"Ribadisco la mia estraneità ai fatti contestati e il diritto dovere di difendermi dinanzi al giudice e, qualora il giudice per l'udienza preliminare dovesse decidere per il mio rinvio a giudizio, mi impegno a ritirare la mia candidatura e, in caso di elezioni, a dimettermi da consigliere regionale".
Lo afferma in una nota l'ex assessore di centrodestra alla Protezione civile regionale, Daniela Stati, a proposito della riformulazione del capo di imputazione da parte della procura di Avezzano.
Nello specifico la Stati, candidata alle regionali del 25 maggio nella lista di "Abruzzo Civico" a supporto del candidato presidente del centrosinistra, Luciano D'Alfonso, è indagata per corruzione.
"Al momento dell'accettazione della candidatura regionale - prosegue l'ex assessore - non ero a conoscenza delle successive determinazioni del pubblico ministero e sulla scorta di queste conoscenze ho rassicurato i dirigenti di "Abruzzo Civico" sul fatto che le indagini a mio carico non avevano avuto seguito. Tanto è vero che nel documento del casellario giudiziale consegnato ad "Abruzzo Civico" non risultano carichi pendenti. Con mia sorpresa - conclude Daniela Stati - sono venuta adesso a conoscenza del fatto che il pubblico ministero ha disposto la conclusione delle indagini riformulando le accuse a mio carico".
La vicenda
Era il 2 agosto 2010. Daniela Stati - all'epoca assessora regionale alla Protezione civile e ai rifiuti della Giunta guidata da Gianni Chiodi - venne travolta dall'accusa di corruzione aggravata: stando agli inquirenti, "aveva agito al fine di ottenere il vantaggio di essere inserita nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009".
"Una delle brutte storie del nostro Paese dove non si applicano le leggi che si fanno", l'aveva definita il procuratore Alfredo Rossini. In una nota, il procuratore capo spiegò che l'inchiesta "era basata sull'accertamento di favori e utilità ricevute per aver compiuto attività contrarie ai compiti e ai doveri connessi alla funzione pubblica ricoperta".
"Il quadro probatorio che emerge appare incontestabile - aveva sottolineato Rossini - considerato che vi sono prove evidenti dei ‘doni’ e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale e alle persone a lei vicine".
L'inchiesta portò all'interdizione dai pubblici uffici della Stati e all'arresto di quattro persone: Vincenzo Angeloni, 58 anni, medico odontoiatra, ex esponente Udeur, poi deputato di An, poi di Forza Italia; Ezio Stati, padre di Daniela Stati, tesoriere e assessore regionale Dc, dal 2000 al 2002 capogruppo regionale di Forza Italia, carica che aveva dovuto lasciare perché passò in giudicato una condanna a due anni e quattro mesi per falso, corruzione e turbativa d'asta, reati per i quali era stato arrestato nel 1992 nell'ambito dell'inchiesta sulla realizzazione della discarica comunale di Avezzano; Marco Buzzelli, compagno di Daniela Stati; Sabatino Stornelli, ex ad di Telespazio e all'epoca ad di Selex service management. Stornelli era subentrato nella presidenza della squadra di calcio Valle del Giovenco (Lega Pro) proprio a Vincenzo Angeloni. In seguito, la Selex si era aggiudicato i lavori per la messa in sicurezza dello stadio dei Marsi di Avezzano. In carcere finirono solo Ezio Stati e Vincenzo Angeloni. Marco Buzzelli ottenne i domiciliari, Sabatino Stornelli l'obbligo di dimora nel Comune di Roma.
Tre anni e mezzo dopo, nel dicembre 2013, il Gup del Tribunale di Avezzano, Paolo Andrea Taviano, annullò il capo d'imputazione di corruzione aggravata e rimise la documentazione alla Procura di Avezzano per una riformulazione che avrebbe dovuto chiarire meglio alcuni aspetti dei capi d'imputazione. In altre parole, il Gup decise di non esprimersi sul proscioglimento o sul rinvio a giudizio degli indagati ma chiese la riformulazione dei capi di imputazione per poter inquadrare meglio la correlazione tra reato e utilità ricevuta. "Metto a disposizione una ricompensa di 10mila euro, un prosciutto e una 'scenna' di baccalà a chi riuscirà ad aiutarmi andando a trovare la delibera regionale firmata da mia figlia in base alla quale i magistrati dell'Aquila mi hanno arrestato", commentò ironicamente Ezio Stati. "Mi hanno tolto dignità sulla base di una delibera che allo stato attuale non esiste".
Quasi cinque mesi dopo, però, il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Avezzano ha disposto l'avviso di chiusura delle indagini. Confermando le accuse. A cambiare sono soltanto le argomentazini che dovrebbero essere più precise così da consentire alle difese di argomentare avendo a disposizione tutti gli elementi. "Dall’attività di indagine compiuta emergono elementi che, allo stato, escludono di dar corso a richiesta di archiviazione", ha sottolineato il Pubblico ministero.
Ora, gli indagati potranno fornire una memoria difensiva, produrre documenti o presentarsi in procura per chiedere di essere interrogati. Solo dopo l’accusa formulerà, nel caso, la richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione. Un bel guaio per Daniela Stati che, negli ultimi anni, è passata da Forza Italia a Futuro e Libertà, approdando infine nelle liste di Abruzzo Civico: sarà candidata alle prossime elezioni regionali con Abruzzo Civico, a supporto di Luciano D'Alfonso.
Per la Procura, Daniela Stati - all’epoca in cui era assessore regionale alla Protezione Civile - avrebbe compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio ricevendo per sé e per il padre Ezio Stati e per il convivente Marco Buzzelli delle utilità. Elargite da Vincenzo Angeloni e Sabatino Stornelli. La vicenda è incentrata - tra gli altri - su alcuni lavori affidati ad Abruzzo Engineering. Stando all'accusa, la Stati avrebbe esercitato delle pressioni al presidente della Regione, Gianni Chiodi, perché modificasse un'ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri e far rientrare così Abruzzo Engineering tra le qualificate per la ricostruzione post-sisma. Non solo. L'allora assessora regionale avrebbe tentato di favorire anche la Selex per l'ottenimento di affidamenti diretti di fondi regionali nel settore monitoraggio e prevenzione dei rischi sismici.
La reazione di Daniela Stati. L'ex assessora regionale - oggi candidata con Abruzzo Civico - ha inteso ribadire la sua innocenza: "Al momento dell’accettazione della candidatura non ero a conoscenza delle successive determinazioni del Pubblico Ministero e sulla scorta di queste conoscenze ho rassicurato i dirigenti del partito sul fatto che le indagini a mio carico non avevano avuto seguito. Tanto è vero che nel documento del casellario giudiziale consegnato non risultano carichi pendenti. Con mia sorpresa - ha sottolineato Stati - sono venuta adesso a conoscenza del fatto che il Pubblico Ministero ha disposto la conclusione delle indagini riformulando le accuse a mio carico. Ribadisco la mia estraneità ai fatti contestati e il diritto dovere di difendermi dinanzi al Giudice e, qualora il Giudice per l’udienza preliminare dovesse decidere per il mio rinvio a giudizio, mi impegno a ritirare la mia candidatura e, in caso di elezioni, a dimettermi da consigliere regionale".