Oggi è una buona giornata per la natura abruzzese ed europea, a sostenerlo è la Stazione Ornitologica Abruzzese, in seguito alla notizia della bocciatura da parte della Corte costituzionale del taglio del Parco regionale Sirente-Velino.
Il provvedimento della Corte interviene sulla legge regionale dello scorso anno con la quale era stato attuato un taglio pesante al Parco in questione.
“Migliaia di ettari tornano protetti, Aquila reale, Orso bruno, Gracchio corallino e Falco pellegrino ringraziano" così l’associazione "avevamo lanciato l'allarme e poi chiesto al Governo di impugnare la norma, sconcertante l'impegno profuso dalla Regione per diminuire le tutele a un patrimonio collettivo di rilevanza europea".
Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese ha commentato la notizia dicendo:
"Siamo felici per aver contribuito a ristabilire l'ordine delle priorità: la tutela della biodiversità viene prima di piccoli interessi locali, a partire da quelli dei cacciatori. L'esistenza di un patrimonio di interesse europeo e la necessità di gestirlo in maniera adeguata dovrebbe essere considerata un onore da parte della Regione e non un peso. Ovviamente bisogna investire nella tutela in termini di risorse intellettuali e materiali invece che cercare scorciatoie come quella di un taglio all'area protetta".
Augusto De Sanctis, consigliere della Stazione Ornitologica Abruzzese ha aggiunto:
"Abbiamo lanciato il primo allarme circa le conseguenze sulla biodiversità del taglio che si stava prospettando producendo una cartina inequivocabile sulle aree che la regione voleva escludere. Poi avevamo avvisato più volte la Regione dell'inopportunità di procedere a questo sconsiderato taglio del parco spiegando dettagliatamente le ragioni dal punto di vista naturalistico. Nei territori che la regione ha poi escluso e che oggi tornano protetti nidificano o si alimentano specie rarissime protette a livello comunitario, dal Gufo reale all'Aquila reale, dall'Orso bruno alla Coturnice, dal Falco Pellegrino al Gracchio corallino. Questi territori sono stati riaperti alla caccia e ad altre attività impattanti che invece sono vietate dentro un'area protetta. Fortunatamente migliaia di ettari di natura sono di nuovo tutelati."
"Per noi una vittoria annunciata- commenta Pierluigi Iannarelli ed Enrico Perilli, del Circolo aquilano di SI- Sinistra Italiana aveva immediatamente sollevato la questione alla Regione sulle criticità del provvedimento rispetto alle misure di conservazione della fauna protetta a livello comunitario, ritenendolo a ragion veduta semplicemente un obolo elettoralistico. Tutto inutile. Neanche una petizione con 125.000 firme e un appello sottoscritto da 50 personalità del mondo dei parchi, della ricerca e della cultura erano bastati a fermare le decisioni della Giunta che ha scelto la strada della modifica normativa. Ora ci aspettiamo che il Presidente del Parco chieda scusa a tutti, in primis ai cittadini e alle associazioni che in questi anni hanno dato battaglia per far prevalere un principio di buon senso e ragionevolezza. Chieda scusa e visto che ha contribuito alla formulazione stessa della legge, ne tragga le dovute conseguenze"
Per Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale: "Quando le cose si fanno coi piedi e, direi, con ostinata ignoranza e cattiveria, fanno la fine che meritano: vengono stracciate con le armi della ragione e del rispetto della legge. Dopo la bocciatura del Governo arriva dalla Consulta la sentenza che mette una pietra tombale sull’assurda “riperimetrazione” del Parco Sirente-Velino. Per motivi ancora oscuri o forse puramente ideologici – come se si dovesse dimostrare a chissà chi una indomita e muscolare ostilità anti-ambientalista – l’assessore Imprudente ha dedicato quasi esclusivamente la sua attività in questi anni a ridurre l’area protetta del Parco regionale, incurante delle critiche, dei suggerimenti, delle proposte alternative, degli emendamenti, delle firme raccolte da migliaia di cittadini. Per questo Imprudente deve chiedere scusa e restituire la delega all’ambiente. Lo ripeto: 1) un Parco aiuta l’economia. La qualità ambientale è un