"Non bastava la leggina per l'Ater di Chieti, ora arriva al fotofinish anche quella per le Adsu dell'Aquila e di Teramo".
Parole del consigliere regionale di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo, che ha denunciato come all'ordine del giorno della seconda commissione - che si riunisce oggi - sarà in discussione una legge bipartisan con la quale alcuni consiglieri - e Acerbo fa i nomi di De Matteis, D'Amico e Ricciuti - intendono riproporre un testo di legge già bocciato - in alcune parti - dalla Corte Costituzionale.
"Innanzitutto - spiega il consigliere di Rifondazione - i proponenti reinseriscono la figura del Direttore che dovrebbe convivere con il Dirigente, con evidente raddoppio dei costi. A leggere il nuovo testo, inoltre, le funzioni del Direttore potrebbero essere affidate a dipendenti che abbiano maturato i requisiti per l'accesso alla dirigenza: una ipotesi già valutata dalla Corte Costituzionale, in realtà, che consente la reggenza di un funzionario soltanto nel caso di vacanza del posto in organico".
Invece di dedicare le proprie energie agli studenti, incalza Acerbo, "certa politica si occupa delle aziende per il diritto allo studio solo per sistemare e garantire i propri 'protetti'". Il consigliere di Rifondazione comunista è convinto che la legge sia stata proposta per rimediare alla difficile situazione che si è creata in seno all'Adsu aquilana, oltre che "per sistemare all'azienda di Teramo, una candidata alle elezioni amministrative".
"La proposta di legge - continua Acerbo - è chiaramente adottata per danneggiare i dirigenti di ruolo delle Adsu così da sostituirli con direttori asserviti al politico di turno: inoltre, è assurdo prevedere due dirigenti per lo svolgimento di funzioni che sono sempre state svolte da un solo soggetto. Non solo. La nomina ed il conseguente affidamento dell'incarico di Direttore (anche con qualifica non dirigenziale) è prevista in deroga alle percentuali stabilite dal d.lvo 165/2001 e presenta evidenti vizi di incostituzionalità. Si presta, quindi, a nuova censura da parte del Governo e a creare - di nuovo - situazioni di piena illegittimità all'interno delle Aziende, come già avvenuto appunto a L'Aquila".
Dunque, la richiesta: "Chiedo che siano ascoltate le organizzazioni sindacali. La CGIL Funzione Pubblica ha già richiesto di essere audita - con lettera del 28 marzo - dalla commissione vigilanza 'in merito alla situazione dell’Azienda per il Diritto allo Studio Universitario dell’Aquila, all’interno della quale vige una palese situazione di illegittimità nell’ambito della Direzione affidata ad un Funzionario F.F. in presenza del Dirigente reintegrato a seguito della sentenza a lui favorevole. Anche a causa della situazione rappresentata, il personale è sottoposto ad una condizione di perdurante disagio i cui riflessi negativi rischiano di condizionare la qualità del servizio erogato'".
Ma cosa è accaduto in seno alla Adsu del capoluogo?
Nel marzo del 2012, il Cda dell'azienda ha posto in disponibilità il dirigente di ruolo, Luca Valente, già indagato nell’inchiesta sul crollo della Casa dello studente e poi assolto in primo grado dal giudice Giuseppe Grieco. Senza porre in atto, però, le rigide procedure previste dall'articolo 33 del Dlgs 165/2001.
La Regione Abruzzo - con nota n° RA/94427/DD23 del 23/4/2012 - ha segnalato all’Azienda l'irritualità del procedimento, invitando il Cda a rivedere la determinazione assunta. Intanto, il dirigente ha presentato ricorso al Giudice del Lavoro che ha disposto - a sua volta - l’intervento in giudizio della Regione Abruzzo che, con Memoria di costituzione del 21 giugno 2013, ha chiesto al Magistrato di dichiarare l’illegittimità della delibera di messa in disponibilità.
Due mesi dopo, nel settembre 2013, il Giudice del Lavoro del Tribunale dell’Aquila ha ordinato l’immediato reintegro del dirigente nei ruoli dell’Azienda e il pagamento degli arretrati, compresi gli interessi legali e il pagamento delle spese processuali. L'Azienda, però, ha deciso di non eseguire la sentenza ed ha proposto ricorso in Corte d'Appello, chiedendo la sospensiva. Che è stata negata dalla Corte nel novembre 2013.
Poche settimane, e la Corte Costituzionale ha sentenziato l’incostituzionalità dell’articolo 2, (commi 5°, 6° e 7°), della legge della Regione Abruzzo del 28 dicembre 2012, numero 71, in tema di mobilità ed esubero di dirigenti e di affidamento di incarichi dirigenziali a funzionari. La sentenza ha definitivamente rimosso l’'illegittimità', perpetrata per due anni, durante i quali il Consiglio d’Amministrazione dell’Azienda per il Diritto agli Studi Universitari dell’Aquila aveva affidato ad un funzionario, Maria Luisa Capanna, l’incarico di direttore pur in presenza di un dirigente, Luca Valente, privo di incarico, che come detto era stato posto in esubero.
A quel punto, però, il Presidente del Cda dell'Azienda - Francesco D'Ascanio - ha adottato il Decreto n. 3 del 17 febbraio 2014 ed ha reintegrato Luca Valente come dirigente amministrativo, senza funzioni e senza parte della retribuzione. Non solo. Ha contestualmente adottato il Decreto n. 4 con cui ha prorogato gli incarichi dirigenziali al funzionario "reggente", Maria Luisa Capanna. In attesa di un intervento della Regione Abruzzo: D'Ascanio, infatti, si è rivolto invano alla direzione per il Diritto allo studio chiedendo una rosa di nomi per sostituire Valente, che sarebbe dovuto essere trasferito, contestualmente, nell’organico della Regione. Non ha ricevuto però risposte da Palazzo Silone.
Dunque, il 24 febbraio 2014 Valente è rientrato in servizio ed ha contestato i suddetti decreti presidenziali. Anche due funzionari hanno inteso contestare le decisioni assunte: Donato Di Bartolomeo e Sonia Scassa. Alle contestazioni, il Presidente avrebbe risposto con un ordine di servizio che li obbligava a dare esecuzione ai decreti e con una nota in cui ha minacciato denunce all'autorità di polizia.
I funzionari si sono rifiutati di eseguire l'ordine di servizio. "L’Azienda è nel caos, c’è un dirigente reintegrato ma senza funzioni e contemporaneamente c’è un funzionario incaricato che svolge l'incarico di direttore", ha spiegato Di Bartolomeo in una intervista ad AbruzzoWeb. "Una situazione illegittima, evidenziata da me e dalla funzionaria Sonia Scassa, ma soprattutto da vari settori della Giunta regionale, tra cui anche la struttura speciale di supporto Ispettivo contabile che ha espresso un parere secondo cui potrebbero ricorrere le condizioni per il commissariamento dell'Azienda".
"Il presidente - ha concluso Di Bartolomeo - ha manifestato tra l'altro l’intenzione di avviare una 'prossima complessiva riorganizzazione dell’ente', ma in totale disprezzo delle più basilari relazioni sindacali non ne ha dato comunicazioni alle Rsu".
Una vera e propria bufera. Intanto, qualche giorno fa è stato almeno scongiurato il blocco dei pagamenti degli stipendi, dei fornitori e dei contributi con la nomina di un funzionario regionale, che ha firmato tutti i documenti necessari. Resterà in carica fino all’espletamento dell’avviso pubblico per l’individuazione del nuovo direttore, che con un interscambio prenderà il posto di Valente. In attesa di capire cosa accadrà oggi in seconda commissione.