Ciao Giovanni,
è passato un anno dal quel 25 giugno, da quella sera, da quando te ne sei andato dopo aver sistemato il tuo orto.
Avevi trascorso una giornata intensa come le altre: i nipoti, i compagni, le associazioni, tante, che in te riconoscevano un riferimento certo, la tua famiglia, le battaglie da fare.
In quei giorni eri felice e combattivo.
Da qualche giorno avevi ricevuto la designazione come membro del Consiglio Direttivo del Parco Gran Sasso. Era un segreto, aspettavamo la nomina definitiva per renderla pubblica. Solo qualche mese prima mi dicevi che i consigli erano in scadenza ed era urgente un’operazione di rilancio della gestione dei parchi, del “tuo” Parco. Il ministro Costa si mostrò sensibile, comprese, ti nominò. Manuela sapeva, l’avevi pregata di non dirlo, ci eravamo impegnati a non dirlo.
Poi, come a volta accade, il destino ci ricorda da dove siamo partiti e che la morte non cancella ciò che la vita ha costruito e così fosti nominato anche se da qualche mese te ne eri andato.
Francesca scrisse: "è accaduto quello che era giusto accadesse!".
In quei giorni, però, eri anche turbato: la riperimetrazione dell’altro parco, quello Sirente-Velino, ti addolorava e, stranamente, eri drastico, severo, stufo. Dicevi: “allora abbiano il coraggio di cancellarlo definitivamente, abbiano il coraggio, i sindaci proponenti l’amputazione, di uscire con tutto il territorio, basta ipocrisie, un piede dentro e uno fuori”; eri severo anche con alcuni dei compagni con i quali condividesti, condividemmo, anni di militanza comune. Pierpaolo ti faceva arrabbiare (per altre questioni), però poi chiosavi: “gli vogliamo bene, come facciamo a non volergli bene”.
Ci eravamo sentiti alle 15, conservo e rileggo spesso quel messaggio, poi dopo cena mi chiamò Giorgio, risposi scherzando: "è caduto il Sindaco!".
Ma Giorgio piangeva.
Incredibile, eri volato via.
Eri volato via lasciando orfani centinaia di donne e uomini che contavano su di te. Nei giorni successivi sbucavano come funghi, tantissimi avevano dei progetti con te, progetti dei quali eri animatore e guida.
Voglio dirti cosa è successo poi. Ti accorgi infatti che una persona ti manca quando ti fermi a chiederti: lui cosa avrebbe detto ora? Come si sarebbe comportato? Come avrebbe preso questo accadimento? E di accadimenti brutti ce ne sono stati tanti che ti avrebbero indignato e addolorato.
Al Parco, l’allora ministro Costa aveva scelto, per sostituirti (compito estremamente arduo), un tuo compagno ma il nuovo corso dei tecnici al governo ha cambiato orientamento privilegiando un funzionario ministeriale. Mi permetto di dire che il governo Draghi non ti sarebbe piaciuto, per niente. Il Parco Sirente-Velino è stato mutilato con argomentazioni inesistenti e su questo ti saresti arrabbiato tanto. Il comitato di San Vittorino, di cui tu fosti padre nobile, dopo aver vinto al TAR, ora rischia di veder vanificato il tuo lavoro al consiglio di Stato. Pare che la localizzazione di un poligono a cento metri da un sito archeologico e a pochi metri dalle abitazioni civili sia una cosa normale: addirittura due municipalità si schierano a difesa di quello che tu ritenevi essere un abominio urbanistico, civile, turistico. La Palestina è finita di nuovo sotto le bombe e tu non avresti mancato il sit-in in piazza Duomo per chiedere giustizia per il popolo palestinese.
Come vedi questo anno non è andato bene, ed è proprio in questi momenti di sconforto che la tua armonia e convinzione ci manca come l’aria.
Ma sappi che nel tuo ricordo andremo avanti e alzando gli occhi al cielo rivedremo il tuo viso dolce, il sigaro e il baffo, e una nuvoletta sul cappello di paglia ci svelerà l’ennesimo originale progetto (a proposito, oggi Slow Food ti ricorda con una bella e semplice iniziativa, ricca di poesia e storia della tua amata terra).
Mi piace pensarti vicino a Gabriele Perilli, il tuo amico: due leoni, così forti, così fragili.
Ciao compagno.
Enrico Perilli