Scrivevamo nei giorni scorsi che, a due anni dallo scoppio della pandemia, la Asl 1 rischiava di ritrovarsi di nuovo impreparata ad affrontare l'ennesima ondata covid che sta mettendo a dura prova l'Abruzzo.
D'altra parte, alla giornata di mercoledì 5 gennaio erano già 26 le positività riscontrate tra il personale sanitario dell'Ospedale San Salvatore dell'Aquila che si sommavano alle 21 maternità e a 15 lunghe malattie non rimpiazzate. Ciò - avevamo spiegato - sta determinando una serie di problematiche che hanno ulteriormente aggravato un quadro reso già difficile dalla carenza cronica di personale, mai risolta, e dalla sospensione del personale non vaccinato.
In queste ore, poi, è stato chiuso il reparto di Geriatria dove, stando a fonti interne alla Asl, si sono registrati altri 12 casi di positività: sarebbero finiti in quarantena medici e paramedici; i pazienti sono stati trasferiti nei reparti di peneumologia e medicina. Nelle prossime ore si dovrebbe procedere alla sanificazione del reparto che, viene spiegato, tornerà in attività non appena il nosocomio si troverà nelle condizioni di poter mettere di nuovo a disposizione il personale sanitario necessario. Il condizionale è d'obbligo poiché, come triste consuetudine, la Asl 1 comunica poco e male.
Ebbene, la cronaca delle ultime ore conferma le preoccupazioni dei giorni scorsi: nel nosocomio del capoluogo, in particolare, si riscontrano criticità al Pronto soccorso, nel blocco operatorio, nel reparto di Dialisi, che si ritrova con dieci unità in meno tra infermieri e medici e con l’obbligo di garantire il servizio ordinario oltre a quello Covid di tutta la provincia, ma pure in Oncologia, nelle Medicine, con infermieri stremati con più di 120 giorni di ferie non godute. Difficoltà che hanno portato alla chiusura temporanea dell’area grigia, la zona filtro dell’ospedale san Salvatore, per redistribuire il personale nei vari reparti carenti.
Non solo.
In considerazione della nuova ondata pandemica, la Direzione aziendale ha ritenuto di diramare nuove disposizioni; nello specifico: sono stati sospesi, fino al 30 gennaio, i ricoveri programmati in area chirurgica (verranno assicurati soltanto gli interventi di emergenza/urgenza); sono state sospese le ferie al personale sanitario e tecnico, per il momento fino al 31 gennaio, "al fine di garantire la disponibilità di personale da impiegare nelle attività legate all'emergenza"; sono state attivate, inoltre, tutte le misure organizzative volte all'attuazione di posti letto covid nel modulo antistante il Pronto soccorso e nella struttura modulare del G8.
Infine, è stato disposto l'accorpamento di alcune unità operative complesse, e nello specifico: Chirurgia Epato bilio pancreatica con la Chirurgia universitaria, la Chirurgia vascolare con la Neurochirurgia e la Chirurgia senologica con ORL con la chirurgia Maxillo-facciale.
Ciò significa una riduzione dell’assistenza sanitaria per le altre patologie che nulla hanno a che vedere con il covid.
Il manager della Asl 1, Ferdinando Romano, ha assicurato ai sindacati l'imminente assunzione di nuovo personale per "fronteggiare l’emergenza covid e le attività ordinarie in tutti e quattro i presidi ospedalieri della provincia". Tuttavia, ci chiediamo - di nuovo - come sia possibile ritrovarsi a gennaio 2021 a parlare di promesse di assunzioni; come è possibile che l'azienda sanitaria provinciale si sia fatta trovare di nuovo impreparata ad affrontare un'ondata pandemica che si poteva e doveva prevedere?
Nei giorni scorsi, il sindacato degli infermieri Nursind aveva messo in evidenza che, di fatto, all'ospedale dell'Aquila "non c’è un reparto che abbia il personale sufficiente a garantire l’assistenza minima a pazienti e utenti".
D'altra parte, dai 'dati sull’occupazione' riportati nel Bilancio d'esercizio dell'anno 2020, provvisori in attesa dell'approvazione del Conto annuale, al 31 dicembre 2019 risultavano in forza all'azienda sanitaria 3249 addetti a tempo indeterminato, mentre al 31 dicembre 2020 ne risultavano 3167 con una ulteriore contrazione di 82 unità lavorative. Ciò a fronte di un fabbisogno stimato di 4053 dipendenti. A dire che si era dinanzi a 886 posti vacanti in organico. Tra l'altro, andrebbero aggiunte altre 277 unità lavorative utili al rispetto delle turnazioni di legge, come rilevato e deliberato dalla stessa Asl 1: se i dati fossero confermati, si arriverebbe, così, ad una scopertura di personale pari a 1163 unità lavorative a tempo indeterminato. Significa, come ha denunciato la Cgil, che in piena fase emergenziale la Asl 1 avrebbe raggiunto il dato occupazionale, a tempo indeterminato più basso dal 2014.
Per questo, la Cgil - finora inascoltata - ha chiesto da tempo un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazione del personale, che riconsegni dignità al lavoro e diritti alle persone. "Il fabbisogno di personale legato alla spesa del conto economico annuale non è funzionale all’erogazione dei servizi sanitari, anzi rischia di produrre un duplice danno", ha sottolineato il sindacato: "la compressione dei diritti dei lavoratori, sottoposti ad un continuo sfruttamento dovuto alla esiguità degli addetti e la precarietà come fattispecie ordinaria di contrattualizzazione del personale. Il tutto a discapito dei reali bisogni delle nostre comunità che riescono ad accedere alle cure ed ai servizi sanitari erogati dal sistema sanitario pubblico con sempre maggiore difficoltà".
E' la cronaca di queste ore.