Mercoledì, 10 Giugno 2020 11:35

Affidamento dei pascoli, è scontro tra Regione e Governo: ecco perché

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"La legge sui pascoli, varata grazie alla straordinaria determinazione dell’assessore regionale Emanuele Imprudente, rappresenta una svolta epocale nel settore, a tutela delle specificità abruzzesi, delle produzioni locali e contro lo sfruttamento indiscriminato del nostro territorio". E ancora: "Prima gli abruzzesi non è un concetto privo di senso, è una battaglia di civiltà e di giustizia, una rivincita dei piccoli produttori contro lo strapotere delle lobby dell’ingrosso e di chi pensa di fare affari discutibili utilizzando i soldi dell’Europa. E’ inammissibile e sconcertante che il governo italiano, anziché spalleggiare questa crociata epocale, anziché aiutare l’Abruzzo in questa lotta senza fronte contro l’omertà, metta i bastoni tra le ruote contestando il fatto che la norma contenuta in un provvedimento di legge urgente sulla ripartenza dopo il coronavirus non è di competenza regionale".

Parole durissime quelle del segretario regionale della Lega Luigi D'Eramo che difende la norma adottata da Regione Abruzzo con l'articolo 9 della Legge così detta 'Cura Abruzzo 1', impugnato dal Consiglio dei Ministri che ha sottolineato come il provvedimento relativo alla riforma dell'affidamento dei pascoli non abbia "alcuna attinenza con le misure straordinarie ed urgenti per l'economia e l'occupazione connesse all’emergenza epidemiologica e con la natura transitoria della legge", e pregiudichi "i diritti dei cittadini operando, di fatto, una modifica con conseguenze durature sulla previgente normativa". Il Cdm ha ricordato, altresì, che "già prima della riforma del Titolo V della Costituzione, il regime civilistico dei beni civici non è mai passato nella sfera di competenza delle Regioni". Non solo. E' stata ravvisata dal Governo una violazione del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea relativa alla "parità di concorrenza tra gli operatori economici".

Purtroppo - la stilettata di D'Eramo - "a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca: quella del governo sembra una battaglia politica contro l’Abruzzo, una corsa a frapporre ostacoli e difficoltà ad un’azione perfettamente legittima, utile, coerente. Lo testimonia il fatto che le motivazioni tecnico-giuridiche inviate come chiarimento al Ministero Agricoltura non sono state neanche considerate. Noi della Lega non arretreremo di un millimetro: difenderemo gli allevatori in ogni sede, se sarà necessario anche affrontando un contenzioso che avrebbe dell’incredibile".

Una presa di posizione che ricalca quella della Giunta regionale.

In queste ore, l'assessore Emanuele Imprudente ha rilasciato interviste piuttosto dure: "Ora è chiaro, il Governo nazionale e le forze che lo sostengono sono contro l’Abruzzo e gli allevatori abruzzesi", le sue parole. "Il sospetto dei giorni passati è purtroppo diventato realtà: un’azione politica studiata a tavolino ha mortificato l’Abruzzo, la sua autonomia legislativa e la centralità delle proprie aziende zootecniche". Imprudente ha assicurato che la vicenda verrà portata dinanzi alla Corte Costituzionale, "in cerca di quella terzietà di cui ha bisogno la nostra Regione. Non finisce qui, io non mollo e una cosa è certa: lotteremo con tutte le forze e in tutte le sedi, perché l’Abruzzo finisca di essere terreno di conquista. La nostra terra merita finalmente rispetto". 

Sul punto, il governatore Marco Marsilio e il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri hanno ribadito di non voler fare passi indietro: "Su questo tema non solo non indietreggieremo ma porteremo il caso a livello nazionale ed europeo. Il Governo dica quali interessi vuole difendere, invece di aiutare le Regioni a respingere queste pratiche perverse", il commento di Marsilio a commento della impugnazione del provvedimento. 

Il contestato articolo 9

L'articolo 9 del 'Cura Abruzzo 1', impugnato dal Governo, riguardante l'affidamento dei terreni di pascoli in Abruzzo, prevede che le terre ad uso civico siano conferite, prioritariamente, a persone o società residenti nel comune (o nei comuni confinanti) in cui insistono i terreni; in caso di terreni eccedenti rispetto alle richieste, verrebbero assegnati appezzamenti a canoni calmierati ai residenti dei comuni della provincia e della regione. Soltanto in seguito si potrebbe 'aprire' all'eventuale assegnazione con gara pubblica nazionale.

