Martedì, 16 Marzo 2021 09:54

Il brutto pasticcio della sospensione del vaccino AstraZeneca

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Ieri, l'Aifa ha deciso di estendere "in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell'Ema", il divieto di utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid19 "su tutto il territorio nazionale"; la decisione, spiega un comunicato dell'agenzia, "è stata assunta in linea con analoghi provvedimenti adottati da altri Paese europei. Ulteriori approfondimenti sono attualmente in corso".

L'Aifa, "in coordinamento con Ema e gli altri Paesi europei, valuterà congiuntamente tutti gli eventi che sono stati segnalati a seguito della vaccinazione"; l'Agenzia del Farmaco "renderà nota tempestivamente ogni ulteriore informazione che dovesse rendersi disponibile, incluse le ulteriori modalità di completamento del ciclo vaccinale per coloro che hanno già ricevuto la prima dose". 

La nota dell'Aifa è arrivata al culmine di una giornata che si era aperta con una presa di posizione della stessa agenzia che, sull'onda emotiva scatenata da alcuni articoli di stampa su "fatti avversi" denunciati in Sicilia e Piemonte, aveva inteso rassicurare "fortemente i cittadini sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca, per una ottimale adesione alla campagna vaccinale in corso".

"L’allarme legato alla sicurezza del vaccino AstraZeneca non è giustificato", aveva ribadito l'Aifa rispondendo così, in modo indiretto, ad alcuni titoli di giornali che raccontavano del diffondersi della "paura" in Europa e che avevano spinto alcuni cittadini a decidere di non sottoporsi alla vaccinazione.

Poche ore dopo, la decisione di "sospendere" l'utilizzo del vaccino "su tutto il territorio nazionale", comunicata con una nota stringata battuta dalle agenzie, nel mentre si stava già diffondendo da un po' un comunicato stampa della Polizia postale che invitava a diffidare della notizia bollandola come "fake news", pubblicato persino sul sito del Ministero dell'Interno e poi sparito d'incanto.

Ovviamente, ciò ha confuso ancor di più una opinione pubblica smarrita, con commenti social di ogni genere sotto agli articoli di stampa che riportavano la notizia della sospensione: "fake news", la bollava qualcuno; "non è vero, è stato ritirato solo un lotto", aggiungevano altri. E così via. 

A dire che ieri, in poche ore, si è svelato il fallimento della comunicazione istituzionale d'emergenza, e così della comunicazione scientifica che pure è determinante in un momento di pandemia, la irresponsabilità di certo giornalismo che per un click in più non esita a prodursi in titoli allarmistici e allarmanti, e ciò giustifica - soltanto in parte, però - la poca fiducia dei lettori nella credibilità della stampa, e l'incapacità oramai conclamata di una fetta importante di cittadini che non sanno più distinguere una notizia vera da una falsa, sui social si limitano a leggere soltanto i titoli, non approfondiscono, non verificano ciò che leggono prima di diffonderlo e commentarlo compulsivamente in modo assolutamente improprio. 

Un vero e proprio corto circuito che rischia di produrre danni drammatici: c'è da scommetterci che, seppure le dovute verifiche dell'Ema dovessero dimostrare che il vaccino AstraZeneca è assolutamente sicuro, il lascito degli ultimi accadimenti produrrà sfiducia e paura, alimentando certe derive 'no vax' che rischiano di ritardare la fondamentale campagna vaccinale. 

Eppure, sarebbe davvero bastato pochissimo. 

Sarebbe bastato che l'Aifa spiegasse chiaramente ai cittadini che siamo in periodo di farmacovigilanza e dunque, per il principio della massima cautela, ogni evento sospetto che si manifesti dopo la somministrazione del vaccino in osservazione deve essere segnalato alle autorità competenti. Badate bene, parliamo di eventi "avversi" di diverso tipo, anche quelli che difficilmente possono essere causati da un vaccino ma che vanno tenuti sott'occhio comunque; sarebbe bastato dire che, a seguito di alcuni eventi "avversi", come si deve in un periodo di farmacovigilanza, sono scattate le procedure di verifica a tutela della cittadinanza sottolineando come non ci siano prove, al momento, che alcuni casi di trombosi possano essere ricondotti al vaccino. 

Al contrario, si è prima risposto con una "chiusura a riccio" alle notizie di stampa su alcuni casi "avversi" denunciati in Sicilia e Piemonte, si è poi proceduto a ritirare un lotto di vaccini ribadendo comunque la sicurezza del siero AstraZeneca, per poi sospendere la somministrazione in tutta Italia soltanto qualche ora dopo. Si comprende come tale atteggiamento possa aver ingenerato panico. 

Sarebbe bastato che la comunità scientifica fornisse le evidenze sin qui maturate sulla campagna vaccinale con AstraZeneca, con puntualità e chiarezza di linguaggio. Qui sta il fallimento della comunicazione scientifica. E non ha aiutato di certo la presenza in tv di taluni esperti che, di nuovo, come accaduto nei mesi scorsi, hanno fornito informazioni frammentarie e contraddittorie. 

Certo è che i grandi giornali avrebbero potuto approfondire i dati disponibili, metterli a disposizione dei cittadini in modo chiaro e puntuale, piuttosto che insistere sulla "paura" che andava diffondendosi in Europa. 

