Era la fine di agosto e il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Stefano Palumbo, denunciava come il “ritardo mostruoso” accumulato dalla Gran Sasso Acqua nell’esecuzione dei lavori del tunnel dei sottoservizi si stesse trasformando “in un ostacolo per la realizzazione di un’opera fondamentale per lo sviluppo della nostra città, ovvero la posa della fibra ottica per la realizzazione della rete in banda ultralarga”.
Al consigliere comunale dem aveva risposto, a stretto giro, il presidente della GSA, Alessandro Piccinini, spiegando che, in realtà, non c’era alcun ostacolo che impedisse i lavori ad Open Fiber, affidataria della commessa per posa della fibra.
Ebbene, sono passati due mesi e, stamane, della vicenda si è occupata la Commissione territorio presieduta da Luca Rocci che, oltre a Piccinini, ha audito il direttore tecnico della Gran Sasso Acqua Armando Balducci, la responsabile Open Fiber per il Centro Italia Nadine Chirizzi e gli ingegneri Francesco Oddi e Manuela Villacroce che per la società stanno seguendo i cantieri all’Aquila, l’assessore con delega alla ricostruzione pubblica Vittorio Fabrizi.
E’ emerso che problemi ce ne sono, eccome, e non sono stati ancora risolti.
Un passo indietro.
Fino ad ora la realizzazione dei sottoservizi e la posa in opera della fibra ottica non si erano ‘incrociate’, per scelta: in sostanza, Open Fiber ha lavorato ‘fuori’ dal centro storico con gli scavi del tunnel intelligente che, al contrario, proprio dall’asse centrale sono stati avviati. Ad oggi, il primo stralcio dei sottoservizi è in dirittura d’arrivo; Open Fiber, da parte sua, ha già connesso, in un anno e mezzo, 20mila unità immobiliari.
Ora, però, con l’avvio – ci si augura in tempi brevi – del secondo stralcio dei sottoservizi, diviso in cinque lotti, si inizierà a scavare ‘intorno al centro storico’; qui sorgono i problemi e, in particolare, le criticità si sono rese manifeste lungo via XX settembre e alla villa comunale laddove i lavori affidati ad Open Fiber si sono bloccati. Ed il motivo è presto detto: le condizioni poste dalla Gran Sasso Acqua per dare il nulla osta al parere positivo ai lavori che, da convenzione, deve essere rilasciato dal Comune dell’Aquila, sono stati considerati non accettabili dall’operatore delle infrastrutture di rete.
Come mai? La partecipata del Comune, stazione appaltante della maxi opera dei sottoservizi, ha ‘intimato’ ad Open Fiber di accollarsi gli eventuali costi per i danni, o le interruzioni, che lo scavo dei sottoservizi dovesse arrecare all’infrastruttura.
Si è arrivati, così, alla contrapposizione che si sta tentando di smussare. Da una parte, Open Fiber deve procedere con la messa in opera per servire altre 3mila unità immobiliari, come da convenzione col Comune in scadenza alla fine dell’anno, e non può certo attendere che vengano realizzati i sottoservizi per posare la fibra nel tunnel intelligente; non intende, però, accollarsi eventuali spese impreviste per aver, semplicemente, rispettato i termini dell’accordo con l’Ente. Dall’altra, Gran Sasso Acqua non ha in ‘pancia’ le risorse per risolvere eventuali controversie non previste da progetto, ha già visto lievitare i costi di un buon 10% - il dato è stato fornito dal direttore tecnico Balducci - per l’esigenza di creare bypass provvisori così da riallacciare le utenze a chi è rientrato a casa nelle vie non ancora raggiunge dal tunnel, e dunque chiede ad Open Fiber di farsi carico delle spese che fossero necessarie a ripristinare la rete in caso di danni o interruzioni del servizio.
Ora, stante la volontà delle parti – ribadita stamane in Commissione – è chiaro che dovrà essere il Comune dell’Aquila a farsi parte diligente per risolvere la controversia. E il presidente della Gran Sasso Acqua, Alessandro Piccinini, lo ha detto chiaramente chiedendo all’amministrazione attiva di farsi carico di un problema irrisolto. Con toni anche perentori, tra l'altro, se si considera che Piccinini, fino a qualche tempo fa, era un assessore della Giunta guidata da Pierluigi Biondi. E’ stato chiarissimo, in questo senso, anche il direttore tecnico della partecipata Armando Balducci.
In sostanza, va approntato un protocollo che chiarisca chi deve fare cosa, come e con quali risorse. Lascia interdetti che, dalla denuncia di Palumbo ad oggi, siano passati due mesi inutilmente.
Vittorio Fabrizi ha assicurato l’impegno dell’amministrazione per arrivare ad una ‘conciliazione’; non dovrebbe essere difficile, a dire il vero: è chiaro che la posa della fibra ottica è un’opera strategica per la città, così come lo sono i sottoservizi, ed è altrettanto chiaro che sedendosi intorno ad un tavolo e studiando il progetto esecutivo dei diversi lotti del secondo stralcio si possa addivenire ad una soluzione che renda possibile ridurre al minimo le interferenze riuscendo a realizzare il tunnel, così, senza incidere sull’infrastruttura della fibra ottica. D’altra parte, Fabrizi ha chiarito che è intenzione del Comune dell’Aquila servire con la fibra anche le unità immobiliari del centro storico, arrivando, così, a 30mila abitazioni collegate per chiudere il cerchio, con un accordo col soggetto privato, rispetto alle opere che Open Fiber, stavolta come ‘braccio armato’ di Infratel dovrà realizzare nelle frazioni su progettazione, stavolta, pubblica. In questo senso, è stato annunciato che le lavorazioni nelle frazioni inizieranno nel 2021 allorquando dovrebbero essere avviate le opere anche in zona stazione ferroviaria e, da lì, verso Pettino e l’ospedale San Salvatore.
Va sottoscritta una intesa, dunque, che, tuttavia, è parte di un problema più ampio che si trascina da tempo: è emerso di nuovo stamane come il Comune non abbia ancora stilato una convenzione per la gestione dell’infrastruttura (ed in realtà non si sa ancora se sarà l’Ente, direttamente, a gestirla oppure un altro soggetto, magari proprio Gran Sasso Acqua). Lo ha ribadito Balducci: “Ad oggi, chiunque ‘entra’ con proprie infrastrutture di rete all’interno dei tratti già realizzati dei sottoservizi lo fa in assenza di un atto convenziorio. E’ necessario che l’amministrazione si faccia parte attiva nel definire in che modo l’infrastruttura dovrà essere gestita, quali saranno gli oneri, quali le corresponsioni in termini di utilizzo che i soggetti gestori delle reti dovranno come canone”.
E’ una esigenza non più rinviabile.