"Più di un terzo dell’Italia è coperto da boschi, foreste e macchia mediterranea, un patrimonio arboreo che contribuisce a rende unico al mondo il nostro Bel Paese. Un’ennesima ferita profonda che il territorio anno dopo anno subisce, perdendo alberi, biodiversità e habitat, ma anche la stabilità idrogeologica di molti versanti, paesaggi, storia e identità territoriale. Ma gli incendi boschivi rappresentano anche una minaccia all’incolumità delle popolazioni e dei loro beni nei territori rurali e montani e aumentano in modo consistente la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, accrescendo l’effetto serra, a causa della minore capacità delle formazioni vegetali di assorbire l’anidride carbonica e una maggiore emissione di CO2 attraverso la combustione della vegetazione distrutta".
A scriverlo in una nota è il Circolo Legambiente Abruzzo Beni Culturali.
Proprio partendo da questi presupposti, spiega Legambiente, in Italia i reati connessi agli incendi boschivi, insieme a quelli del traffico illecito dei rifiuti, sono gli unici due reati ambientali che l’ordinamento penale considera come delitti. "Un fenomeno che non risparmia, com’è ovvio, le aree forestali che coprono oltre il 50% del parchi e delle riserve naturali del nostro Paese, come dimostra la cronaca di questi giorni che ha visto andare in fumo ettari di bosco nelle aree protette nazionali (Majella, Vesuvio, Gargano, Alta Murgia, Pollino Sila, Aspromonte) e in molte aree protette dalla Liguria alla Sicilia con ingenti danni al patrimonio di biodiversità e rischi per l’incolumità delle persone e dei beni. Se le temperature torride e la scarsa manutenzione dei boschi rappresentano un mix esplosivo per l’innesco, purtroppo, gli incendi non partono per combustione spontanea o per errore umano, ma sempre più spesso l’innesco è doloso, frutto di una mano criminale".
Se ne deduce che "la prevenzione e la mitigazione del rischio siano alla base di una corretta tutela delle aree boschive, in particolare in una regione verde come l’Abruzzo. Le numerose aree naturali protette dell'Abruzzo sono uno dei motivi dello sviluppo turistico della regione. Oltre ad ospitare tre dei più importanti parchi nazionali d'Italia, l'Abruzzo si colloca al primo posto in Italia per percentuale di superficie protetta, pari al 37% del territorio regionale” ricorda la presidente del Circolo Legambiente Abruzzo Beni Culturali Rita Maione.
“La piaga degli incendi estivi - prosegue - è ancora una volta ben visibile dalle nostre finestre. Da giorni ormai vanno in fumo ettari ed ettari di bellezza del nostro patrimonio naturalistico, di boschi e di macchia mediterranea. Da ore e ore vediamo bruciare luoghi cari a tutti noi, luoghi deputati da sempre al trekking e alle passeggiate e amati da tutti gli aquilani e non solo“.
"Non è forse il momento di indicare responsabilità, ritardi, disorganizzazione nella macchina degli interventi e soprattutto dell’atavica assenza di prevenzione. È il momento di sperare che tutto si risolva per il meglio, grazie all'impegno di Vigili del fuoco, Carabinieri forestali e volontari e poi sarà il momento di reagire e dire basta. Non si può più accettare questa inerzia e questa passività. Bisogna prendere coscienza però che questi delinquenti che appiccano le fiamme stanno bruciando il futuro di intere generazioni, stanno cancellando la speranza".
"È anche necessario e urgentissimo - evidenzia ancora Maione - avviare subito una seria strategia di lotta agli incendi, che integri prevenzione, sensibilizzazione, controllo del territorio e sorveglianza, spegnimento e repressione, che coinvolga seriamente i diversi soggetti interessati (Corpo Forestale, assessorati Agricoltura e Territorio, riserve naturali, sindaci, comunità locali, associazioni ambientaliste, Università, …), che scardini mentalità e comportamenti arcaici e conniventi".
La presidente Legambiente Abruzzo ricorda come siano le regioni ad avere competenza riguardo l’approvazione del Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi. "Una corretta pianificazione - sottolinea - deve essere in grado di individuare le aree dove si potrebbero verificare i grandi incendi e definire le misure più adeguate per prevederli, prevenirli, controllarli e mitigarne gli effetti negativi e garantire che non si verifichino altri eventi nelle medesime aree negli anni successivi".
"In capo alle Regioni per mezzo della Sala Operativa Unificata Permanente (S.O.U.P.) a cui partecipano funzionari della regione stessa, del Comando Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare (CTUFAA) dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, è il coordinamento e la gestione dei mezzi aerei e delle squadre antincendio terrestri della regione stessa, il coordinamento con le squadre antincendio boschivo del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco il cui personale svolge la funzione di Direzione delle Operazioni di Spegnimento (DOS), delle squadre antincendio boschivo delle associazioni di volontariato e, laddove la situazione di particolare pericolo lo richiedesse, anche l’intervento delle Forze militari e della Polizia di Stato".
Questo prevede che la Regione abbia innanzitutto in essere un "sistema di intervento a terra, fatto di mezzi e operatori antincendio idoneo, diffuso ed efficiente, ossia adeguato per numero e condizioni, compresa età ed idoneità fisica degli operatori che intervengono in condizioni particolarmente difficili. E’ inoltre esclusivamente la Regione, tramite la SOUP, che può chiedere a livello nazionale, al COAU, l’intervento della flotta aerea dello Stato laddove la situazione fosse di particolare gravità o pericolo".
"È ovvio - conclude Maione - che tutto questo potrà funzionare solo se ognuno di noi rispetterà le regole, se chi è deputato a chiedere che si attivi al più presto un tavolo di discussione fattivo e coeso lo farà nell’interesse di ogni cittadino e se si affronterà davvero una volta per tutte la semplificazione della burocrazia e delle lungaggini che sono necessarie all’intervento tempestivo e risolutivo di uno stato d’emergenza".