Di fatto, il provvedimento è stato approvato con l'intenzione dichiarata di rispondere alle richieste dei pastori provando a porre un argine al fenomeno diffuso delle imprese che provengono da fuori regione per accaparrarsi terreni così da accedere ai ricchi finanziamenti europei erogati dall'Agea (l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura) potendo contare sulla possibilità di ottenere contributi multipli rispetto ai piccoli allevatori abruzzesi in virtù di produzioni considerate di maggior pregio. Una pratica che ha avuto pesanti disfuzioni, fino a svelare una diffusa 'mafia dei pascoli', con compravendite di terreni che niente hanno a che fare con la zootecnia.

Lo scontro in Coldiretti e l'anomalo tentativo di affossare la norma prima dell'impugnazione

Avverso il provvedimento si sono immediatamente scagliati gli allevatori pugliesi.

Coldiretti Puglia, segnando così una profonda spaccatura con l'associazione abruzzese, ha scritto al ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova e al presidente della Regione Michele Emiliano, nella sua qualità di coordinatore degli assessori all’Agricoltura nella conferenza Stato-Regioni, per denunciare come la legge approvata dal Consiglio regionale abruzzese mettesse a rischio la transumanza, dichiarata patrimonio dell’Umanità nel 2019. "La legge regionale non ha alcun collegamento con l’emergenza Covid, come invece dichiarato – ha messo nero su bianco Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – e fa saltare regole condivise che hanno garantito, fino ad oggi, la storica pratica della transumanza", mettendo "a rischio, se non addirittura vietando, l’attività agro-pastorale legata allo spostamento in estate delle greggi dalle regioni contigue all’Abruzzo, come la Puglia". Per questo, Coldiretti Puglia - "a tutela dei numerosi allevatori che praticano la transumanza" - ha chiesto che si procedesse ad un attento esame della legittimità del procedimento adottato dalla Regione Abruzzo.

Ed in effetti, qualcosa di piuttosto anomalo è effettivamente accaduto.

Ancor prima della decisione del Governo di impugnare la norma, in sede di riunione tecnica del Coordinamento interregionale della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ci sarebbe stato un tentativo di affossare il provvedimento, sventato, poche ore prima della riunione, dall'intervento dell'assessore Imprudente. "Io non voglio parlare di crisi diplomatica con la Regione Puglia - ha spiegato l'assessore regionale Imprudente - resta il fatto che è a dir poco irrituale che un'altra regione si faccia promotrice, in sede di Conferenza, di un ordine del giorno che riguarda la modifica di una norma approvata da un'altra Regione, senza nemmeno coinvolgerla preventivamente come dovrebbe essere ovvio. Legge frutto tra l’altro di un lungo confronto, condivisa con tutte le associazioni agricole e il mondo della zootecnia abruzzese".

Dunque, l'affondo: "Ho consapevolezza che la nostra legge dà fastidio a chi ha interessi nel business dei titoli Agea, ma una cosa è certa, la difenderemo con i denti". Più chiaro di così.

Anche Coldiretti Abruzzo si è schierata al fianco della Giunta regionale, prendendo una posizione in forte contrasto con Coldiretti Puglia: "Quanto sta accadendo intorno alla questione dei pascoli è semplicemente imbarazzante per i tanti allevatori che, per decenni, hanno contribuito alla salvaguardia del territorio montano e all’economia abruzzese delle zone svantaggiate", la denuncia. "Una situazione assurda che suscita imbarazzo etico e morale per i tanti allevatori che da anni chiedevano di essere ascoltati; la norma, che prevede semplicemente la priorità di assegnazione dei pascoli alle aziende residenti, nasce con l’obiettivo di tutelare una tradizione antica e consolidata messa a dura prova da fenomeni speculativi quali l’accaparramento dei terreni a prezzi fuori mercato perché 'drogati' dagli aiuti comunitari. I pastori abruzzesi – ha inteso ribadire Coldiretti Abruzzo - vogliono una cosa semplice: poter pascolare mandrie e greggi sui propri territori, come per secoli è stato. Ribadiamo la nostra ferma convinzione che si tratta di una legge giusta, con un fortissimo risvolto etico e nata per fronteggiare meccanismi contorti e pericolosi che finora hanno penalizzato lo sviluppo della pastorizia abruzzese relegandola ad un ruolo marginale e minoritario come dimostra la progressiva diminuzione delle imprese zootecniche locali".

