Lunedì, 23 Novembre 2020 17:00

La differenza tra sierologico, tampone molecolare e test antigenico rapido

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La provincia dell'Aquila si avvia allo screening di massa con i test antigenici rapidi; in queste ore, sono in corso riunioni febbrili per mettere a punto la macchina organizzativa: nella giornata di mercoledì arriveranno 200mila tamponi che dovranno essere poi effettuati, nel più breve tempo possibile, ai cittadini che vorranno sottoporsi volontariamente alla procedura di mappatura. Potranno fare il test i cittadini dai 5 anni in su, che non siano già in isolamento domiciliare o presi in carico dalle strutture residenziali.

Ci si organizzerà suddividendo il territorio della provincia in 29 aree omogenee, con l'allestimento di uno o più drive in per area.

L'obiettivo è individuare con questo ‘setaccio’, in maniera precoce, il maggior numero possibile di positivi al Covid per procedere al loro isolamento, mettendo in sicurezza il resto della popolazione riducendo drasticamente la circolazione dei soggetti contagiosi.

In queste ore, però si sta facendo confusione tra test antigenico rapido, tampone molecolare e test sierologico. E allora, proviamo a fare chiarezza.

Partiamo dal test sierologico. Quando un paziente viene infettato dal coronavirus, il sistema immunitario reagisce producendo anticorpi; il test sierologico cerca questi anticorpi nel sangue: se ci sono, il test sarà positivo. 

L'utilità concreta di un test di questo tipo è piuttosto ridotta. Il nostro sistema immunitario, infatti, quando viene stimolato da un virus impiega 12 giorni per produrre anticorpi. In altre parole: il paziente si infetta, il coronavirus inizia a replicarsi e a stimolarne il sistema immunitario; per qualche giorno, il paziente è ancora asintomatico ma ad un certo punto diventa contagioso: gli anticorpi, però, non ci sono ancora. Se effettuato, l'esame sierologico risulterebbe negativo. Il paziente poi peggiora, ha la febbre, diventa più contagioso ma gli anticorpi non ci sono ancora e il test, se effettuato, sarebbe ancora negativo: come detto, verranno prodotti solo dopo 12 giorni.

Per questo, il test sierologico è uno strumento molto utile per guardare all'indietro: un paziente asintomatico ma contagioso, infatti, potrebbe risultare negativo, ed un paziente con sintomi potrebbe risultare ugualmente negativo.

Per guardare al presente, dobbiamo fare affidamento al tampone molecolare. Un tampone è una sottile asticella di plastica con un poco di cotone in cima; viene infilato nel naso e nella gola del paziente per raccogliere del muco. Poi, viene posato in una provetta dove è contenuto un liquido che distrugge il virus mantenendo integro il genoma. Il coronavirus ha al suo interno il genoma: col tampone molecolare si cerca proprio il genoma che viene amplificato con una reazione che si chiama 'polimerasica a catena con trascrizione inversa'; in sostanza, si può sottoporre il dna a cicli di amplificazione e, ad ogni ciclo, il numero di molecole raddoppia. Se pure si parte da poche molecole, dopo 45 cicli ne avremo in provetta un numero esorbitante che, se è presente il genoma del coronavirus, la renderanno fluorescente dando la positività del test. 

Il pregio del tampone molecolare è la grandissima sensibilità; e questo, paradossalmente, può essere considerato anche un difetto: può risultare positivo, infatti, anche un paziente con pochi virus nella gola e per niente contagioso. Ed è fondamentale capire chi è contagioso: se viene individuato, infatti, può essere isolato. 

Ecco il motivo per cui si possono utilizzare i test rapidi. La procedura del test rapido è identica a quella del tampone molecolare, sebbene possa risultare meno invasiva per il fatto che il cotton fioc è più corto e più sottile, non va infilato in profondità: la bacchettina di plastica col cotone in cima viene posata in una provetta col liquido. Qui sta la differenza: il liquido è diverso. Mentre col test molecolare si cerca il genoma del virus, col test rapido si cercano le frazioni proteiche - gli antigeni - presenti sulla superficie virale: il liquido distrugge il virus lasciando integre le proteine che vengono poi trasferite su un supporto solido, di solito bianco; a quel punto, vengono messe in contatto con un reagente che si lega alle proteine del coronavirus, portando con sé un colorante nero che fa apparire la sbarretta che vediamo nel test qualora sia positivo. 

Funziona esattamente come un test di gravidanza, con la differenza che si cercano proteine diverse. Di fatto, cambiano soltanto i reagenti.

Il vantaggio è la facilità d'esecuzione, la rapidità del risultato, l'economicità. Il difetto, invece, è la minore sensibilità; tuttavia, potrebbe essere considerato un pregio poiché vengono individuati soltanto i soggetti più contagiosi. Altro difetto è che i test disponibili non sono tutti efficaci allo stesso modo, sebbene siano abbastanza attendibili: possono esserci dei falsi positivi o dei falsi negativi. Per questo, in caso di positività si deve effettuare un tampone molecolare per confermare la diagnosi. Tuttavia, è stato pubblicato pochi giorni fa il lavoro di un importante gruppo di virologi tedeschi che ha analizzato diversi sistemi trovando che almeno un paio funzionano davvero bene, risultando, cioé, molto affidabili. 

 

Ultima modifica il Lunedì, 23 Novembre 2020 23:11

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