La Regione, tramite avviso pubblico a cura del Dipartimento nazionale di Protezione Civile, recluterà 394 unità per l’emergenza sanitaria in Abruzzo: saranno 94 medici, 160 infermieri e 140 operatori socio sanitari per una spesa, tramite contabilità speciale, di circa 2 milioni e mezzo, fino alla fine di marzo e salvo proroghe a carico della Regione.
Tuttavia, "non è in alcun modo specificato come saranno distribuite queste professionalità - sottolineano i consiglieri regionali Pierpaolo Pietrucci (Pd) e Sandro Mariani (Abruzzo in comune) - in considerazione del fatto che sono state richieste dal Presidente della Regione per l’aumento esponenziale del numero dei contagi; come al solito nonostante una Ordinanza del Dipartimento di Protezione Civile nazionale specificatamente fatta per la Regione Abruzzo e che stanzia risorse emergenziali e dedicate, non si evince alcuna pianificazione regionale sull’impiego puntuale delle professionalità nei diversi territori. Come al solito questa Giunta regionale e l’assessore Nicoletta Verí danno adito ad ambiguità con l’unico risultato di creare paure, incertezze e divisioni nei cittadini abruzzesi".
Aggiungono Pietrucci e Mariani: "Lo abbiamo visto con la richiesta di poter effettuare più vaccini nelle attuali zone rosse, una decisione che di fatto penalizzerebbe solo le comunità che insistono nelle province aquilane e teramane. Pur considerando dunque molto preoccupante la situazione nei territori di Pescara e Chieti, non vorremmo che tutte le risorse umane reperite siano affidate ai presidi in questione, anche in ragione degli eventuali trasferimenti di pazienti che si potranno verificare come in passato verso le altre Asl. Questa preoccupazione deriva anche dalle notizie che vogliono saltato a Pescara il tracciamento dei contagi: tre giorni fa una notizia Ansa dava in arrivo nel presidio pescarese 20 nuovi operatori che avrebbero dovuto occuparsi di contact tracing proprio in relazione all’incremento dei contagi. Ad oggi però non si rintracciano delibere di assunzione in merito; è ragionevole nutrire il dubbio che la Asl di Pescara stia aspettando il nuovo personale assunto tramite avviso della Protezione Civile, lasciando così sguarnite le altre Asl provinciali".
Del resto, concludono i consiglieri regionali, "anche dopo la prima ondata dei contagi la maggior parte dei fondi a disposizione furono concentrati a Pescara per la realizzazione del Covid Hospital, una struttura che non ha mai funzionato a regime e la cui capienza si è rivelata insufficiente nella terza ondata quando si è stati costretti a trasferire i pazienti a L’Aquila".