Si è gettata dalla finestra dello studio del suo avvocato in un palazzo al centro di Roma.
È in questo modo che ha tentato il suicidio Giovanna Boda, 46 anni, capo dipartimento del ministero dell’Istruzione. Ora è ricoverata al Policlinico Gemelli in gravi condizioni.
Stamani il quotidiano La Verità ha pubblicato un articolo svelando che la dirigente è indagata per corruzione.
“Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, è profondamente addolorato ed esprime tutta la vicinanza, sua e del Ministero, alla dottoressa Giovanna Boda e alla sua famiglia”, si legge in una nota di viale Trastevere.
Moglie del procuratore capo di Chieti Francesco Testa, Boda ha avuto un rapporto stretto con l'Abruzzo: entrata in viale Trastevere nel 1999, nel 2011 è stata nominata direttore dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo dove aveva già operato a seguito del terremoto del 2009, coordinando gli interventi volti al recupero dell'attività scolastica.
Chiamata nel 2016 a guidare il dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, è tornata al ministero dell’Istruzione col ministro Lorenzo Fioramonti con cui ha avviato una interlocuzione proficua con i comitati della città dell'Aquila che si battono per la ricostruzione delle scuole. Si è impegnata, tra l'altro, ad assicurare la prosecuzione delle attività della Scuola Internazionale per il triennio 2021-2024, reperendo 150mila l'anno per tre anni a valere sulle risorse delle Emergenze educative.
Boda in questi anni è stata poi riconfermata dai ministri Lucia Azzolina e Patrizio Bianchi che le ha riaffidato l'ncarico di capo dipartimento appena nominato dal premier Mario Draghi.
Una carriera specchiata, almeno fino all'avviso di garanzia che le è stato notificato in questi giorni; ieri i finanzieri si erano presentati nel suo ufficio di viale Trastevere e avevano perquisito anche la sua casa, oltre a una soffitta. Boda risulta indagata insieme a tre persone in un’inchiesta della procura di Roma relativa a presunte tangenti per affidamenti di appalti da parte del ministero: secondo le accuse sarebbe stata corrotta in cambio utilità e denaro pari a circa 680mila euro.
Nel decreto di perquisizione, riportato dal quotidiano La Verità, si legge che Boda, già direttore generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del Miur, in veste di pubblico ufficiale, “riceveva indebitamente per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri” da Federico Bianchi di Castelbianco, “somme di denaro e/o utilità per sé e/o terzi per complessivi 679.776,65 euro”.
Bianchi, noto psicoterapeuta romano, editore dell’Agenzia giornalistica Dire, socio al 95% della società Comunicazione ed editoria srl e amministratore unico dell’Istituto di ortofonologia, avrebbe avuto affidamenti diretti dalla Boda in cambio di soldi: la capo dipartimento – secondo quanto riportato nell’articolo – avrebbe firmato più decreti per 39.950 euro aggiudicati alla società di Bianchi. Una cifra di 50 euro inferiore al limite dei 40mila euro, soglia per la quale il Codice dei contratti richiede una gara.
Una vicenda delicatissima che ha coinvolto anche alcuni suoi stretti collaboratori, in particolare una giovane donna che lavorava direttamente con lei.
Stamattina Boda è stata vista negli uffici di viale Trastevere al lavoro fin dal primo mattino come faceva da sempre. Da qualche settimana, tra l’altro, era reggente dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria dopo che il Miur ha momentaneamente sollevato dall’incarico la direttrice generale Maria Rita Calvosa per lo scandalo del mercimonio di titoli e attestati e, soprattutto, di altri presunti episodi di corruzione.
Nel pomeriggio, poi, Boda ha spento il cellulare: alcuni collaboratori del ministero hanno provato a chiamarla senza successo. Nella serata è arrivata la tragica notizia confermata da fonti del ministero.