Domenica, 15 Marzo 2020 20:46

I sindacati: "Preoccupante situazione nei call center". Dopo il giorno di chiusura, riapre Comdata

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"Dopo varie disposizioni e intese poste in essere dal Governo italiano, riteniamo importante ribadire l'importanza della difesa della salute di tutti coloro che sono impegnati nei call center. Non vogliamo creare allarmismo, ma la situazione è molto preoccupante".

A scriverlo, in una nota, sono la Slc Cgil e la Uilcom della provincia dell'Aquila.

"I call center sono luoghi dove è impossibile evitare agglomerati di persone, riteniamo perciò importante che il governo e tutti gli organi di controllo, anche locali, prendano immediatamente una posizione chiara ed esclusiva su questo comparto e non lascino le aziende da sole".

"Le disposizioni governative sono ad oggi, per il settore dei Call Center, totalmente assenti e dispiace constatare che le misure sottoscritte non diano l'assoluta certezza che il virus non circoli all'interno dei luoghi di lavoro. La settimana scorsa abbiamo scritto una lettera agli organi di controllo, tra cui al Dipartimento delle Prevenzione della ASL1 Avezzano-Sulmona-L'Aquila, chiedendo consulenza e disposizioni in merito a questo settore, che è il più critico e dove ci lavorano centinaia di persone, ma nessuna azione è stata posta in essere".

"Il settore dei call center è quello più bistrattato, per non dire ignorato, dalle misure adottate dal Governo italiano per fronteggiare l'emergenza del Coronavirus. I lavoratori generalmente operano in postazioni non assegnate, condividendo le stesse con i colleghi cosi come gli strumenti di lavoro. Si lavora in ambienti in cui operano centinaia di persone nello stesso spazio. Prevenire il contagio dentro i call center ad oggi è molto difficile, nonostante sia l'azione più importante che le Aziende cercano di mettere in campo".

"Da protocollo servono i DPI, tra i quali guanti e mascherine che le aziende, loro malgrado, non riescono a reperire facilmente sul mercato. Tuttavia noi riteniamo che uno vero DPI sia il lavoro agile (anche se temporaneo), ma in alcuni call center non è una procedura semplice da realizzare per ragioni tecniche".

"Nonostante le oggettive difficoltà le aziende devono attivarsi e impegnarsi affinché il lavoro agile diventi possibile. Il Governo deve intervenire sui committenti affinchè vengano forniti ,ai lavoratori, gli strumenti e apparecchiature necessarie affinchà agevolino il ricorso a tale strumento lavorativo".

"I dipendenti dei call center non sono merce sacrificabile, meritano tutta l'attenzione possibile per tutelare il bene primario della salute. La posizione a scacchiera, 1 mt di distanza possono non bastare a prevenire il contagio. Le OO.SS. concordano e ribadiscono che l’unica misura possibile al momento e che abbia la funzione di terapia d'urto contro la diffusione del virus e la prevenzione dello stesso, sia appunto lo Smart Working (lavoro agile), che diminuirebbe di molto la concentrazione degli operatori nel luogo di lavoro e renderebbe gli ambienti molto meno affollati, anche se da attuare per un periodo temporaneo resta condizione necessaria affinché ritorni la normalità e la sicurezza per la salute a causa del terribile Covid-19".

"La salute di tutti i lavoratori è importante e la tutela di essa è compito del Governo e degli Enti di controllo nazionali e locali. “Io resto a casa in Smart Working” non deve essere solo uno slogan, ma è l'unica misura utile alla vittoria contro la diffusione del Coronavirus".

Riapre il call center Comdata

Intanto, dopo il giorno di chiusura imposto in via precauzionale nella giornata di sabato 14 marzo a seguito della segnalazione, da parte della Asl, di un sospetto caso di contagio da coronavirus riguardante un dipendente, riapre il call center Comdata - situato all'interno del Tecnopolo, all'Aquila - che gestisce la commessa Inps.

Ma Venanzio Cretarola della Cisal critica la decisione dell'azienda.

La nota della Cisal

Riteniamo incomprensibile e inaccettabile il Comunicato con cui Comdata dispone la riapertura della sede, senza alcun attestato formale da parte degli Enti competenti. Non è possibile.

La stessa comunicazione di Comdata di oggi 15 marzo 2020 con cui dispone la riapertura della sede operativa dell'Aquila conferma esplicitamente di essere ancora in attesa di ricevere comunicazioni ufficiali da parte delle Autorità competenti "dall'azienda formalmente interpellate".

