"Spiace dovermi ripetere, ma quando si creano situazioni di confusione che possono ingenerare timori e allarmi tra i cittadini - specie in un momento difficile, come quello che stiamo vivendo tutti da mesi per il Covid - è giusto che torni a ribadire che in Abruzzo non c’è alcuna emergenza riguardante i vaccini antinfluenzali".
Lo puntualizza l’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, alla vigilia della campagna vaccinale che prenderà il via in tutte le Asl nella giornata di giovedì 1 ottobre.
"Come spiegato in più occasioni e come accaduto ogni anno, anche in passato – spiega l’assessore – nelle prime settimane sarà data la precedenza ai soggetti a rischio, che verranno contattati dalle Asl con la cosiddetta ‘chiamata attiva’. Successivamente si passerà alle altre categorie individuate dai protocolli sanitari, vale a dire anziani, ospiti di strutture socio-sanitarie o case di riposo, operatori sanitari e bambini da 6 mesi a 6 anni, secondo un cronoprogramma ben preciso che non lascerà nessuno indietro".
Verì puntualizza come ci si sia dimenticati che le campagne vaccinali sono campagne di sanità pubblica, regolamentate e disciplinate dalla normativa. "Le attività di vaccinazione per le categorie individuate dalla delibera di giunta regionale del luglio scorso – prosegue – sono gestite dai distretti sanitari, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta, che organizzeranno la somministrazione secondo agende prestabilite, anche perché sono ancora in vigore le norme anti contagio che regolano gli accessi ai servizi sanitari. Evitiamo, quindi di diffondere panico tra i cittadini, perché le forniture dei vaccini saranno assicurate costantemente anche in base all’obbligo (sancito a livello nazionale) per le Regioni che hanno acquistato dosi in quantità eccessiva, di ridistribuirle alle altre che hanno visto le proprie gare andare deserte per l’andamento del mercato".
Come prevedibile, le aziende produttrici hanno avuto convenienza a partecipare ai bandi delle Regioni più grandi, indirizzando i quantitativi prodotti su quelle procedure. "Un meccanismo che ha penalizzato diverse Regioni, come l’Abruzzo, ma che è stato corretto dal Ministero", chiarisce Verì.
In base alla delibera di giunta regionale della scorsa estate, in Abruzzo è stata introdotta una forte raccomandazione a vaccinarsi per i bambini tra i 6 mesi e i 6 anni di età e per tutti i soggetti con più di 60 anni. A differenza delle precedenti stagioni, a queste fasce il vaccino sarà garantito a titolo gratuito. Forte raccomandazione a sottoporsi a profilassi vaccinale anche per gli operatori sanitari e sociosanitari delle strutture pubbliche e private.
"In questi giorni – conclude l’assessore – sento sollevarsi polemiche infondate che vogliono far apparire la campagna vaccinale come un qualcosa che inizia e finisce domani. Non è così e non è mai stato così, perché le vaccinazioni andranno avanti per settimane. E voglio rimarcare che la Regione provvede al reperimento delle dosi solo per le categorie individuate dai provvedimenti programmatori".
Intanto, da Assofarm arriva un grido d'allarme sulle limitate disponibilità di dosi di vaccino antinfluenzale di cui saranno dotate le farmacie, in tutto il paese, per andare in contro alle richieste delle fasce non coperte. "Un mese fa eravamo di fronte ad una situazione critica che richiedeva azioni immediate - sottolinea il presidente Venanzio Gizzi - oggi siamo di fronte ad un problema ormai evidente per il quale non abbiamo fatto abbastanza. Mentre diversi altri paesi europei hanno affrontato l’emergenza con il buonsenso e spirito pratico, noi non siamo riusciti a rompere schemi ordinari del tutto insostenibili in un periodo drammatico come questo".
Per le Farmacie Comunali Italiane, però, il problema non sta solo nei volumi esigui riservati alle fasce non protette, ma nelle inefficienze distributive e soprattutto nei riverberi che tutto ciò avrà sul sistema economico e sanitario del Paese. "I vaccini attualmente disponibili per la popolazione attiva – spiega il segretario generale di Assofarm, Francesco Schito – sono certamente pochi, ma paradossalmente rischiano di essere troppi per la capacità somministrativa dei medici di medicina generale. Questi ultimi rischiano di non avere il tempo necessario per vaccinare entro i termini tecnici tutti i loro pazienti delle fasce non coperte. A pochi vaccini disponibili corrisponderanno così ancor meno persone vaccinate".
Le conseguenze potrebbero essere devastanti. "Medici e ospedali affollati di malati di influenza che temono di aver il Covid, un’economia ulteriormente rallentata da troppi lavoratori ammalati. Non ultima, l’ormai cronica disparità territoriale che caratterizza la maggior parte delle nostre criticità sanitarie: come ha recentemente rilevato la Fondazione Gimbe, solo 12 regioni italiane sono attualmente riuscite a dotarsi di quantitativi di dosi sufficienti alla copertura del 75% della popolazione target per età. Temiamo insomma l’innescarsi reazione a catena di problemi - conclude Gizzi - che non possiamo permetterci e che sarebbe stata facilmente evitabile se avessimo adottato sistemi di somministrazione più pratici e comunque sicuri".