Martedì, 22 Aprile 2014 20:51

Anche la corte Europea boccia il ricorso di Petrilli per ingiusta detenzione

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In un comunicato Giulio Petrilli rende noto che la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, tramite la giudice macedone Mirjana Lazarova Trajkovska, ha bocciato il suo ricorso per ingiusta detenzione dichiarando inammissibile la richiesta di un risarcimento.


"Un'ingiustizia detenzione durata sei anni - ricorda Perilli nella nota - prima di essere stato assolto dall'accusa di essere stato uno dei capi dell'organizzazione "terroristica" Prima Linea.
"L'incredibile di tutta la vicenda - continua la nota - è che si rifiutano di fornire spiegazioni nel merito. Non posso ricorrere, capire, fare nulla, solo stare in silenzio e accettare un verdetto totalmente ingiusto. Ho lottato per una vita e mi impongono di fermarmi.
 Hanno delegato tutta la controversia a una giudice macedone, giudice monocratica, che ha immediatamente difeso l'Italia, o meglio i giudici italiani che non mi hanno concesso il risarcimento per ingiusta detenzione , per le mie cattive frequentazioni che hanno tratto in inganno gli inquirenti. Giudizio morale e non giuridico che non ha tenuto conto della mia assoluzione".

Petrilli è stato segretario provinciale di Rifondazione comunista all'Aquila, presidente dell'Azienda regionale per l'edilizia territorio e responsabile giustizia per il Partito democratico del capoluogo abruzzese. Al fianco della sua causa si sono schierati molti personaggi politici del Comune aquilano.

Dopo la medesima bocciatura arrivata circa una anno fa dalla Corte di cassazione Petrilli commentava: "Non e' bastato il carcere ingiusto, non sono bastati i pestaggi subiti, non e' bastato l'isolamento totale. Ora la Corte di Cassazione, come ha fatto un anno fa quella d'Appello di Milano sostiene che avendo frequentato persone sbagliate non posso accedere al risarcimento, in questo modo l'assoluzione e' carta straccia".

Petrilli fu arrestato all'Aquila nel 1980, a dicott'anni, insieme ad un altro compagno, in seguito ad un rissa scoppiata di fronte la sede di San Bernardino del Liceo Scientifico. Accusato poi di partecipazione a banda armata con funzioni organizzative nel gruppo di 'Prima Linea', è stato assolto in appello dopo 2149 giorni di carcere.
"L'assoluzione in appello - ricorda Petrilli - viene motivata dai giudici che l'hanno emessa, anche col fatto che in giovanissima età, a diciotto anni, non avrei potuto guidare una organizzazione terroristica".

Dopo essere tornato un uomo libero si è sempre battuto per i diritti dei detenuti e per l'abolizione del regime di carcere duro detto 41 bis, "una tortura legalizzata in antitesi allo Stato di diritto" ha sempre dichiarato.

La sua storia è finita anche sui media nazionali ma ora sembra giunta al termine dell'iter giudiziario: "In questo momento - scrive da Belgrado dove si trova per motivi di lavoro - mi ritornano nella mente, le parole pronunciate dal Presidente cileno Salvador Allende - scrive quando alla radio sotto i bombardamenti degli uomini di Pinochet, che stavano attuando un colpo di stato disse: non mi arrenderò mai a coloro i quali hanno solo la forza ma non la ragione".

 

Ultima modifica il Martedì, 22 Aprile 2014 21:18

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