Il settore turistico è quello più severamente colpito dalla chiusura, anche perché non ha alcuna possibilità di rimediare, da solo, alle perdite accumulate.
"Fin dal primo momento della crisi per la pandemia da COVID-19, la ricettività extra-alberghiera è stata inserita fra le attività obbligate a rimanere chiuse. Malgrado le nostre strutture non siano aziende, bensì attività di integrazione al reddito familiare, quindi non hanno partita Iva, a tutt'oggi continuano a restare chiuse", spiega l'associazione ANBBA Abruzzo. Che denuncia: "Per la nostra categoria sembra non siano nemmeno previsti fondi governativi che avrebbero aiutato a superare la grave crisi economica sopraggiunta. In questa situazione drammatica per tutto il comparto, la nostra associazione - che rappresenta l’intero comparto extra-alberghiero - chiede in maniera forte di essere finalmente considerati".
Un silenzio assordante avvolge la categoria che è oggi in ginocchio. "Assistiamo quotidianamente a discorsi sul turismo ma la categoria extra-alberghiera non viene nemmeno citata, come se non ci fossimo. Eppure i nostri B&B, i nostri Affittacamere, le nostre Case Vacanza sono una realtà presente e strutturata che contribuisce fortemente alla ricettività regionale e nazionale. Noi ci siamo! Noi esistiamo! Non è pensabile che siamo presi in considerazione solo per fare cassa e per imporci sempre più stringenti adempimenti. Abbiamo bisogno di risposte e se le risposte non ci sono, chiediamo di non essere considerati degli invisibili ma di essere considerati per ciò che siamo: una realtà forte, presente che contribuisce anche all’economia circolare di tutto l'indotto che l'ospitalità smuove".
L'associazione ha presentato un pacchetto di richieste alla Regione e al Governo: "ci auguriamo che al più presto si mettano in campo strategie e risorse per la ripartenza. La nostra associazione, con i suoi referenti, continuerà a collaborare concretamente con le istituzioni per rilanciare il turismo in Abruzzo".