Sabato, 04 Luglio 2020 12:17

Sirente-Velino, Lelio De Santis: "il primo Parco regionale d’Italia non può morire per calcoli di bassa politica"

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"Ho apprezzato i numerosi interventi sulla possibile riperimetrazione del Parco regionale Sirente-Velino e voglio aggiungere qualche mia riflessione che, ammetto, è condizionata dall’emotività derivante dall’essere stato tra i promotori più convinti dell’istituzione del Parco, quando chi parlava di difesa dell’ambiente e della fauna rischiava di essere additato come nemico dello sviluppo economico".

A dirlo è Lelio De Santis che, all'epoca del via libera alla istituzione del Parco, era presidente della Comunità montana Sirentina.

"Mi piace ricordare ai piú giovani ed anche alla politica poco informata che le ragioni fondanti del Parco risiedono in una decisione condivisa e maturata da tutti i Comuni e da tutti i Soggetti attivi del territorio circa 40 anni fa. Infatti, la proposta di istituzione del Parco fu deliberata dal Consiglio della Comunità Montana Sirentina con atto n.17 del 3 novembre 1979 e successivamente approvata dai Consigli di tutti i Comuni aderenti. L’idea progettuale fu elaborata da esperti economici, sociologi, ambientalisti ed amministratori locali con la duplice finalità: tutelare l’ambiente naturale e creare un adeguato sviluppo economico per frenare lo spopolamento, già allora molto evidente in tutte le zone intere della Regione".

La perdita di attività e di servizi, l’abbandono del territorio e lo svuotamento dei Comuni sono tra le ragioni principali della nascita del Parco Sirente-Velino e non la conseguenza della presenza dell’Ente Parco. Tuttavia, "anche le migliori idee progettuali producono risultati positivi in relazione al quadro politico complessivo ed al grado di competenza e di convinzione del Soggetto attuatore. E qui è il punto cruciale da esaminare per giudicare i risultati conseguiti non all’altezza delle aspettative degli Amministratori locali dell’epoca, che avevano sognato una vita migliore per le popolazioni delle zone interne ed un freno allo spopolamento, insieme con una tutela attiva del patrimonio naturalistico".

La Regione ha creduto poco ad un modello di sviluppo eco compatibile, nonostante gli slogan che hanno accompagnato la stagione di “Abruzzo Regione verde d’Europa”, sottolinea De Santis. "I fondi destinati all’attività ordinaria ed all’attuazione del Piano del Parco sono diminuiti ogni anno e la gestione è stata affidata ad Amministratori privi di visione progettuale e spesso estranei al territorio. In questa situazione, è stato facile criticare il Parco e cercare di affossarlo con le riperimetrazioni, questa sarebbe la terza, ritenendolo a torto il responsabile di tutti i guai del territorio. D’altra parte, chi pensa di tagliare dal perimetro 8.000 ettari della Valle Subequana non conosce i luoghi che sono attraversati dal Fiume Aterno e disseminati di torri, conventi, castelli, borghi che sono parte integrante e qualificante del Parco. Oggi forse piùdi ieri, in epoca di pandemia, il Parco, che tutela l’ambiente e che insieme crea economia, che condivide le iniziative e che non imbalsama la natura, è una scelta di futuro e di vita! La Regione, invece di pensare a tagliare acriticamente, investa sul territorio, magari cominciando con l’esenzione per i residenti della Tari, dell’Imu, dell’Iva sul gasolio per riscaldamento: segnali concreti e non idee fumose".

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