Il ricorso contro l'annullamento dell'aggiudicazione del bando di gara per la bonifica delle discariche 2a e 2b di Bussi sul Tirino (Pescara) non doveva essere presentato al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, bensì a quello di Pescara, competente dal punto di vista territoriale.
A commettere il clamoroso errore è stata l’avvocatura della Regione Abruzzo, che si è di fatto meritata una strigliata dallo stesso Tar laziale.
Ed ora, la gaffe rischia di allungare i tempi di una vicenda che si trascina da anni: andrà presentato nuovamente il ricorso al Tar pescarese, dove già pende quello, di identico tenore, del Comune di Bussi.
Una battaglia che prima ancora che giuridica ha una valenza politica, con la Regione Abruzzo a guida Fratelli d'Italia e il comune di Bussi sul Tirino, oltre al fronte ambientalista, schierati avverso la clamorosa decisione del Ministero dell'Ambiente, retto dal ministro Sergio Costa, area M5s, di annullare con decreto del 17 giugno il provvedimento di aggiudicazione del bando di gara per la bonifica delle discariche 2a e 2b.
Alla base della decisione varie lacune nel progetto, come le “carenze nel piano di caratterizzazione per cui 'non può esserci alcuna certezza in merito alla stima a misura prevista (al 90%) per la computazione dei lavori”. Atto di forza che, di fatto, azzera un iter durato anni, e che era arrivato a definire il progetto, a trovare la copertura nei fondi del post-sisma 2009, per ben 45 milioni, a fare la gara per l'opera integrale di bonifica e di reindustrializzazione, vinta dall’ati Dec Deme nel febbraio 2018.
Per di più il Consiglio di Stato ha definitivamente sancito che la società Edison, che ha operato a Bussi fino al 2012, è la responsabile dell'inquinamento, e su di essa gravano ora i costi dell’intervento.
Con l’annullamento della gara e, dunque, del progetto di bonifica, resta il rischio, seppure smentito dal Ministero, di perdere i 45 milioni che dovrebbero servire non solo per la rimozione dei veleni ma anche per un progetto di reindustrializzazione. Si allungheranno, di certo, i tempi per redigere un nuovo progetto, anche di anni, e si teme che la Edison farà al massimo un intervento al risparmio: non la rimozione ma un semplice ‘capping’ dei veleni. O anche nulla, visto che, come in molti temevano, la Edison ha depositato il 2 luglio al Tar di Pescara il ricorso contro la lettera di aprile del Ministero con cui si chiedeva alla società di presentare un eventuale progetto alternativo di bonifica.
Tutto questo è accaduto quando invece il Ministero avrebbe potuto già avviare da tempo i lavori di bonifica e di reindustrializzazione, firmando il contratto alle imprese aggiudicatarie, usando i 45 milioni in cassa, per poi farsi risarcire da Edison.
In questo contesto, ha una certa gravità l'errore fatto dalla Regione. Stringente la logica sottesa alle argomentazioni del Tar Lazio che, con ordinanza firmata dal presidente Donatella Scala, si è dichiarato incompetente in materia: “L’atto impugnato in questa sede è un atto di revoca di un'aggiudicazione definitiva di un appalto pubblico avente ad oggetto l'intervento di bonifica relativo ad un sito ubicato nel territorio del Comune di Bussi sul Tirino adottato dal Ministero dell’Ambiente” si premette, aggiungendo che “il progetto di bonifica oggetto dell’appalto, cui inerisce il gravato provvedimento di revoca, si riferisce ad un'area territoriale circoscritta al Comune di Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara”. Pertanto il ricorso deve essere presentato facendo riferimento “al luogo di produzione degli effetti diretti cui è preordinato l'atto finale della procedura, ossia all'ambito territoriale di esplicazione dell'attività dell'impresa aggiudicataria conseguente all'emanazione dell'atto di aggiudicazione e alla stipula contrattuale, e dunque al luogo di esecuzione dei lavori”, che è appunto Bussi, di cui è competente il Tar Abruzzo, con la sua sede di Pescara.
Non certo Roma, sede della stazione appaltante che ha effettuato la gara e l’ha assegnata, ovvero il Ministero dell’Ambiente.
"La realtà va oltre l’immaginazione e le figuracce collezionate dal Governo regionale a guida Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia raggiungono livelli di ilarità insperati. Così, in preda alla propaganda oltranzista dettata dal Governo Marsilio la regione sbaglia persino la competenza del ricorso contro il Ministero", l'affondo della capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Sara Marcozzi. "Il consiglio che ci sentiamo di dare al presidente romano è di concentrarsi di più sull'Abruzzo, e tentare di governare meglio la nostra regione - attualmente allo sbando - smettendo di ingolfare i tribunali di ricorsi infondati, pretestuosi e finalizzati esclusivamente alla propaganda di partito".