Mercoledì, 24 Giugno 2020 13:14

CGIL: "Riperimetrazione del Parco regionale Sirente-Velino lontana dalla nostra storia: aree protette sono il volano per rilanciare i territori"

di  Francesco Marrelli e Miriam Del Biondo*

La storia della CGIL è anche storia della crescita non sempre facile del sentire ambientalista. Della volontà di favorire la nascita e la difesa di Parchi e Riserve naturali.

E’ una storia che negli anni ci ha portato a ripensare il rapporto tra uomo e natura, immaginando le nostre aree montane come la risorsa prioritaria per un nuovo modello di sviluppo integrato che fondi le sue radici su tutela e conservazione ambientale e che sappia mettere a valore l’immenso patrimonio faunistico, culturale ed artigianale necessario per il rilancio nei nostri borghi ormai divenuto salvifico.

Abbiamo provato negli anni ad invertire un paradigma che era quello della predazione delle ricchezze del territorio e, nel contempo, della fuga da una terra dove vivere non è mai stato facile e solo fuggendo, spesso, si pensa di potersi liberare da condizioni di disagio e di povertà dovute soprattutto all’incuria della politica e dell’amministrazione. Abbiamo provato ad affermare che una terra così bella e così dura può, se adeguatamente tutelata e servita, rappresentare l’antidoto ad uno stile di vita cittadino e metropolitano che oggi più che mai mostra i suoi limiti.

Oggi più che mai, appunto, le aree protette sono il volano per rilanciare i territori, per la ripresa delle aree interne, per l’inversione della tendenza allo spopolamento che la politica non affronta ancora con la dovuta attenzione. Conoscere il territorio, le sue potenzialità in termini di economia locale, di cultura, di biodiversità, di storia, di tradizioni, vuol dire preservarne l’esistenza e la continuità attraverso lo strumento dei parchi e delle riserve naturali. E le aree protette sono un naturale strumento per favorire tale conoscenza.

La storia ambientalista e di legame con il nostro territorio della CGIL è rintracciabile in azioni locali, quali l’impegno, profuso dal 1979 al 1996, per la nascita della riserva regionale del Monte Genzana-Alto Gizio che, partendo dall’esperienza del Parco Nazionale d’Abruzzo, segnò l’inizio di una campagna a favore delle aree protette come luoghi di un modello di sviluppo alternativo basato sulla valorizzazione dell’esistente, sia in termini naturalistici che di conoscenze, che potesse favorire anche nuova occupazione e combattere lo spopolamento. Negli stessi anni la CGIL regionale promosse la raccolta di circa 30.000 firme su una petizione per il riconoscimento di cinque parchi naturali e riserve regionali in Abruzzo, con centinaia di assemblee nei luoghi di lavoro ed una partecipazione attiva di lavoratori nella consapevolezza che bisognava cambiare il rapporto con la natura e con l’ambiente circostante.

Allora, la nostra organizzazione sindacale iniziò ad affermare con forza che il patrimonio naturalistico ambientale costituito dalle montagne abruzzesi andava salvaguardato anche senza immediate ricadute economiche e che i parchi e le riserve non erano solamente argomento del mondo ambientalista ma trovavano sostegno di massa, tra i lavoratori e le lavoratrici e più in generale tra i cittadini e le cittadine. Ad anni di distanza possiamo affermare che avevamo ragione e che quel modello di tutela e conservazione ambientale è ancora la strada da seguire anche per il prossimo futuro, ma a partire dal presente. E’ una strada che finora è stata poco e male percorsa, forse, ma è quella giusta. E’ impervia come quelle che collegano i nostri borghi e le nostre montagne e che spesso non sono servite dal trasporto pubblico.

Per tali premesse la ri-parametrazione del Parco Regionale Velino-Sirente ci lascia attoniti ed increduli per la superficialità con cui la classe dirigente affronta la questione ambientale che, badate bene, non è argomento da salotto elitario dell’ambientalismo, ma possibilità di arginare l’emorragia demografica ed economica della nostra terra. E siamo disarmati dalla totale assenza di dialogo nonché dal pressapochismo con cui si crede di trovare soluzioni alla complessità delle questioni sollevate dai diversi interessi che se non gestititi rischiano soltanto di essere contrapposti l’uno all’altro.

L’ambiente ha bisogno della scienza, così come la politica ha il dovere di comprendere cosa è meglio per le comunità che abitano i nostri territori. Tutto ciò necessita di un ascolto che è mancato nella scelta intrapresa dall’amministrazione regionale di modificare il perimetro del Parco Regionale Velino-Sirente.

L’amministrazione regionale ha agito come se il problema fosse una questione di vastità, di grandezze e di perimetri e non di servizi e di funzionamento dell’area sottoposta a vincoli ambientali. La soluzione per questa classe dirigente è togliere e non aggiungere, come, invece, dovrebbe prevedere una programmazione di senso che oramai manca da troppo tempo alla politica.

Se abbiamo parlato di cambiamenti del paradigma aggiungiamo che bisogna ripensare i verbi della politica.

AGGIUNGERE servizi sociali, sanitari, culturali. AUMENTARE l’impegno per mantenere le scuole come presidi del territorio e della conoscenza, anche attraverso la richiesta convinta di una deroga ai parametri che le dimensionano. ALZARE l’asta del sogno del proprio territorio per arrivare a concepire un modello diverso di sviluppo che sia orientato dal principio di prossimità e non di economia. POTENZIARE l’uso della tecnologia a vantaggio delle comunità e della tutela ambientale. PROMUOVERE e FINANZIARE le attività agro-silvo-pastorali. COSTRUIRE un sistema di fiscalità di vantaggio. PENSARE ed ELABORARE, con parole propositive e costruttive una legge per la Montagna i cui contenti siano partecipati e condivisi con le comunità.

Siamo fortemente convinti/e che il nostro territorio, uno tra i più ricchi e belli d’Europa, abbia in sé tutti quegli elementi che, se adeguatamente serviti, valorizzati e tutelati, possano contribuire all’elaborazione di modelli alternativi alla globalizzazione del mercato; modelli che mai come ora devono essere perseguiti e trasmessi alle nuove generazioni a cui abbiamo il dovere di fornire gli strumenti perché pratichino stili di vita più umani e rispettosi della natura, dei suoi doni e dei suoi limiti.

Siamo fortemente convinti/e che le aree interne su cui insistono i nostri parchi, le nostre riserve, le nostre aree protette siano una risorsa laddove la politica vede un problema e, in questi ultimi mesi è aumentata in noi la consapevolezza dell’urgenza di ripensare una nuova economia, nuovi modelli di sviluppo, nuove occasioni occupazionali e sappiamo che solo se sapremo, insieme a tanti altri soggetti, ostacolare i disegni miopi di una politica che ha smesso di rappresentare la comunità avremo reso un servizio a tutto il territorio e alla sua popolazione, di uomini, donne, animali e piante.

*Francesco Marrelli, segretario provinciale CGIL L'Aquila

Miriam Del Biondo, segretaria provinciale FLC CGIL L'Aquila

Ultima modifica il Mercoledì, 24 Giugno 2020 23:14

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