Venerdì, 20 Marzo 2020 14:22

Coronavirus, Borrelli: "Forse il picco non arriverà settimana prossima, ma quella dopo". I ricercatori di CoVstat.it: picco stimato tra il 12 e il 18 aprile

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Le previsioni sul picco del coronavirus "le fanno gli esperti: sicuramente è giusto farle ma poi bisogna vedere se vengono confermate dai fatti. Forse il picco non arriverà la prossima settimana ma quella dopo".

Lo ha detto il capo della protezione civile Angelo Borrelli questa mattina ai microfoni di Rai Radio2 nel corso della trasmissione 'I Lunatici': "Tutti dicono che stiamo andando verso il picco e ci auguriamo che sia quanto prima".

Borrelli ha poi aggiunto: "L'ottimismo e la speranza ci devono venire dai comportamenti che stanno adottando i nostri connazionali. Serve assoluta prudenza, bisogna uscire il meno possibile. È fondamentale per contenere i contagi. Bisogna evitare i contatti umani e muoversi il meno possibile. Evitare di uscire di casa se non strettamente necessario. Gli epidemiologi ci dicono che se noi conduciamo una vita assolutamente normale la percentuale di persone che viene colpita dal coronavirus è molto più alta. Per questo si adottano misure come quelle adottate in Cina".

Tuttavia, stando al sito CoVstat_IT il picco dovrebbe arrivare tra il 12 e il 14 aprile.

CoVstat_IT nasce dalla volontà di un gruppo di scienziati - tra di loro c'è Andrea Palladino, dottorato in Fisica presso il GSSI e attualmente ricercatore della Deutsches Elektronen-Synchrotron DESY - di applicarsi alla conoscenza e al trattamento delle informazioni su un fenomeno tanto drammatico quanto interessante, a cominciare dai suoi aspetti di dinamica epidemiologica, per affrontare progressivamente anche gli aspetti relativi ai suoi impatti sull’economia e sulla società, e sui meccanismi decisionali che le governano a livello di singoli e di classi dirigenti. A questo scopo il team sta utilizzando gli strumenti della statistica e, più in generale, della scienza, cercando di rendere la ricerca accessibile a tutti quelli che vorranno fare lo sforzo di ragionare e discutere, a partire dai dati e dalle loro possibili interpretazioni.

Ebbene, gli scienziati partono da un parametro importante nel controllo della diffusione di un’epidemia, il cosiddetto R0, ossia il “numero di riproduzione di base” che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile, cioè mai venuta a contatto con il virus. Questo parametro misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Come si evince dal grafico, a ieri il dato si attestava ad 1.55, significa che ogni malato infetta, in media, 1,55 persone; il 25 febbraio eravamo a 2,04.

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Arrivando alla diffusione, il numero di infetti futuri viene predetto dal modello epidemiologico elaborato sui dati pubblicati dal Dipartimento della Protezione Civile. È importante notare lo spostamento del picco dell'epidemia dovuto all'introduzione di norme che limitano il contagio. Questo spostamento della curva è ben documentato da numerosi studi scientifici condotti sui dati cinesi che confermano il successo delle misure di isolamento.

Stando al grafico, se non fossero intervenute le misure di contenimento il picco si sarebbe raggiunto il 1° aprile, con un andamento assai più violento; a seguito delle norme introdotte, il termine dovrebbe spostarsi più avanti nel tempo, tra il 12 e il 18 aprile, con un numero di contagiati inferiore, però, che dovrebbe aiutare ad evitare il collassare del sistema sanitario nazionale.

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Nel prossimo grafico, invece, si evidenzia la netta divaricazione delle due curve. Si tratta di un segnale di miglioramento della situazione attuale rispetto a quanto sarebbe avvenuto in mancanza di misure.

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Il grafico che segue mostra la previsione dei casi di terapia intensiva. Questo fa risaltare il vero obiettivo nazionale: spostare il picco sempre più verso destra e per diluire in un intervallo di tempo più lungo, facendo abbassare la curva sotto la soglia massima di posti, evitando il collasso del sistema sanitario.

Ricordiamo che i posti di terapia intensiva non sono riservati solo al nuovo Covid19, ma a tutti i pazienti ritenuti gravi. Per questo motivo la soglia massima potrebbe essere più bassa rispetto a quella indicata. Per il momento è difficile tener conto dei nuovi posti letto aggiunti quotidianamente per arginare la crisi. Nei prossimi giorni il grafico verrà aggiornato con dati più precisi.

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Infine, la mappa che mostra la percentuale di posti di terapia intensiva occupata da soli pazienti con Covid-19, a cui si devono aggiungere i pazienti ricoverati con altre patologie. La media nazionale si attesta al 40.84%: l'Abruzzo è poco sopra, al 40.87%. 

Le situazioni più gravi si registrano in Piemone (81.07% di posti occupati), Lombardia (80.48%), Valle d'Aosta (75%) e, soprattutto, nelle Marche con un tasso di saturazione del 91.56%.

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Ultima modifica il Venerdì, 20 Marzo 2020 15:28

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