Lo ha fatto il quotidiano 'Domani', per fortuna, con un articolo prezioso firmato da Andrea Casadio, ex docente universitario ed ex ricercatore di neuroscienze alla Columbia University di New York che ha partecipato agli studi sulla memoria che hanno permesso a Eric Kandel, capo del laboratorio, di ottenere il premio Nobel per la Medicina nell'anno 2000. Casadio ha chiarito che nel Regno Unito sono stati somministrati oltre 11 milioni di dosi di AstraZeneca: tra i vaccinati sono stati rilevati 45 casi di trombosi; sono stati somministrati anche 11 milioni di dosi del vaccino di Pfizer, e sapete quanti sono i casi di trombosi rilevati? 48,3 in più.

D'altra parte, negli ultimi tempi - leggiamo nell'articolo - "sono apparsi in Tv illustri virologi e virologhe che vi hanno detto che il vaccino AstraZeneca è 'scarso' perché ha un’efficacia del 60 per cento circa, cioè vi hanno spiegato che su 100 vaccinati 60 sono coperti e 40 no. Per esempio, la dottoressa Antonella Viola ha ripetuto più volte anche in tv (cito dalla sua pagina Facebook): «Astrazeneca è un vaccino meno efficace rispetto agli altri, riuscendo a proteggere solo 6 persone ogni 10 vaccinati. Li vacciniamo sapendo che 4 su 10 non saranno protetti?». Ma l'efficacia del vaccino non misura quanti tra gli individui vaccinati sono 'protetti' perché hanno sviluppato gli anticorpi (che sarebbe un dato facile da misurare in maniera più accurata: si fa l'esame del sangue ai vaccinati e si vede quanti hanno sviluppato gli anticorpi protettivi)".

Basta leggere l’articolo nel quale gli scienziati di AstraZeneca hanno descritto la loro sperimentazione sul vaccino, dal titolo “Sicurezza ed efficacia del vaccino AZD1222”, e pubblicato su Lancet, per capire che non è così. "AstraZeneca ha arruolato 11.636 individui - spiega Casadio - a circa metà dei soggetti hanno inoculato un cosiddetto placebo, un vaccino falso, e all’altra metà dei soggetti hanno inoculato il vaccino vero, e li hanno seguiti per sette mesi. Nel gruppo placebo, cioè nel gruppo che aveva ricevuto un falso vaccino, 112 individui su 5.829 si sono infettati con il coronavirus e si sono ammalati di Covid-19, cioè hanno sviluppato i sintomi, e di questi 5 erano gravissimi, 1 è morto. Nel gruppo che aveva ricevuto il vaccino vero, 37 persone su 5.807 si sono ammalate di Covid-19 e hanno sviluppato i sintomi, tutti lievissimi, in pratica un raffreddore o poco più".

Adesso, se si calcola il rischio di infezione - che è il rapporto tra il numero di casi di Covid riscontrati e il numero totale di individui di ogni gruppo - si ottiene questo: "nel gruppo placebo ci sono stati 112 malati su 5.829, cioè 112/5829, pari a un rischio di infezione del 1,9 per cento; nel gruppo vaccino ci sono stati 37 malati lievi su 5.807, cioè 37/5807, pari a un rischio di infezione dello 0,6 per cento".

Analizzati i rischi di infezione, Casadio ha calcolato l’efficacia del vaccino, che è il rapporto tra la diminuzione del rischio di infezione e il rischio di riferimento nella popolazione non vaccinata. "Per prima cosa dobbiamo calcolare la differenza fra il rischio di infezione nei due gruppi (1,9 - 0,6 = 1,3), quindi si calcola il rapporto tra la differenza del rischio di infezione tra gruppo placebo e gruppo dei vaccinati, (1,3), e il rischio di infezione del gruppo placebo, che è il valore di rischio di riferimento nella popolazione non vaccinata, che è 1,9, e si ottiene 0,68. Cioè: 1,9 - 0,6/1,9 = 0,68, che sarebbe 68 per cento. Questo 68 per cento rappresenta l’efficacia del vaccino Astrazeneca verso la malattia del Covid-19".

Questo 68 per cento sarebbe il famoso 60 per cento circa di cui parlano i virologi come la dottoressa Viola. Leggete bene, però: "37 persone su circa 6.000 vaccinate non erano protette e si sono ammalate di Covid in maniera lievissima, in pratica un raffreddore: 37 su 6.000, e non 40 su 100! Quindi il vaccino AstraZeneca è efficace. Per dare un termine di paragone: tutti i vaccini influenzali attualmente in commercio hanno una efficacia del 50 per cento circa. Se fosse vero il ragionamento della dottoressa Viola, su 100 vaccinati contro l’influenza 50 sarebbero protetti e 50 no, cioè 1 su 2! Per fortuna non è così, perché l'efficacia del vaccino non descrive il suo grado di copertura, cioè quante persone esso immunizzi, ma indica quanto il vaccino fa diminuire il rischio di ammalarsi della malattia in una determinata popolazione in un determinato periodo di tempo. Che poi col vaccino AstraZeneca anche se ti ammali di Covid ti prende una malattia lievissima, e l'efficacia potrebbe anche variare a seconda del parametro considerato: rispetto al Covid grave, l'efficacia del vaccino Astrazeneca è del 100 per cento".

Ecco, sarebbe bastato questo. Forse. 

E a volte basterebbe che i cittadini provassero ad approfondire ciò che leggono, a verificarlo prima di commentare per 'sentito dire': le possibilità ci sono, per fortuna. Purtroppo, manca una educazione all'utilizzo dei social. 

Chiudiamo dicendo che il silenzio del governo, e del Primo ministro in particolare, non ha affatto aiutato in una situazione così delicata. E qui sta il fallimento della comunicazione istituzionale, incapace di fornire "approdi sicuri" di informazione ai cittadini. 

Ultima modifica il Martedì, 16 Marzo 2021 22:57

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