soddisfatte – aggiunge – perché per queste soluzioni non basta un decreto del governo, bisogna seguire un iter complesso che coinvolge i due rami del Parlamento". Ci si potrebbe aspettare una spinta maggiore, da parte del governo, sull’utilizzo delle misure alternative al carcere. "Ad oggi, però, gli atti del governo sembrano non dare risposte chiare su molti aspetti e non danno strumenti normativi nuovi, quindi non escludo che nelle prossime 24-48 ore vengano approvate misure che consentano un aumento delle uscite" dice Scandurra.

"Le rivolte che stanno esplodendo nelle carceri in gran parte d'Italia non possono essere affrontate con le deliranti dichiarazioni degli esponenti dell'Associazione nazionale dei dirigenti e funzionari di polizia penitenziaria, col pugno di ferro, la repressione, addirittura, come richiesto,con 'l'utilizzo dell'esercito' e la criminalizzazione del volontariato e delle associazioni" sottolineano Maurizio Acerbo, segretario nazionale, Giovanni Russo Spena, responsabile nazionale democrazia e Stefano Galieni, responsabile nazionale immigrazione di Rifondazione Comunista. "Evitiamo la demagogia. Su quanto è accaduto in queste ore e sulle morti è doveroso fare piena luce. La situazione di sovraffollamento era nota e la denunciamo da tempo. Come avevamo anticipato, con un appello nei giorni scorsi, sono necessarie misure razionali a partire dalla sospensione della detenzione per anziani e malati".

Dunque, le proposte: "Vanno facilitati per i tanti e le tante che ne avrebbero diritto, le eventualità di sospendere la pena, il ricorso alle misure alternative alla detenzione e va predisposto un piano di indulto con effetto immediato per chi è responsabile di reati minori o ha pene inferiori ai tre anni, bloccando nuovi ingressi per reati minori. Si tratta di 'luoghi di sovraffollamento' come i tanti per cui è stata giustamente predisposta la temporanea interruzione delle attività. Alla sospensione dei colloqui con i familiari va data un'alternativa rendendo quotidiana la telefonata settimanale, aumentandone la durata. Va dimostrata attenzione alla situazione della sanità penitenziaria. A maggior ragione vanno svuotati immediatamente i centri per il rimpatrio (CPR) e va garantita una accoglienza in piccole strutture ai richiedenti asilo in attesa di una risposta. O la vita di chi non ha documenti, di chi ha commesso 'forse' dei reati che già sta pagando, di chi vive in un limbo giuridico, vale meno di quella altrui? Senza contare che si tratterebbe di provvedimenti atti a garantire la salute anche di operatori carcerari e dei centri per migranti e quindi di quella pubblica. Non bastano rivolte che in poche ore hanno già causato almeno 8 vittime per richiedere un intervento intelligente dello Stato?".

Ultima modifica il Lunedì, 09 Marzo 2020 16:15

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