Il 15 aprile si sono chiusi i termini dell'avviso pubblico emesso dal Comune dell'Aquila per distribuire i fondi - - 368 mila euro - messi a disposizione dalla Protezione civile nazionale per i buoni spesa alimentari.
Il 7 aprile, gli avvocati Fausto Corti, Gianluca Racano, Francesco Rosettini e Andrea Piermarocchi, tutti del foro dell'Aquila, su mandato delle associazioni 3e32, Arci L'Aquila, Comunità 24 Luglio, Fraterna Tau Onlus e United L'Aquila, avevano inviato al sindaco e al prefetto dell'Aquila nonché alla Protezione Civile regionale una diffida in merito ai criteri di accesso al bonus fissati dalla delibera approvata dalla giunta comunale.
L'avviso del Comune, secondo i legali, conteneva degli elementi discriminatori.
Contravvenendo all'ordinanza con cui la Protezione civile nazionale aveva stanziato il plafond - che prevedeva, come unico parametro per l'accesso alla misura di solidarietà, la situazione del bisogno urgente - la giunta, come avevano spiegato gli avvocati, "aveva riservato l'accesso esclusivamente ai cittadini italiani e stranieri titolari di permesso di soggiorno di lunga durata - ossia superiore a 5 anni e illimitato - peraltro residenti nel Comune. Oltre a violare la ratio dell'ordinanza governativa e l'articolo 41 del Testo unico sull'immigrazione, la misura è totalmente fuori contesto rispetto al dramma che tante persone che abitano e lavorano (o lavoravano) nel territorio aquilano vivono oggi. Persone che nella maggior parte dei casi sono integrate nel tessuto economico e sociale cittadino, vivono in case in locazione, e purtroppo hanno contratti di lavoro a chiamata o di tirocinio, vedendosi quindi escluse dalle altre forme di assistenza emergenziale decise dallo Stato".
Come conseguenza di quella diffida, visto che nel frattempo i requisiti di accesso previsti dall'avviso non sono stati modificati, sette cittadini extracomunitari, sempre assistiti dagli avvocati Fausto Corti, Gianluca Racano, Andrea Piermarocchi e Francesco Rosettini nonché da Alberto Guariso e Gianni Piscione, entrambi del Foro di Pescara e membri dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione, hanno depositato al tribunale dell'Aquila un ricorso per chiedere di poter rientrare nella platea dei beneficiari del bonus.
Si tratta, come scrive il sito Mediasociale.it, di "giovani cittadini africani, tutti tra i 20 e i 24anni, residenti a L’Aquila con permessi di soggiorno per Protezione umanitaria (2 anni) e sussidiaria (5 anni). Sono giovani in questo momento privi di reddito, senza una famiglia che li possa aiutare e tutti precari con lavori a intermittenza come tirocini o a chiamata".
Gli avvocati hanno chiesto al Tribunale di ordinare con decreto cautelare di somma urgenza l’ammissione con riserva dei ragazzi alla misura di solidarietà e di far cessare immediatamente "la condotta pregiudizievole" del Comune dell'Aquila.
Nel ricorso non si chiede né di sospendere l'avviso né di annullarlo ma solo di far sì che il contributo di solidarietà possa essere esteso anche a chi, come i sette ricorrenti, è extracomunitario e vive stabilmente all'Aquila ma non è in possesso di un permesso di soggiorno ultra quinquennale.
Il presidente del Tribunale dell'Aquila, Ciro Riviezzo, ha fissato la prima udienza per discutere il ricorso il prossimo 6 maggio.