fattore premiante, richiesto da turisti, consumatori e cittadini: il brand del Parco aumenta il valore degli immobili, delle produzioni agro-alimentari, di tutto il territorio; 2) i danni della fauna selvatica sono un problema serissimo che peggiorerà, riducendo il Parco, perché solo i cinghiali potranno essere cacciati (soprattutto i maschi) disperdendo i branchi e aumentando la proliferazione dei cuccioli. I risultati si ottengono con il monitoraggio, la caccia selettiva, l’uso dei “corral” di cattura, la semplificando le procedure e aumentando i rimborsi per i danni; 3) l’uso del legnatico è un diritto dei naturali e aiuta la manutenzione del bosco e la prevenzione da frane e incendi. Bisogna aggiornare i dati catastali sulle proprietà pubbliche e private dei boschi, fare nuovi Piani di assestamento forestale, promuovere le amministrazioni dei Beni Separati; 4) le pratiche urbanistiche sono e resteranno di competenza comunale, non c’entra niente il Parco. Dipendono dalla Soprintendenza per il rispetto del Piano Paesaggistico che resta in vigore: si deve sveltire l’esame delle pratiche; 5) i progetti di sviluppo sostenibile (allevamento, agricoltura, accoglienza turistica, prodotti tipici, ristorazione, turismo in bici o a cavallo, trekking o scialpinismo, attività culturali e visite nei Borghi) si attivano solo stando nella Rete europea Natura 2000. La Zona di Conservazione Speciale, quando comporta vincoli agli imprenditori, va indennizzata: il Parco deve funzionare approvando dopo 30 anni! il suo Piano Territoriale con una governance qualificata e chiedendo risorse adeguate, ora che smart working e digitalizzazione possono accrescere i servizi e l’attrattività dei nostri paesi, molto più belli e vivibili delle metropoli. Questa è la strada da seguire. La strada che ci ha insegnato Giovanni Cialone che forse, da lassù, sapendo della sentenza avrà sorriso pensando al suo Parco."
Anche il Consigliere Regionale del Movimento 5 stelle Giorgio Fedele è intervenuto sulla vicenda “Sul Parco Sirente Velino avevamo ragione noi. Le argomentazioni che abbiamo sempre sostenuto contro il taglio di oltre 6mila ettari erano più che valide e lo ha certificato anche la Corte Costituzionale, che ha cancellato le norme sbagliate e dannose volute dall’Assessore Imprudente, dal Presidente Marsilio e da tutta la maggioranza di centrodestra.
Come abbiamo sempre sostenuto, il ridimensionamento del Parco Sirente Velino, che senza la nostra pesante opposizione sarebbe stato di quasi 12mila ettari, è stato eseguito senza alcuna base documentale ma considerando solo le richieste elettorali di alcuni sindaci del territorio. Ricordiamo all'Assessore Imprudente e al Presidente Marsilio, che lo ha lasciato fare indisturbato, che questa sentenza l’avevamo ampiamente prevista e abbiamo tentato in ogni modo di evitare la loro mannaia sul Parco con la conseguente figuraccia a livello nazionale. Di fronte al muro di emendamenti che ho alzato in Consiglio regionale, nel tentativo di farli ragionare, la maggioranza di centrodestra non ha esitato a ricorrere allo strumento della "tagliola" per farli decadere, mettendo un odioso bavaglio all'opposizione, al fine di approvare una legge evidentemente incostituzionale. Il Presidente Marsilio – incalza Fedele - che solo pochi giorni fa ha vergognosamente tuonato contro le opposizioni, dovrebbe imparare un’importante lezione da questa sonora bocciatura della Corte Costituzionale, ovvero, che, al contrario di quanto afferma, le opposizioni hanno svolto fin troppo bene il loro ruolo in Consiglio regionale, mentre lui è rimasto sordo non solo alle nostre richieste. Ma anche agli appelli venuti dalla società civile, con una vasta mobilitazione che ha raggiunto il livello nazionale, ben oltre i confini dell'Abruzzo. Mi auguro che faccia un bagno di umiltà dopo questa batosta e inizi ad ascoltare la voce di chi dissente. Se ci avessero ascoltato si sarebbe potuta evitare la figuraccia che la nostra regione ha fatto anche in sede di dibattimento presso la Corte Costituzionale, quando la difesa della Regione non ha saputo minimamente rispondere ai giusti rilievi dell’avvocatura dello Stato.