Esistono le condizioni per garantire in sicurezza la continuità del servizio, con le modalità da noi suggerite e indicate anche nel pur insufficiente Protocollo d'intesa firmato il 14 marzo 2020, e consideriamo incomprensibile l'assenza di dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali da parte di Comdata.

Già in data 8 marzo 2020 avevamo chiesto al Servizio Prevenzione della ASL AQ1 un sopralluogo urgente presso la sede di Comdata, cioè prima dell'ultimo Decreto del Governo, prima dal caso positivo nella sede Comdata di Roma e prima del caso sospetto in azienda.
Il 12 marzo il Servizio ha svolto un sopralluogo presso Comdata, ma in orario pomeridiano nel quale la presenza di operatori era eccezionalmente ridotta e senza certezza di aver visionato tutti i locali operativi aziendali. Non ne conosciamo l'esito.
Prima di prendere visione della Relazione e del Verbale conclusivo relativo al sopralluogo effettuato e in assenza di un pronunciamento ufficiale da parte della ASL (che abbiamo già richiesto) -e non solo in base alle comunicazioni formali sull'esito dei controlli svolti o da svolgere sul lavoratore interessato - non è possibile disporre la riapertura "ordinaria" della sede e delle attività.
La sanificazione della sede effettuata dall'azienda sabato 14 marzo è del tutto insufficiente ad evitare il rischio di eventuale contagio data l'ovvia possibilità di contagio successivo soprattutto nella attuale situazione del sito dell'Aquila.

Noi e tutti i lavoratori del Contact Center Inps siamo impegnati in prima linea nella difesa della continuità del servizio pubblico, ma nel pieno rispetto della salute del personale di Comdata e dell'intera popolazione aquilana.

Chiedevamo a Comdata già da tempo – a proposito dell'emergenza COVID 19 - interventi urgenti che tengano conto della specificità della realtà lavorativa quotidiana nei call center, caso peculiare nel mondo del lavoro a causa dell'assembramento quotidiano negli stessi locali di centinaia di persone, a stretto contatto continuativo (a L'Aquila Comdata ha oltre 500 dipendenti). Ad esempio:
• Postazioni operative disposte "a scacchiera" per garantire "realmente" la distanza minima indicata dalle norme, proposta seccamente rifiutata senza alcuna spiegazione.
Lo ha fatto successivamente ma solo dopo il caso positivo scoperto nella sua sede di Roma e in assenza di un confronto con il sindacato circa le modalità gestionali che ne garantiscano la continuità (a partire dalla necessaria rarefazione dei presenti in servizio date le insufficienti caratteristiche dei locali, utilizzando gli strumenti contrattuali consentiti e non affidando al caso la presenza o meno in servizio degli operatori). La proposta è stata ripresa dal Protocollo.
• Avevamo chiesto sia a Inps che a Comdata di concordare una parziale riduzione dei servizi garantendo quelli effettivamente indifferibili, al fine di ottenere ragionevoli condizioni di sicurezza e prevenzione (anche questa ripresa dal Protocollo: "Rimodulazione dei livelli produttivi").
Nessuna risposta.
• Avevamo chiesto – oltre ai dispositivi di protezione individuale degli operatori - la pulizia e sanificazione delle singole postazioni ad ogni cambio turno (proposta ripresa dal Protocollo) non limitandosi a quelle episodiche: il motivo è talmente banale che vorremmo evitare di ricordarlo.
Nessuna risposta.
• L'attivazione del Telelavoro, anche questo messo in moto con ritardo, non può essere garantita esclusivamente in base alla disponibilità di adeguate attrezzature o all'investimento monetario dei singoli operatori. Le postazioni di lavoro a distanza vanno allestite e finanziate dall'azienda, anche per motivi di sicurezza, ma non è la strada che si sta percorrendo.

In riferimento all'obbligo per le aziende di sottoporre tutti i dipendenti a visita medica preventiva, ricordiamo che in Comdata lavorano 80 persone disabili, le cui condizioni personali e lavorative – soprattutto nella fase attuale - andrebbero valutate professionalmente dal medico competente aziendale, di cui però non sappiamo nulla.

Le nostre proposte, integrate fra di loro, possono agevolmente consentire la continuità lavorativa garantendo la massima prevenzione oggi possibile.

Ultima modifica il Lunedì, 16 Marzo 2020 21:19

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