L'emendamento Di Benedetto sostenuto da sindaci e Asbuc

Sta di fatto che critiche esplicite alla dichiarata intenzione di approvare il provvedimento erano arrivate dai sindaci di 23 comuni delle aree interne abruzzesi, dall'alta valle dell'Aterno alla valle Subequana - Pescocostanzo, Rocca Pia, Campo di Giove, Cansano, Goriano Sicoli, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Molina Ateno, Gagliano Ateno, Acciano, Secinaro, Tione degli Abruzzi, San Demetrio né Vestini, Poggio Picenze, Barisciano, Santo Stefano di Sessanio, Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, Lucoli, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, Cagnano Amiterno, Campotosto - e dai presidenti delle Asbuc di Arischia, Preturo, Aragno, Assergi, Paganica e San Gregorio, che hanno sottolineato come la norma introdotta, "al di là dei rilievi che sicuramente formulerà il Governo, non solo non garantisce la lotta alla cosiddetta mafia dei pascoli, ma genera un danno al nostro territorio".

Il motivo è presto detto: "l’obbligo di concedere i terreni a condizioni di favore a tutti i residenti della Regione, con l’eliminazione del ricorso a qualsiasi procedura di evidenza pubblica, non fermerà eventuali speculatori ed impoverirà invece i bilanci degli Enti locali. In particolare quelli dei piccoli Comuni delle aree interne che, soddisfatta la richiesta della popolazione residente, hanno sempre ottenuto dalle gare per l’assegnazione dei pascoli le risorse necessarie per gli investimenti a vantaggio delle proprie Comunità". In altri termini, "la parte più debole del territorio regionale rischia di diventare ancora più debole e ciò non possiamo permetterlo".

Di fatto, non è così che si fermano gli speculatori che, volendo, potrebbero comunque far ricorso a prestanome o società di comodo, come già accade, per fare richiesta di terreni una volta soddisfatte le esigenze dei residenti: è questa la posizione di sindaci e presidenti delle Asbuc che, dunque, hanno invitato il Consiglio regionale ad approvare un emendamento presentato da Americo Di Benedetto che prevedeva, appunto, di ricorrere direttamente ai bandi pubblici per l'affidamento dei pascoli una volta soddisfatte le richieste di chi il territorio lo vive, 'cancellando' l'obbligo di concedere i terreni a condizioni di favore a tutti i residenti della Regione prima di aprire al 'mercato'.

Emendamento che, tuttavia, Di Benedetto ha poi deciso di ritirare "per rispetto degli allevatori".

Una riforma necessaria

Stante le motivazioni del Consiglio dei ministri, tuttavia, è lecito credere che la norma sarebbe stata impugnata ugualmente, anche se la proposta di modifica di Di Benedetto fosse stata approvata; d'altra parte, è stato contestato un difetto d'attribuzione avendo assunto, il Consiglio regionale, un potere che non aveva, non essendo il regime civilistico dei beni civici, come detto, mai passato nella sfera di competenza delle Regioni.

Tuttavia, in aula Di Benedetto aveva inteso chiarire che la norma, se emendata, non sarebbe stata impugnata stante l'evidenza che tendeva a garantire comunque i residenti e i comuni limitrofi che la legge Nazionale tutela in quanto soggetti che hanno contribuito alla tutela degli usi civici.

Oltre le diverse valutazioni di merito sulla norma, a farla breve, era prevedibile che l'articolo 9 del 'Cura Abruzzo 1' venisse impugnato; è altrettanto evidente, però, che il Governo dovrebbe finalmente affrontare la questione, con una radicale modifica delle norme che, tuttavia, non può che passare da una riforma complessiva del settore non più procrastinabile. E la presa di posizione di Regione Abruzzo, almeno, ha avuto il merito di portare la discussione sul tavolo del Governo, sperando che l'esecutivo mostri la volontà di cogliere l'occasione.

Ultima modifica il Mercoledì, 10 Giugno 2020 13:26

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