Mercoledì, 26 Maggio 2021 01:25

Collegio D'Aragona, Inverardi: "Tutto il territorio dovrà fare la sua parte"

di 

“Non si può pensare di vivere di rendita sulle spalle degli studenti”.

Paola Inverardi, presidente della fondazione Ferrante D’Aragona - l’ente composto da Comune dell’Aquila, Univaq e GSSI che gestirà l’omonimo collegio universitario [leggi QUI l'approfondimento]- risponde così a quanti, in questi mesi, hanno criticato il progetto sostenendo che affosserà il mercato privato degli affitti collegato alla presenza dei fuori sede, messo già in crisi dall'eccesso di offerta di immobili vuoti, dal calo delle iscrizioni e dal Covid.

“E’ una visione miope” ribatte Inverardi “Stiamo parlando di alloggi di proprietà comunale che non avevano una destinazione e che per il Comune erano solo un costo. Con questa operazione siamo riusciti a mantenerli di proprietà pubblica e a destinarli agli studenti. L’effetto sul mercato privato sarà minimo: all’Aquila ci sono 13 mila fuori sede. 150 alloggi, 600 posti letto, corrispondono a circa il 2% di questo numero. Noi dobbiamo concentrarci sul restante 98%, dobbiamo fare in modo che per i fuori sede sia sostenibile e conveniente venire a studiare all’Aquila. Quel 2% funzionerà da attrattore, invoglierà altri a trasferirsi qui. E’ legittimo che ci sia anche un’offerta immobiliare privata ma deve essere paragonabile a quella pubblica. Non si può pensare agli studenti solo come fonte di reddito passivo”.

Il D’Aragona per i primi tre anni sarà un collegio universitario ma al termine di questa fase di start up, dovrebbe diventare un collegio di merito a tutti gli effetti.

In Italia queste residenze - che oltre al vitto e all’alloggio, devono garantire agli studenti tutta una serie di servizi aggiuntivi e complementari, di tipo culturale, didattico, ricreativo e sportivo, nonché un’assistenza tutoriale personalizzata, corsi integrativi e scambi con l’estero – sono poco più di una cinquantina e vengono finanziate ogni anno con un apposito capitolo di spesa nel bilancio dello Stato.

Il valore aggiunto del collegio D’Aragona sarà l’essere un collegio diffuso, localizzato in più punti, dal centro alla periferia. Non sarà un campus isolato ma una residenza inserita nel tessuto urbano. Ma, avverte Inverardi, perché la scommessa sia vinta, tutta la città dovrà fare la sua parte: “Il Covid ha sdoganato definitivamente la didattica a distanza e sarà difficile tornare indietro. Questo ci impone un ripensamento della didattica in presenza, che dovrà offrire qualcosa in più. E qui è chiaro che gli attori in campo non possiamo essere solo noi, serve il sostegno di tutto il territorio. Da questo punto di vista il collegio può essere una straordinaria opportunità, anche perché nel Recovery Fund c’è un apposito capitolo dedicato ai collegi di merito”.

La fondazione sta lavorando per rendere il collegio operativo e funzionante già dal prossimo anno accademico. Ma servirà una corsa contro il tempo: “Contestualmente all’atto di nascita della fondazione, avvenuta il 12 marzo” spiega Inverardi “è stato acquisito il primo lotto di edifici già pronti. Sono circa 60 alloggi, corrispondenti a 8 mila metri quadri, sui 16 mila totali. In termini di posti letto, dovremmo essere intorno ai 300. In più abbiamo costituito gli organi per rendere operativa la fondazione, ovvero il comitato scientifico e il comitato di gestione, e chiesto l’attivazione delle utenze per la sede, che sarà a piazza S. Maria Paganica, di fianco il MAXXI”.  

I 60 alloggi già entrati nella disponibilità della fondazione si trovano tutti all’interno delle mura urbiche (dunque almeno per ora non ci sono né quelli del Progetto Case di Roio né quelli del complesso dei 201 appartamenti di Pettino): “Al momento” spiega Inverardi” stiamo facendo una ricognizione sia per vedere in che stato sono sia per fare la ripartizione nominale tra Università e GSSI. L’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio subentreranno in un secondo momento. Stiamo ragionando per cluster: quelli più vicini al centro storico andranno al GSSI, che avrà complessivamente il 30% di questo primo lotto, mentre gli altri a Univaq, cui spetterà il restante 70%. La presa in consegna degli alloggi e la verifica del loro stato di manutenzione sono procedure lunghe, anche perché all’interno degli 8 mila metri quadri già acquisiti, dobbiamo garantire obbligatoriamente gli spazi comuni. Siamo orientati a ricavare questa percentuale dagli appartamenti perché ce ne sono alcuni molto grandi e comunque ciascun alloggio non potrà ospitare più di sei studenti”.

Una volta ultimata questa fase, andranno comperati gli arredi e si dovrà predisporre un piano per le assunzioni del personale che lavorerà nella fondazione (il progetto prevede 12 unità). “A gestire i bandi per l’acquisto degli arredi sarà l’Università dell’Aquila, previa firma di un protocollo d’intesa con la fondazione” dice Inverardi “mentre per quanto riguarda il personale, inizieremo dal bando per la scelta del direttore generale. Le nuove assunzioni riguardano personale amministrativo, tutti gli altri servizi saranno esternalizzati”.

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Maggio 2021 13:00

Articoli correlati (da tag)

Chiudi