Il Tar dell'Aquila ha sospeso l'autorizzazione rilasciata dalla Regione Abruzzo per la realizzazione dei nuovi impianti da sci a Valle delle Lenzuola a Ovindoli, nel parco regionale del Sirente-Velino e Zona di Protezione Speciale comunitaria (scarica QUI l'ordinanza).
Il ricorso è stato presentato da cinque associazioni: Stazione Ornitologica Abruzzese, Salviamo l'Orso, il Club Alpino Italiano, Mountain Wilderness e la Lipu difese dall'avvocato Herbert Simone.
"Nell'ordinanza" osservano gli ambientalisti "i giudici del TAR hanno ritenuto che, ad una prima analisi dei documenti, 'appaiono prima facie meritevoli di favorevole apprezzamento le censure relative all’inattendibilità del parere di valutazione di incidenza ambientale, siccome espresso da un dipendente del Comune di Ovindoli in possesso del titolo di geometra, che non appare pertanto disporre delle competenze stabilite, con valore regolamentare, dalle “linee guida per la relazione della valutazione d’incidenza” della Regione Abruzzo'".
"Inoltre, i giudici rilevano che 'non è contestato che la Sovrintendenza del Ministero per i Beni e Le Attività Culturali ha espresso il proprio parere su un progetto poi superato da successive integrazioni che non può escludersi potrebbero averne mutato aspetti rilevanti ai fini dell’espressione di detto parere'. Essendo i lavori, con tanto di sbancamenti di habitat rari dove vivono specie protette, in procinto di essere avviati, i giudici hanno sospeso l'autorizzazione rilevando che, in attesa della decisione definitiva sull’ammissibilità del ricorso, "che l’avvio delle operazioni di realizzazione dell’intervento oggetto del provvedimento impugnato potrebbe determinare un’alterazione non reversibile dell’area sottoposta a tutela, che le valutazioni demandate alle Autorità tutorie in materia ambientale e paesaggistica sono finalizzate invece a preservare'".
Per le associazioni, si legge in una nota, "è veramente incredibile che in piena epoca di cambiamenti climatici, con gli ambienti naturali sempre più sottoposti agli stress causati dall'uomo, si spendano milioni e milioni di euro di fondi pubblici per assalire aree d'alta quota incontaminate in un'area protetta, quando il turismo è sempre più rivolto alle aree meglio conservate e non devastate a suon di ruspa".
L'udienza di merito è stata fissata per il 17 novembre 2021.
La nota del Wwf Abruzzo
Il TAR Abruzzo accoglie il ricorso delle Associazioni ambientaliste e sospende le autorizzazioni date per la realizzazione degli impianti da sci dei Campi della Magnola, nel Comune di Ovindoli.
Il WWF, rappresentato dall’avvocato Francesco Febbo, ha presentato un ricorso ad adiuvandum affiancando quello presentato da altre Associazioni coordinate dalla LIPU ed era intervenuto da subito sulla vicenda presentando le proprie osservazioni.
Si rammenta che il progetto prevede la realizzazione degli impianti da sci dei Campi della Magnola, nel Comune di Ovindoli e nell’area di interesse naturalistico ZPS IT7110130 denominata “Sirente Velino”. Le criticità che i tecnici del WWF avevano rilevato rispetto alla realizzazione dell’opera sono molteplici: la rimozione della copertura vegetale, oggi costituita da habitat e specie di pregio; il disturbo per l’Orso bruno marsicano rispetto alla frammentazione dell’habitat; l’impatto diretto sulla Vipera dell’Orsini a causa della movimentazione della terra con i mezzi meccanici. Questi sono solo alcuni dei danni più macroscopici che il progetto può provocare su habitat e specie tra i più rappresentativi e protetti della nostra Regione.
La sentenza del TAR riporta un passaggio fondamentale che il WWF ha più volte sottolineato, il rischio di danni irreversibili per l’ambiente: “(…) l’avvio delle operazioni di realizzazione dell’intervento oggetto del provvedimento impugnato potrebbe determinare un’alterazione non reversibile dell’area sottoposta a tutela, che le valutazioni demandate alle Autorità tutorie in materia ambientale e paesaggistica sono finalizzate invece a preservare”. Per questo non si può che esprimere grande soddisfazione per il pronunciamento del TAR.
Restano le considerazioni rispetto alle scelte politiche che continuano a proporre questi interventi sulle montagne d’Abruzzo: come è possibile spendere ancora soldi della collettività in impianti di risalita in un territorio che, inevitabilmente, nei prossimi anni sarà sempre meno innevato in conseguenza dei cambiamenti climatici in atto? Perché continuare a sottrarre beni comuni come il suolo o l’acqua per opere che non hanno alcun interesse pubblico né reali benefici per la comunità, in nome di una visione antica e superata dello sviluppo della montagna? La gestione delle aree montane è questione ben più complessa e richiede interventi e linee di programmazione e di investimento legate all’unico bene certo di questi territori: l’attrattività ambientale che peraltro può portare turismo tutto l’anno. La facile strada della realizzazione di impianti da sci che nel giro di poco tempo potrebbero risultare obsoleti e non utilizzabili, come accaduto già altrove in Abruzzo, non porta da nessuna parte, arreca danno e fa spendere inutilmente enormi quantità di denaro pubblico.