Centinaia di persone si sono recate questa mattina nella camera ardente allestita dal Comune dell’Aquila nella sala consiliare di Villa Gioia per dare l’ultimo saluto a Giovanni Cialone, prematuramente scomparso due giorni fa a 69 anni a causa di un malore improvviso.
Amici, politici, rappresentanti istituzionali, del sindacato e del mondo dell’associazionismo hanno voluto rendere omaggio a un uomo che pur avendo trascorso tutta la sua vita a sinistra, prima come militante e amministratore (era stato vice presidente del Parco del Gran Sasso e assessore comunale) e poi come attivista sempre pronto a battersi in difesa dell’ambiente e del territorio – un territorio che amava e conosceva come pochi altri - era stimato e apprezzato da tutti, anche da chi non la pensava come lui.
Una persona dalla grande integrità e dal grande rigore morale, uno studioso che non aveva mai smesso di essere curioso del mondo: questo era Giovanni. Un intellettuale intransigente che non ha mai perso la tenerezza e la dolcezza e che ha lasciato un’eredità preziosa, fatta sì di riflessioni, articoli, analisi ma soprattutto di progetti: i tanti realizzati e portati a termine e i tanti a cui stava lavorando con il solito entusiasmo. L’ultimo, la mobilitazione in difesa del parco Sirente-Velino, lo avrebbe visto sicuramente, ancora una volta, in prima linea. Ed era pronto a tornare anche al suo amato Parco del Gran Sasso: il ministro dell’Ambiente Costa lo aveva cercato e a breve sarebbe probabilmente arrivato un nuovo incarico.
Giovanni non amava la retorica. Le sue prese di posizione per i parchi, l’ambiente, la tutela dei paesi, non erano battaglie nostalgiche, di retroguardia. Così come l’amore e l’attaccamento viscerale che nutriva per la terra e il mondo contadino non erano forme di passatismo. Per lui i paesi, così come le montagne, erano luoghi reali, non mitici. Non credeva a facili e miracolistiche proposte di rilancio basate su una visione neoromantica ed estetizzante dei borghi e dei paesaggi montani. Il suo era un approccio serio, rigoroso, fondato su una conoscenza profonda, diretta, non solo teorica. Ma era anche un approccio costruttivo, positivo, perché in quel che restava del passato vedeva un mondo sommerso di potenzialità, di pratiche di innovazione, inclusione e mutamento.
In tanti, alla chiusura della camera ardente, hanno voluto salutarlo portando un ricordo, una testimonianza personale: l’ex segretario della Cgil L’Aquila, Umberto Trasatti, che con lui aveva condiviso gli anni di militanza nel sindacato e nel PCI; l’ex assessore comunale Luca D’Innocenzo, con il quale stava portando avanti, da tempo, una riflessione sul recupero del patrimonio immobiliare pubblico del comune dell’Aquila; Silvia De Paolis di Slow Food, Paolo Muzi di Italia Nostra, Fulvio Angelini dell’Anpi, tutte associazioni di cui Giovanni faceva parte.
“La prima frase che pronunciavi era ‘devo studiare le carte’” lo ha ricordato, commosso, l'ex consigliere comunale Enrico Perilli "Trattavi tutti i temi unendo competenza scientifica e cultura popolare, non tolleravi la distanza dalla vita reale di chi vive la montagna, allevatori e agricoltori, ma non sopportavi neanche chi parlava per luoghi comuni, per appartenenze territoriali, per interessi propri. Così come non hai mai tollerato chi in nome di tatticismi, posizionamenti e piccoli interessi sacrificava i nostri valori. Però mai ti sei scagliato con veemenza e rabbia, mai. Quando ti sentivi tradito da qualcuno dicevi “gli vogliamo bene però…” e concludevi 'comunque gli vogliamo bene'. Se la discussione scivolava su volgarità e offese immediatamente dichiaravi 'se è così io non ci sto'. Un altro tuo tratto era la dolcezza. Un giorno di tanti anni fa stringevi in mano Anime Salve di Fabrizio de Andrè e mi raccontavi del fidanzamento delle tue figlie. Io ti chiesi che effetto ti faceva e tu: 'Sapere che qualcuno che non sei tu le abbraccia e le bacia mi fa effetto, ma è giusto così'. Provai un’enorme tenerezza, che ho provato di nuovo quando una signora venuta a salutarti ha detto a tua figlia 'Quando un padre è stato eccezionale come Giovanni sarà difficile non sentirne la mancanza'. Ho pensato che sì, il vuoto lo lascerai, incolmabile. Ma l’affetto e la coscienza che hai dato alle tue figlie e stavi dando ai tuoi nipoti, nonno a tempo pieno - 'Oggi m’hanno cciso” e ridevi felice - hanno dato loro la certezza che il mondo non è cattivo, almeno non è solo cattivo, che le persone eccezionali esistono e loro sono state cresciute da una di queste".
In suo onore, gli amici delle sezioni locali di Slow Food, Italia Nostra, Inu, Anpi, Legambiente beni culturali, Archeoclub, Urban Center, Cittadinanzattiva, Metis, Green Peace, Cgil, Arci Querencia hanno piantato davanti a Villa Gioia un acero e sistemato una targa con i versi del poeta e partigiano Giuseppe Bartoli: “Parlavamo di noi/cercando nei boschi la vita/ e nei sentieri di piombo/ le nostre radici di uomo”.
Prima che la bara fosse portata via per la tumulazione nel cimitero di S. Vittorino, i compagni del laboratorio di canto popolare di cui Giovanni faceva parte lo hanno salutato cantando il brano “E’ mezzanotte”.
Il messaggio della famiglia
Pubblichiamo, qui di seguito, il messaggio con cui i familiari di Giovanni Cialone hanno voluto ringraziare tutte le persone che hanno partecipato al momento di ricordo che si è svolto a Villa Gioia.
Se Giovanni avesse visto le decine di volti rigate dalle lacrime avrebbe detto: "Che te piagni? Mo’ ci penso io e risolviamo". Con il suo solito sorriso accogliente con cui, siamo certi, lo ricorderanno tutti coloro che questa mattina hanno condiviso con noi il dolore e il ricordo per la scomparsa di un uomo che amava visceralmente questa terra. E la terra non mente mai: se la ami contraccambia e testimonia quanto di buono e bello hai fatto per lei. Ringraziamo tutte le cittadine e i cittadini, amiche e amici di mille battaglie con cui condivideva le molteplici passioni, rappresentanti delle istituzioni tutte, per essereci stati vicini nel momento più difficile. Un sentito grazie a chi ha reso possibile, si è adoperato e lavorato affinché la camera ardente fosse allestita nella sala istituzionalmente più importante della città, quella del Consiglio comunale, e a quanti hanno voluto omaggiare Giovanni all'esterno dell'aula consiliare di Villa Gioia.
Il vostro amore nei suoi confronti è un balsamo per i nostri cuori spezzati che proveremo a ricomporre per essere più forti.
Si è forti, quando non si capisce.
Si è forti nel pianto. Si è forti nell’abbandono. Si è forti quando tutto intorno crolla. Si è forti senza respiro. E quando si confondono i grigi. Quando l’unica voce è la propria, sola, rimbombante nel petto.
Per chi oggi non c’è più, per chi resta, si è forti.