Sabato, 05 Aprile 2014 16:16

Salone della Ricostruzione, Guariniello: "Servirebbe una procura nazionale per gli ecoreati"

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"Servirebbe una superprocura nazionale per gli ecoreati. Il sistema attuale non funziona. Si arriva sempre troppo tardi".

Il procuratore generale di Torino Raffaele Guariniello, autore di inchieste entrate nella storia recente della giustizia italiana - da quella sul rogo della ThyssenKrupp (costato la vita, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, a sette operai), conclusasi con una condanna in primo grado degli imputati per omicidio volontario, a quella sull'Eternit, sfociata nella storia sentenza del 13 febbraio 2012, quando il presidente del cda dell'azienda Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier vennero condannati a 16 anni di carcere - è stato ospite dell'ultima giornata del Salone della Ricostruzione, in qualità di relatore in un convegno dedicato alla sicurezza sul lavoro.

Procuratore, in questi giorni si sta svolgendo, qui in Abruzzo, il processo sul disastro ambientale di Bussi, uno dei più gravi degli ultimi 50 anni. Perché secondo lei sarebbe necessaria una procura nazionale per gli ecoreati?

Perché girando per il Paese mi sono accorto che in tante parti d'Italia sono accaduti dei drammi, dei veri e propri disastri, nelle fabbriche e fuori, però poi se uno va a chiedere se si stanno facendo dei processi la risposta è quasi sempre negativa. E' questo ciò che veramente mette in crisi il nostro sistema giudiziario. Credo che più che mai ci sia bisogno di dare una risposta giudiziaria concreta, che passa anche attraverso l'istituzione di una superprocura nazionale, altrimenti continueremo a contare i morti.

Siamo giunti al quinto anniversario del terremoto. Il padre di uno degli universitari morti sotto le macerie ha proposto di riconoscere a tutti gli studenti universitari morti quella notte lo status di morti sul lavoro. Crede che un simile riconoscimento sarebbe possibile?

Non saprei, è una proposta che bisognerebbe studiare bene. Vede, noi ormai non facciamo più una gran distinzione tra ambiente di lavoro e ambiente di vita. Ormai ci siamo resi conto, nei nostri processi, che ci sono disastri che capitano negli ambienti di lavoro ma che poi si diffondono negli ambienti di vita. Disastri che non riguardano solo i lavoratori ma tutti i cittadini. Ormai fare una divisione tra l'uno e l'altro è sbagliato. Tutti dobbiamo convincerci che se negli incidenti sono coinvolti i lavoratori non si possono ghettizzare le fabbriche e pensare che i cittadini sono liberi da ogni rischio perché non è così.

Parlando invece di sicurezza sul lavoro, pensa che in Italia sia maturata, in questi anni, una maggiore coscienza sociale del problema? E, soprattutto, la legislazione italiana è completa o a suo avviso ci sono ancora dei vuoti normativi che andrebbero colmati?

No, direi che non si tratta di vuoti normativi. Di leggi ne abbiamo, certo si possono sempre migliorare, ma il vero problema che è quello di applicarle concretamente perché è nel far rispettare le leggi che esistono che abbiamo gravi difetti. Da una parte ci sono organi di vigilanza non adeguati, dall'altra c'è una magistratura che non interviene con efficacia in tutte le parti del Paese. Per cui in molte parti d'Italia si è diffuso un senso di disapplicazione della legge e di giutizia mancata nelle vittime e nelle famiglie delle vittime.




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