Estenuanti turni lavorativi, fino a 14 ore al giorno continuative; assenza di periodi di recupero giornaliero e settimanale; mancato riconoscimento del diritto alle ferie; una retribuzione oraria pari a 5 euro, in palese difformità rispetto ai livelli stabiliti dalla contrattazione collettiva.
Con l'accusa di caporalato, le Fiamme Gialle di Avezzano hanno arrestato quattro cittadini di origine pakistana.
L’indagine è stata portata avanti in stretta collaborazione con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro dell’Aquila.
Nel corso di plurime perquisizioni sono stati rinvenuti e posti sotto sequestro:
- documentazione attestante le ore di lavoro effettivamente svolte dai braccianti agricoli;
- contabilità societaria dei lavoratori dipendenti;
- un personal computer in uso al cosiddetto "caporale".
L’analisi del contenuto del personal computer, anche grazie alla collaborazione del C.F.D.A. del Comando Provinciale L’Aquila, ha consentito la comparazione delle evidenze delle scritture contabili ufficiali di una società agricola con le registrazioni della cosidetta 'contabilità in nero'.
Ebbene, le indagini svolte hanno permesso di acclarare un complesso sistema delittuoso messo in atto dal 'caporale' pakistano in concorso con altri connazionali e dai responsabili della società, che impiegavano manodopera “a bassissimo costo” sottoponendo i braccianti - in reale stato di bisogno - a condizioni di vero sfruttamento.
Inoltre, a rafforzare il delineato quadro investigativo e probatorio, sono stati escussi in atti numerosi soggetti, anch’essi di prevalente origine pakistana, vittime del reato.
Atessa: braccianti bulgari sfruttati nei campi, due arresti
Due ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip del Tribunale di Lanciano (Chieti) ed eseguite dalla Compagnia Carabinieri di Atessa (Chieti) al termine di un'indagine coordinata dalla Procura di Lanciano contro il "caporalato".
L'operazione ha interessato una vasta area coltivata nei comuni di Fossacesia e Mozzagrogna (Chieti) nelle prime ore di venerdì 30 ottobre e ha visto l'impiego di oltre 20 carabinieri, con personale del Nucleo Cc Ispettorato del Lavoro di Chieti, del 5° Nucleo elicotteri carabinieri di Pescara e l'ausilio dell'Ispettorato del Lavoro di Chieti.
Le due misure restrittive sono state eseguite nei confronti di un 39enne bulgaro, attualmente detenuto nel carcere di Vasto (Chieti), e di un 61enne imprenditore agricolo di Mozzagrogna, ai domiciliari.
Entrambi sono ritenuti responsabili, in concorso a vario titolo del reato previsto dall'art. 603 bis del c.p. ovvero intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, nonché di reati in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro.
Le indagini, condotte dal Nucleo Operativo e Radiomobile di Atessa dal settembre scorso, hanno portato alla luce una situazione di sfruttamento lavorativo nei confronti di almeno undici cittadini di nazionalità bulgara: i due arrestati reclutavano e impiegavano lavoratori stranieri senza regolare contratto di lavoro, con una retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi regionali e nazionali.
Il 39enne reclutava suoi connazionali, perlopiù provenienti da un piccolo paese nel nord della Bulgaria al confine con la Romania; persone che arrivavano via mare dalla Grecia fino alle frontiere marittime di Brindisi o Bari per poi proseguire in autobus fino a San Severo (Foggia) dove venivano prelevati e trasportati a Fossacesia; qui alloggiavano in un locale di proprietà dell'imprenditore agricolo, fatiscente e con gravi carenze igienico-sanitarie.
Il 39enne bulgaro è stato fermato e arrestato vicino San Severo: era in possesso di un biglietto per la Grecia e stava per imbarcarsi dal porto di Brindisi.
Coldiretti Abruzzo: “Importante spezzare la catena dello sfruttamento”
“Lo sfruttamento dei lavoratori va severamente condannato poiché lesivo della dignità della persona e dell’immagine delle aziende agricole di tutto Abruzzo. Un forte plauso quindi alle forze dell’ordine, che oggi hanno aggiunto un importante tassello nella lotta al caporalato con l’auspicio che questa piaga venga estirpata definitivamente”.
Lo dice Coldiretti Abruzzo in riferimento alle due operazioni che questa mattina hanno portato alla custodia cautelare di imprenditori e professionisti sia nel Fucino che nella zona frentana per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Coldiretti ribadisce l’importanza della prevenzione e del contrasto del caporalato per “spezzare la catena dello sfruttamento che si alimenta anche delle pratiche sleali commerciali e delle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli pagati sottocosto pochi centesimi spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all’illegalità”.
“Il caporalato – dice Coldiretti Abruzzo – è una piaga che umilia e penalizza le aziende che hanno scelto la strada della correttezza e della legalità. Ci battiamo da anni contro ogni forma di sfruttamento dei lavoratori e negli anni Coldiretti ha attuato una serie di iniziative in tutta la penisola, anche attraverso la creazione di un Osservatorio sulla criminalità in agricoltura e nel sistema agroalimentare, per combattere e fronteggiare questo fenomeno pericoloso che va contrastato in sinergia con le istituzioni locali e con il supporto delle forze di polizia e degli enti di controllo”.