Assofarm, la federazione delle farmacie comunali italiane, definisce "inaccettabili" le accuse ricevute in questi giorni dagli operatori del settore in merito all'irreperibilità delle mascherine chirurgiche al prezzo di 50 centesimi.
In una lettera inviata ai sindaci dei Comuni italiani, incluso il primo cittadino dell'Aquila, il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi ricorda gli sforzi sostenuti dalle farmacie e dai farmacisti durante l'emergenza Covid. Nonostante l'impegno profuso, scrive Gizzi, "dopo settimane di rischi e sacrifici notevoli, oggi i nostri manager e farmacisti vengono più o meno implicitamente tacciati di speculare sui bisogni sanitari dei nostri concittadini".
Due giorni fa, intanto, Assofarm e il commissario straordinario all'emergenza Covid Domenico Arcuri hanno firmato un addendum all'accordo siglato il 1 maggio che ha confermato il prezzo massimo di vendita delle mascherine chirurgiche a 50 centesimi più Iva.
Quanto all'approvvigionamento, le associazioni dei distributori si sono impegnate a rifornire le farmacie con 9 milioni di mascherine nel mese di maggio a partire dal prossimo lunedì e con altre 20 milioni di mascherine la settimana a partire dal mese di giugno. Arcuri si è impegnato a continuare a integrare gli approvvigionamenti delle farmacie con 10 milioni di mascherine nel mese di maggio.
Non solo.
L'addendum prevede che i distributori lavorino per ricercare ulteriori approvvigionamenti e che il commissario provveda a ulteriori integrazioni. Arcuri dovrà continuare inoltre a compensare l’eventuale maggior costo che i distributori dovessero sostenere, per mantenere invariato il prezzo massimo di vendita di 50 centesimi.
Il testo della lettera di Gizzi
Gentile Sindaco,
nei giorni in cui le Farmacie sono state da più parti accusate di speculare sulla distribuzione delle mascherine chirurgiche, il movimento delle Farmacie Comunali sente forte la volontà di chiarire alle Amministrazioni Comunali, nostre proprietarie, l’impegno da noi profuso durante l’emergenza Covid 19.
Fin dalle prime misure emergenziali dello scorso marzo, le Farmacie Comunali hanno interpretato con coraggio il loro ruolo di soggetto sanitario pubblico. Al pari dei medici di medicina generale, tutte le nostre farmacie hanno continuato in piena operatività. Il 93% di esse lo ha fatto a battenti aperti. Il restante, a causa dei limiti imposti dagli ambienti interni, ha dispensato farmaci negli spazi immediatamente esterni alle proprie sedi.
Le tempestive richieste di dotare i nostri farmacisti di adeguate protezioni per la loro salute sono state a lungo inascoltate. A fronte di un servizio sanitario comunque portato avanti, un numero imprecisato ma non irrilevante di nostri colleghi ha contratto il virus e almeno due
farmacisti comunali hanno perso la vita.
Nei singoli territori, decine di nostre aziende farmaceutiche comunali hanno attivato produzioni di gel igienizzanti e dispositivi di protezione, spesso in forma gratuita per le fasce di popolazione meno abbienti.
A livello centrale, Assofarm ha immediatamente stretto una collaborazione con la Croce Rossa Italiana, creando così un sistema sicuro e capillarmente diffuso di distribuzione a domicilio dei farmaci per quelle categorie di cittadini più esposti al rischio di contagio, come immunodepressi e anziani.
Con la volontà di evitare i rischi connessi alla frequentazione degli ospedali da parte di malati cronici, nell’aprile scorso la nostra Federazione ha proposto a tutte le regioni italiane la distribuzione, non onerosa, presso le nostre farmacie dei farmaci di fascia H.
Con il medesimo spirito di servizio pubblico e di esposizione personale al rischio, le nostre aziende e i nostri farmacisti hanno affrontato il grande tema delle mascherine chirurgiche.
Molte nostre associate avevano attivato per tempo i loro canali commerciali nazionali e internazionali per reperire quanti più possibili presidi protettivi.
Siamo certi che in nessun caso, tra le Farmacie Comunali, siano stati applicati ricarichi speculativi al prezzo di acquisto. Nel momento in cui il Commissario Arcuri ha decretato il prezzo massimo di vendita, abbiamo prontamente proposto un sostegno governativo che coprisse i costi di acquisto e distribuzione sostenuti dalle nostre associate. Diversamente, le nostre aziende avrebbero registrato scoperti di bilancio difficilmente sostenibili in questo momento.
Al tempo stesso, la nostra Federazione ha espresso in ogni sede le proprie perplessità sulla tenuta di un sistema basato su un prezzo finale eccessivamente basso per gli equilibri internazionali di offerta e domanda di un prodotto improvvisamente diventato assai richiesto.
Le Farmacie Comunali, da sempre, intendono il margine commerciale come puro strumento per la solidità aziendale e quindi la sicurezza del proprio servizio sanitario territoriale. Il nostro operato di questi ultimi mesi ne è prova.
A fronte di questo impegno sempre profuso da ogni componente del nostro movimento, signor sindaco, Assofarm e le Farmacie Comunali Italiane ritengono inaccettabili le recenti accuse mosse nei loro confronti.
Dopo settimane di rischi e sacrifici notevoli, oggi i nostri manager e farmacisti vengono più o meno implicitamente tacciati di speculare sui bisogni sanitari dei nostri concittadini.
La risposta che daremo a tutto ciò è semplice. Continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, prima e durante l’emergenza in corso. Con lo stesso spirito di assistenza alle nostre comunità locali e quella cultura sanitaria e sociale che costituisce il nostro dna professionale da quasi centoventi anni.