Domenica, 14 Febbraio 2021 12:46

Sostegni a impianti di risalita, scontro Biondi-Federfuni. L'associazione: "Usare i 3 milioni della cabinovia Scindarella-Fossa di Paganica". Il sindaco dell'Aquila: "Quei soldi non si toccano"

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Scontro Biondi-Federfuni sulla rimodulazione dei fondi stanziati dalla legge regionale 44/2004 ("Interventi per la riqualificazione, il potenziamento e l'adeguamento dei sistemi di trasporto funiviario").

L'associazione che riunisce oltre 150 aziende italiane del settore degli impianti di risalita ha proposto di usare quei soldi come forma di sostegno ai gestori delle stazioni sciistiche abruzzesi dopo l'ennesimo rinvio dell'apertura della stagione invernale, dovuto al ritorno dell'Abruzzo in zona gialla.

Si tratta di 3 milioni di euro che, secondo il rappresentante abruzzese dell'associazione, Fabrizio Di Muzio, "non vengono utilizzati da oltre 17 anni e che sono regolarmente iscritti al bilancio della Regione".

La proposta non è piaciuta per niente, però, al sindaco dell'Aquila, perché è previsto che quelle risorse vengano utilizzate per realizzare la nuova cabinovia di collegamento tra monte Scindarella e Fossa di Paganica, sul Gran Sasso.

"I fondi della legge regionale 44 del 2004 non si toccano" dichiara Biondi. "Capisco l'appello di Federfuni che comprensibilmente invoca un sostegno per gli operatori della montagna messi in ginocchio nelle ultime due stagioni turistiche prima dalla carenza di precipitazioni e poi dalle restrizioni legate alla pandemia. Le risorse della legge 44 del 2004 sono, però, al centro di un progetto, frutto di un complesso percorso, che riguarda la realizzazione della cabinovia di collegamento tra Monte Scindarella e la Fossa di Paganica, sul comprensorio sciistico del Gran Sasso, per il quale sono previsti ulteriori finanziamenti derivanti dalla delibera Cipe 135 del 2012 e dalla rimodulazione di fondi ReStart già approvata a maggio dal Comitato interministeriale per lo sviluppo economico".

"Solo qualche giorno fa gli uffici tecnici del Comune dell'Aquila hanno inviato in Regione, che ha mostrato disponibilità a valutare la proposta, la documentazione tecnica che servirà a utilizzare 3 milioni che risultano fermi da 17 anni, rimodulando il progetto originario con cui era prevista la cabinovia di Monte Cristo, dando seguito a quanto inserito nel Piano d'Area risalente proprio al 2004".

"Il sostegno alle imprese e alle aziende colpite non può avvenire distraendo risorse che hanno una precisa destinazione e soprattutto tarata al superamento delle difficoltà del comprensorio. La proposta, infine, pregiudicherebbe il percorso che l’Amministrazione sta portando avanti per realizzare non solo il rilancio della montagna e del suo turismo ma per fornire una valida opportunità ai tanti operatori, anche loro penalizzati, che attendono l’opera e che oggi qualcuno potrebbe vanificare".

"Stiamo mettendo in campo tutte le risorse possibili per sostenere le categorie in difficoltà. Come Amministrazione comunale non possiamo non condividere il grido d’aiuto lanciato da Federfuni e dai suoi associati e confidiamo che il nuovo governo, primo e diretto interlocutore delle aziende cui richiedere ristori, individui presto le soluzioni migliori per sostenere anche questa fetta della nostra economia regionale" conclude il sindaco".

La nota di Ferderfuni

“La montagna abruzzese ha bisogno di interventi di sostegno rapidi ed efficaci. Ci sono fondi che sin dall’origine sono stati destinati alle revisioni e costruzione di impianti di risalita che per varie ragioni sono rimasti inutilizzati da decenni. In un momento simile non possono più restare inspiegabilmente chiusi nel cassetto e, secondo la nostra associazione, dovrebbero essere utilizzati per integrare il plafond di ristori che la Regione Abruzzo ha individuato per l’industria della montagna. Al presidente Marsilio abbiamo, quindi, chiesto di dirottare immediatamente i 3 milioni di euro della legge regionale 44 del 2004 per sostenere la crisi di liquidità che sta colpendo duramente tutte le stazioni invernali”.

A spiegarlo è stato il presidente abruzzese dell’associazione delle aziende esercenti il trasporto a fune in concessione (Federfuni Abruzzo), Fabrizio Di Muzio, che, insieme ai colleghi delle altre stazioni sciistiche abruzzesi, si è confrontato nei giorni scorsi con il presidente della Regione, Marco Marsilio, per individuare le soluzioni più rapide per integrare i ristori. Per effetto del ritorno dell'Abruzzo in zona arancione (con le province di Chieti e Pescara addirittura scivolte in zona rossa su ordinanza della stessa Regione), la riapertura degli impianti da sci, prevista per lunedì 15 febbraio, è infatti stata cancellata, visto che il Comitato tecnico scientifico aveva dato l'ok all'avvio della stagione solo nelle regioni in fascia gialla.

“Dopo una stagione 2019-2020 che ha visto una carenza di precipitazioni nella prima parte e la chiusura totale nella seconda, una stagione di chiusura totale come la presente rischia di mettere finanziariamente in ginocchio molte stazioni che potrebbero non essere in grado di aprire neanche nella stagione 2021-2022. Per questa ragione al presidente Marsilio abbiamo chiesto di utilizzare subito per sostenere l’industria della montagna, che ha nel settore del trasporto a fune il suo traino, i fondi della Legge 44/2004 che non vengono utilizzati da oltre 17 anni e che sono regolarmente iscritti al bilancio della Regione.” ha sottolineato Di Muzio che al presidente della Regione ha anche inviato una lettera ufficiale.

“Da marzo dello scorso anno gli impianti sono fermi a causa della pandemia e probabilmente resteranno così fino al prossimo mese di dicembre” ha aggiunto il presidente di Federfuni Abruzzo.

“Un blocco di venti mesi che nessuno riuscirà a sostenere da solo. Ci sono, obbligatori, i costi di manutenzione degli impianti, di preparazione delle piste, legati alla sicurezza, all’innevamento programmato, al personale tecnico che è indispensabile per programmare l’avvio della stagione, ai canoni di concessione da corrispondere ai Comuni. Un impegno economico molto pesante: al 1 dicembre sono spesi e pagati oltre il 70% dei costi di gestione annuali, che devono essere compensati dal lavoro invernale”.

A Marsilio, ha concluso, “abbiamo chiesto ogni sforzo possibile per sostenere la montagna abruzzese. Se ci sono fondi che in 17 anni nessuno ha speso essi dovrebbero essere dirottati immediatamente per questa che è una vera emergenza. Non si vive di sola cassa integrazione e le aziende da sole non ce la fanno più. Serve responsabilità, questo è il momento di scegliere se sostenere veramente chi traina il prodotto interno lordo delle aree interne della regione o se disperdere il grande capitale sociale costituito dalla rete di stazioni invernali abruzzesi che danno lavoro a migliaia di addetti”.

Ultima modifica il Domenica, 14 Febbraio 2021 20:34

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