Venerdì, 27 Marzo 2020 15:26

Trovata una soluzione per Matteo, il ragazzo aquilano rimasto bloccato a Milano

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Si è conclusa positivamente la vicenda di Matteo D’Innocenzo, il ragazzo aquilano di 19 anni rimasto bloccato a Milano (dove era salito i primi di marzo per motivi di lavoro) a causa delle restrizioni e delle limitazioni agli spostamenti e ai collegamenti dovute all’emergenza coronavirus.

Subito dopo la pubblicazione dell’articolo, sono arrivate a NewsTown diverse offerte d’aiuto da parte di molti aquilani che avevano letto la sua storia.

Al caso di Matteo si è interessato anche un funzionario della Regione Abruzzo. D’accordo con quest’ultimo, Matteo ha deciso di rimanere un altro mese in Lombardia, in attesa di capire l’evoluzione della situazione. A fine marzo lascerà l’appartamento di AirBnB, dove ora risiede a pagamento, e si trasferirà in un’altra abitazione messagli gratuitamente a disposizione da un suo concittadino aquilano. Far ritorno subito all’Aquila avrebbe significato, infatti, mettersi in isolamento (anche se in queste settimane non è mai stato male né ha mai manifestato sintomi di positività al Covid 19) e al momento non c’erano le condizioni affinché ciò potesse avvenire. La soluzione migliore per tutelare lui e la sua famgilia, concordata insieme al funzionario della Regione, è sembrata essere quella di trascorrere un altro mese in isolamento a Milano. Nel mentre, all’Aquila, i suoi familiari provvederanno a fare in modo che, una volta tornato, possa rimanere in via precauzionale in quarantena.

Pur rallegrandoci per come questa vicenda si è conclusa, dobbiamo purtroppo sottolineare un fatto molto spiacevole, e cioè le decine di commenti offensivi e irrispettosi riversati sui social o ricevuti direttamente da Matteo e dalla sua famiglia da parte di molte persone che avevano letto l’articolo e che hanno fatto illazioni pesanti e del tutto gratuite, accusando i genitori di Matteo di averlo abbandonato al suo destino e di non averlo voluto aiutare economicamente.

A questi leoni da tastiera rispondiamo che Matteo non era stato affatto dimenticato dalla sua famiglia (cosa che siamo ben guardati, infatti, dalloo scrivere). Né aveva raccontato la sua storia per provare a ottenere dei soldi. Semplicemente, aveva deciso, per non pesare economicamente sui suoi familiari, avendo già da tempo iniziato a lavorare per essere autonomo e indipendente, di provare a trovare una soluzione passando per i canali ufficiali e rivolgendosi alle istituzioni, confidando in una risposta da parte di queste ultime. Una scelta perfettamente legittima e degna di rispetto. Del resto, è proprio questo che lo Stato, nelle sue varie articolazioni, dovrebbe fare: aiutare i suoi cittadini e non lasciarne nessuno indietro, specie nei momenti di difficoltà e di emergenza.  

Ad ogni modo, lasciamo che sia la madre di Matteo, che si è messa subito in contatto con noi, a rispondere a coloro che in queste ore hanno scritto parole cattive e velenose: “Matteo, che sento ogni giorno, avrebbe avuto, com’è normale che sia, da noi familiari, il denaro per l'affitto, ma inizialmente ha desiderato attenersi alla regola di evitare gli spostamenti non urgenti. Il problema si è posto in un secondo momento, quando si è capito che la situazione si sarebbe protratta davvero a lungo e lui si è trovato solo, con una spalla lussata, senza possibilità né di tornare (sia i treni che i voli sono stati praticamente azzerati) né di restare, affrontando le spese al di fuori delle sue possibilità e delle sue individuali forze economiche. Essendo e avendo dimostrato di essere autonomo e capace, ha preferito non accettare l’aiuto dei genitori e ha voluto sollecitare l’attenzione  anche per chi si era venuto a trovare in una condizione analoga alla sua”.

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